
Originariamente Scritto da
Adalberto
No, non conoscevo la poesia, ma solo il detto.
Il tuo accenno all’errore della traduzione mi ha incuriosito in questa gionata di flanella, invitandomi a cercare la (o una?) versione inglese
No man is an island, entire of itself;
every man is a piece of the continent, a part of the main.
If a clod be washed away by the sea, Europe is the less,
as well as if a promontory were, as well as if a manor of they friends`s or of thine own were.
Any man`s death diminishes me, because I am involved in mankind.
And therefore never send to know for whom the bell tolls; It tolls for thee.
Di conseguenza, a differenza delle versioni italiane che si leggono sul web, la poesia mi suona un po’ così.
Nessun uomo è un’isola, intero in sé stesso;
ogni uomo è un pezzo del continente, una parte dell’insieme.
Se una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa stessa ne sarebbe diminuita,
come se perdesse un promontorio: o la casa dei tuoi amici, o la tua.
La morte di chiunque mi diminuisce, perché sono coinvolto nell’umanità.
E dunque mai chiedere per chi suona la campana; suona per te.
Per quanto sia stata scritta da un credente, nelle versione inglese non leggo alcun un riferimento ad un tutto metafisico (riportato dalle versioni italiane), mi pare proprio che John Donne si riferisca all’interezza della comunità umana.
Non c’è traccia di alcun Altro , si parla solo del continente umano. Nessuna trascendenza, dunque.
Curiosando, ho scoperto anche che John Donne abiurò il cattolicesimo in cui era cresciuto, diventando poi anglicano. Ma questo è solo gossip.
Quanto allo stare da soli, non so cosa disse la moderatrice, ma vivere per un certo periodo da soli è anche … una gran pacchia!
Ricordo con gusto una quindicina di giorni in assenza di contatti umani, indaffarato com’ero in mezzo ai campi con il mio Lamborghini, ma anche otto giorni interi a lavorare notte e giorno sulla verifica di un progetto di lavoro, ma in quel caso fortunatamente ero di fronte al mare per allargarmi l’orizzonte ogni tanto.
Certo che dipende dal carattere ecc. ecc. Ma interrompere i contatti con i meccanismi sociali che tendono a fagocitarci è sicuramente ritemprante, anche prendendosi pause di semplice relax in mezzo al verde.
Questo non significa rinnegare la socialità, l’empatia e bla bla, ma semplicemente considerare che il rapporto individuo/ società è per sua natura tendente alla conflittualità e di conseguenza ha bisogno di riequilibrarsi.
Come? Riflettendo sulle proprie relazioni con gli altri (minuscolo, plurale) perché è il confronto che fa crescere l’individuo e di conseguenza - ci si augura - anche la società.
Ma direi di più, tornando alla poesia. Senza le tante zolle, singole, esisterebbe il continente?
Ecco che il rapporto diventa dialettico, bidirezionale e non a senso unico: anche la società ha bisogno dell’individuo, dei tanti individui, per riconoscersi, ma anche per rinnovarsi.
E anche il proprio morire ha il suo senso sociale: lascia spazio libero.