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Discussione: Grande Sfilata del Codice Vestimentario del "Vassapé Originario"

  1. #1

    Grande Sfilata del Codice Vestimentario del "Vassapé Originario"

    Eccoci qua, noi della "Svanvera", l'informatore assoluto in tempo reale e anche no. Abbiamo l'esclusiva (pagata a caro prezzo) della cronaca di questa "Grande sfilata del codice Vestimentaria", voluta dal "Manipolatore occulto del Vassapé Originario" in vista del lancio sul mercato (di quartiere o borsistico mondiale) dela nuova "teofano-religione universale" (pagante. Sconti per grossisti, comitive e donne incinte da sette pargoli di padri diversi e multiculturali). Si, Axe, il convertito sulla via del Bagno Pubblico.
    La folla siede composta, ma visibilmente trepidante. Sgranocchia mostaccioli, succhia pescetti di liquerizia (un monaco in un cantuccio. Toscano, il cantuccio), e tracanna calici di prosecco alla giusta temperatura.
    Squilli di tromba (lo strumento musicale, non altro) e rullio di tamburelli e scetavaiasse. La sfilata di moda incomincia.
    Apre....e chi, se non lui, l'ideatore e promotore?

    Axe, il Teologo Confuso, Mistagogo del Codex e neo-converso entusiasta iniziatore del "Vassapé Originario", a fini teologico-ontologico-commercial-numerario.
    Sfila con la lentezza di chi ha scritto troppo e capito abbastanza. Indossa la Veste della Dialettica Invertita, un indumento che, da vicino, appare come un diagramma logico, ma da lontano è chiaramente una cartina della metropolitana di Istanbul. Il tessuto è una mescolanza di velluto epistemologico e lino post-hegeliano, cucito con le spine della contraddizione e bordato con glifi di greco arcaico mal traslitterato.
    La stola che porta è lunga sette metri e reca incisi aforismi di autori mai esistiti. Ogni volta che alza un braccio, cambia paradigma. Cammina su suole di silenzio, e ogni passo è una nota a piè di pagina. Il ritmo dei passi sembra scandire "No-al-trap-po-lo-ne-No". Si fema, piroetta (degna di Axe o Nuraiev) per mostrarsi meglio. Si inchina (alle signore). Esce, sotto un nutrito lancio di petali di carciofo e violaciocche.

    Vega, la Profetessa del Meteorite
    La sua entrata è preceduta da un fremito del cielo. Veste una tuta interstellare di pelle di cometa, disegnata secondo le costellazioni visibili solo dopo le tre di notte in sogno. La sua cappa, rigida come una vela e leggera come l’ultimo dubbio, è composta di polvere meteoritica e velluto cangiante.
    Sul petto porta l’emblema del Grande Impatto: un cerchio spezzato con dentro la parola “fine”, scritta in grafia barocca. I suoi passi non toccano terra, ma la suggeriscono. Il suo sguardo attraversa i presenti con il fervore di chi ha visto la fine e ha preso appunti.

    Dark, la Sacerdotessa Punk del Forse, in punta di fioretto e barretta proteica.
    Luce nera e glitter opaco l’accompagnano. Veste una giacca da motociclista gotica, ricamata con aghi di domande e con borchie che riportano i nomi delle emozioni represse. Il suo pantalone è un collage di ex-promesse amorose, cucito da mani di ex fidanzati ravveduti.
    Ha un rosario elettronico che si illumina solo se lo si usa per bestemmiare poeticamente. Sul capo una tiara di cavi USB spezzati, simbolo della connessione interrotta. Appena entra, sussurra: “Sono stanchissima”. Undici persone cadono in prostrazione volontaria. Le altre aggiornano il loro profilo interiore.

    Bauxite,
    Gran Cinica dell’Amore Improbabile
    Entra ridendo, ma con stile. Indossa un vestito da sposa disillusa, tagliato sotto il ginocchio dell’empatia. Il corpetto è fatto con ricevute di divorzio plastificate. Le maniche sono due serpenti che si mordono la lingua. Ai piedi, sandali a tacco amaro, decorati con miniature di anelli spezzati.
    Il velo è una rete da pesca, con frasi tipo: “Ci credevo davvero” e “Al terzo matrimonio si impara”. L’aria attorno a lei ha un profumo di sarcasmo alla vaniglia e cicoria appena colta. Il pubblico ride, piange e riflette. Ma solo in ordine sparso.

    Regina d’Autunno, la Poetessa della Dolcezza Quotidiana
    Scende lieve, con l’andatura di una foglia che sa dove posarsi. Veste un kimono di poesia, tinto con tè al gelsomino e nostalgia. Le sue tasche contengono biglietti del treno mai usati, con sopra scritte diari non scritti.
    I suoi capelli portano clip di conchiglie, e ogni passo è accompagnato da un piccolo suono marino. Sulla schiena ha cucita la parola “ancóra”, ma nessuno capisce se sia un invito o una rassegnazione. Il pubblico sospira, e qualcuno scrive una poesia sul fazzoletto.

