
Originariamente Scritto da
doxa
Cono ha scritto
Caro Cono, mistico chiaroveggente, che usi le parole aiutandoti con l’ascia e con il fendente, già te l’ho detto altre volte, sei come un bambino che considera verità assoluta ciò che è scritto nella Bibbia (anche se ci sono errori e puerilità adatte alla gente di quella lontana epoca, e ne sei consapevole), idem per la Costituzione italiana, approvata il 22 dicembre 1947. In quel tempo le ricerche e gli studi di antropologia, sociologia e psicologia erano pochi. Adesso si sa che la
“famiglia naturale non esiste”.
Per quanto riguarda la frase: “fondata sul matrimonio”, ti rendi conto o no che è obsoleta ? In quell'articolo è evidente il modo di pensare in quell'epoca, influenzato dalla religione cristiana. Il matrimonio serviva anche per tutelare gli eventuali figli.
E’ notorio che negli ultimi 77 anni alcuni articoli della Costituzione sono stati aggiornati per renderli concordanti con la vita attuale. Anche l’art. 29 ha bisogno di una rinfrescata nella parte in cui dice c
he la famiglia è una “società naturale fondata sul matrimonio”.
Fratel Cono, ci faresti sapere quali erano i rapporti con tuo padre ? Era per te un “padre-padrone” simile a Dio e alla parte dell’art. 29 della Costituzione italiana da te evidenziata ?
Adesso per farmi perdonare da te per quanto detto, ti dedico questo post.
Nei miei documenti virtuali ho un articolo titolato “
Le varie possibilità di famiglia”, pubblicato dal quotidiano Il Sole 24 Ore il 6 – 9 – 2020. Lo scrisse il prof. Paolo Legrenzi, già docente di psicologia cognitiva nell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
In sintesi, l'autore dice:
Tutti capiscono cosa sia una famiglia. In realtà pensano al tipo di famiglia che conoscono, quella con la quale convivono, quella privilegiata dalla loro cultura (in senso antropologico) ed epoca storica.
Ci sono diversi concetti di famiglia, perciò non si può individuare una “famiglia tipica” nella storia dell’umanità.
C’è un prototipo di famiglia, è quella che vediamo nella pubblicità: una madre, un padre e due o tre figli, ma le statistiche elencano altri tipi di famiglie, per esempio:
chi abita solo;
i figli senza un genitore, con madre e padre separati, oppure con nuovi partner, anche dello stesso sesso.
Nell’ambito della nostra cultura antropologica la famiglia della pubblicità è comunque quella tipica, per quanto statisticamente rara.
Se allarghiamo l’orizzonte, scopriamo altre possibilità.
Nei primi decenni del XX secolo, lo scorso secolo, nei kibbutz della Palestina i bambini venivano istruiti ed educati in gruppi allargati. Quelle comunità vennero descritte in numerosi racconti di scrittori israeliani.
Abolite proprietà private, eredità e disuguaglianze tra i sessi, l’allevamento dei figli era affidato a collettività di educatrici, responsabili di gruppi formati dagli 8 ai 12 bambini. Questo tipo di educazione funzionò bene: i bambini crescevano sereni, attivi, intelligenti, e riuscivano poi all’università e sul lavoro.
Quando la società israeliana passò dal modello agricolo-comunitario a quello industriale, prevalse il prototipo di famiglia delle società occidentali, con strutture più adatte se sono necessarie, più risorse, non solo cognitive e affettive, da dedicare all’educazione dei figli.
Se istruzione ed educazione sono percepite come troppo impegnative si procrea di meno. Ciò mostra che solo una cosa accomuna le famiglie di ogni società e cultura: l’allevamento e l’educazione dei figli.
In società come la nostra, un’istruzione avanzata fa molta differenza nel successo di un giovane. Perciò si è affermata un tipo di famiglia detta “nucleare”, che è funzionale agli investimenti emotivi e cognitivi sulla prole, ma è anche fragile. Basti pensare alla maggiore flessibilità di famiglie allargate, come quella patriarcale, vigente nel passato, con genitori, figli, generi, nuore, nipoti che vivevano insieme.
Le famiglie nucleari sono vulnerabili, perché se la coppia si divide o funziona male i figli ne risentono di più che nelle famiglie allargate. Si creano conflitti, come nel film “Kramer contro Kramer”, che finisce bene perché la mamma rinuncia ai suoi diritti legali. La legge non risolve questi problemi, a volte li aggrava.
L’attuale famiglia proto-tipica è fragile non ha gli ammortizzatori, anche economici, delle famiglie allargate. Tutto va bene solo se nel nucleo ristretto tutto funziona.