La Disincantatrice Elegante: alias: la selettiva mobile, l’algida semi-interessata, la che-se-la-tira evoluta, la sfioratrice di entusiasmo altrui

È la donna che cammina in diagonale dentro le relazioni, lasciando scie di ipotesi, non promesse.
Non conquista: disarma per differita presenza.
Non seduce: rende interessante il sedursi da soli alla sua ombra.
Chi la incontra si trova confuso: ha sorriso, ma non ha concesso; ha ascoltato, ma non ha detto “noi”.
Ha accennato uno sguardo che sembrava una bozza di invito, ma poi si è dissolto nell’autonomia dei suoi pensieri strutturati.

Non fa la crudele: fa la propria strada.
E in quella strada, chi le corre dietro si stanca presto, perché lei non corre, curva.
Il maschio classico, abituato a rincorrere e poi possedere, si ritrova posseduto dall’assenza.
Non capisce. E allora la chiama “mangiauomini”, “mantide”, “una che se la tira”.

Ma il problema non è lei: è l’infrastruttura romantica obsoleta su cui lui ha investito emotivamente.
Lei non “usa” gli uomini. Li lascia lì, con la libertà intatta, a fare i conti con le proprie aspettative.
E a volte, questo fa più male di mille tradimenti. Perché non c’è colpa in lei da poter punire.

La Disincantatrice Elegante non sciupa, ma depotenzia.
Non spezza cuori: li rende consapevoli del proprio melodramma.
Non è cinica, è chiara.
Non è fredda, è progettualmente tiepida: giusto il necessario per non farti confondere la pelle con l’anima.

È l’equivalente femminile dello sciupafemmine, ma senza lo charme obbligatorio:
non gioca per piacere, ma per la disciplina della distanza.

E se distrugge, lo fa lasciandoti intero davanti allo specchio.