    Ladypoiana, la Smutandatrice delle Illusioni
    Appare in un abito di meditazione ragionata, fatto di lino, sabbia compressa e opinioni verificate. La sua cintura porta appese piccole lanterne di chiarezza, che si accendono quando qualcuno mente. La sua veste non ha colori netti, ma tutte le sfumature del discernimento.
    Ai piedi porta sandali infradito zen. Ogni suo passo emette un “no” sussurrato e sereno. I suoi occhi smascherano, ma con eleganza. Quando si ferma, il pubblico si sente giudicato e sollevato nello stesso tempo.

    Breakthru, Magistrata e Custode della Preghiera Sessuale
    Incede con gravità, indossando una toga liturgica di seta e velcro, che può trasformarsi in una tenda da campo o in una cortina del Tempio. Il suo scettro è di forma ambigua: microfono o utensile vibrante placcato oro con codice QR per scaricare il manuale dei sospetti reciproci.
    Sulle spalle porta due ali legali, con penne di giurisprudenza erotica. Grida, come sempre, “Non dimenticate la preghiera pre e post coitale!”. Il pubblico si inginocchia, ride, firma un consenso informato.

    King Kong
    , il Visionario dell’Estetica Imperfetta
    Cammina lento, indossando un caftano di luce negata, fatto di veli fotografici, istantanee strappate e filtri orientali. La cintura è una pellicola da 35mm che racconta la sua biografia interiore. Sulle mani porta anelli-lente: ognuno mostra un diverso punto di vista sullo stesso amore.
    Sul capo una bandana zen con la scritta “Anche questo frame passerà”. Il pubblico si specchia nei suoi occhi, e non si trova. Applausi silenziosi.

    Doxa, Iconografo dell’Invisibile
    Scivola tra i presenti con una veste a trittico apribile, ogni piega un’opera d’arte negata. Le spalle portano due cornici rotanti, con miniature sacre e meme estetici. Ai piedi scarpe di cuoio filologico, che lasciano impronte di citazioni latine.
    Parla sottovoce e tutti ascoltano. Nessuno capisce tutto, ma tutti si sentono più eleganti. Quando passa, gli oggetti perdono la loro banalità.

    Bumble, Donnaiolo Storico e Devoto del Cannolo
    Entra con un’andatura che è già ballo. Indossa un gilet di sole siculo, pantaloni in lino sabbioso e un elmo napoleonico di ceramica di Caltagirone. Sul petto porta una spilla a forma di cannolo con crema fresca e simboli fallici appena accennati.
    Ogni passo spruzza un po’ di scorza d’arancia e desiderio. Quando sorride, due turiste si convertono alla dolcezza carnale. La sua cravatta è una poesia d’amore in dialetto che nessuno traduce. È liturgia alimentare. Svanisce lasciando una scia che sa di Ortigia e zagara

    Ale e Ninag
    , i Pellegrini dell’Osteria Alternativa
    Entrano in tandem, bici decorata con pergamene di viaggi, poesie cucite e briciole di focaccia. Ale indossa una tuta ciclistica da giullare apocrifo, Ninag una mantella che scrive da sola quando sente odore di vino buono.
    Si fermano sotto un albero finto. Ale stappa una bottiglia di “Dubbi d’annata”, Ninag legge una rima e riparte. La folla applaude, ma nessuno sa se sono mai arrivati.

    Adalberto
    , il Saggio della Postilla Elegante
    Appare vestito in tessuto bibliografico, con note a margine scritte in corsivo d’oro. Il suo cappello è un libro aperto con indice alfabetico. Quando saluta, è come ricevere una bibliografia commentata dell’anima. Sta zitto per otto secondi, e basta per convertire un agnostico estetico.

    Kanyu, il Guerriero del Carpe Diem Quotidiano
    Chiude il corteo. Indossa una veste di cuoio vissuto, con cuciture di esperienze reali. Ha una spada fatta di domande ben poste e uno scudo ricavato da un vecchio album di foto. Cammina con fierezza e dolcezza. Sgranocchia cicchetti, gargarizzando Soave e Valdobbiadene.
    Dice solo: “Godete, che domani non è garantito”. Nessuno osa contraddirlo.

    La sfilata termina. Il pubblico si disperde tra ipotesi di fede e nuove domande. Il cielo si copre leggermente, ma non piove.
    Silenzio. Poi, un applauso trattenuto.
    Il monaco si stafoca col pescetto ed un volonteroso, con un'energica pacca, lo stura.
    Ah, vediamo 'o masto 'e festa che si avvicina con la fattura del saldo
    ...chiudiamo il collegamento...
    Ultima modifica di restodelcarlino; 01-06-2025 alle 13:29

  2. #2
    Opinionista L'avatar di Ninag
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    05/03/24
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    Ci stai trascinando in un mondo "stranuccio", chiedo, ma indosso solo la mantella, non vorrei turbare con nudità inopportune, frammentate di domande irrisolte.

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