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Opinionista
E' un paradosso: anche se l'arte è piena di donne, in netta maggioranza rispetto agli uomini - donne scolpite, affrescate, ritratte - pochissime sono state quelle che, nel corso dei secoli, hanno avuto l'opportunità di emergere e di fare dell'arte una professione. Le ragioni sono molteplici; alcune, ce le spiega Umberto Eco in questo divertente brano tratto da una sua vecchia "Bustina di Minerva" (la rubrica che teneva su "l'Espresso"), datata 19 aprile 2005:
«La vecchia affermazione filosofica per cui l'uomo è capace di pensare l'infinito mentre la donna dà senso al finito, può essere letta in tanti modi: per esempio, che siccome l'uomo non sa fare i bambini, si consola coi paradossi di Zenone. Ma sulla base di affermazioni del genere si è diffusa l'idea che la storia (almeno sino al Ventesimo secolo) ci abbia fatto conoscere grandi poetesse e narratrici grandissime, e scienziate in varie discipline, ma non donne filosofe e donne matematiche.
Su distorsioni del genere si è fondata a lungo la persuasione che le donne non fossero portate alla pittura, tranne le solite Rosalba Carriera o Artemisia Gentileschi. È naturale che, sino a che la pittura era affresco di chiese, montare su un'impalcatura con la gonna non era cosa decente, né era mestiere da donna dirigere una bottega con 30 apprendisti, ma appena si è potuta fare pittura da cavalletto le donne pittrici sono spuntate fuori. Un poco come dire che gli ebrei sono stati grandi in tante arti ma non nella pittura, sino a che non si è fatto vivo Chagall.
È vero che la loro cultura era eminentemente auditiva e non visiva, e che la divinità non doveva essere rappresentata per immagini, ma c'è una produzione visiva di indubbio interesse in molti manoscritti ebraici. Il problema è che era difficile, nei secoli in cui le arti figurative erano nelle mani della Chiesa, che un ebreo fosse incoraggiato a dipingere madonne e crocifissioni, e sarebbe come stupirsi che nessun ebreo sia diventato papa».
In Europa la comparsa di donne artiste delle quali si abbia una sufficiente documentazione risale al Rinascimento, intorno alla metà del Cinquecento. La spiegazione di questa carenza di autrici prima di quella data si può trovare nell'analisi del ruolo della donna europea nell'antichità e nel Medioevo. Secondo la tradizione, la donna era destinata a vivere tra le mura domestiche: da ragazza, sotto la tutela del padre; da adulta, sotto quella del marito. Suoi principali doveri erano quelli di essere una buona moglie e madre, oltre che un'abile massaia; le pochissime donne che sfuggivano a questo destino erano una rara eccezione alla regola. E l'età medioevale non faceva eccezione: le poche donne che riuscivano a scampare alla vita del convento si fidanzavano quand'erano poco più che bambine e, mediamente, a quindici anni erano già madri. Quasi tutte, nubili o sposate, si dedicavano ad attività familiari e il frutto del loro lavoro apparteneva solo agli uomini: ai padri, ai fratelli, ai mariti.
Le donne, dunque, dovettero scontrarsi nel corso della storia con una dura vita di lavoro, oltre a dover lottare contro gravi pregiudizi. Per esempio, era convinzione diffusa che l'istruzione interferisse con le qualità necessarie per essere una buona moglie e madre; quindi, la quasi totalità delle donne era analfabeta. Prima del Trecento, oltre ad accudire i figli, la famiglia e custodire il focolare domestico, le donne meno abbienti lavoravano nei campi a fianco degli uomini, coltivavano verdura e frutta, allevavano animali da fattoria, producevano formaggio e birra, si occupavano della preparazione e della conservazione dei cibi. Molte di loro, inoltre, si dedicavano alla fattura di tessuti in casa: cardavano la lana, la filavano e la tessevano. Date queste premesse, è chiaro che un'attività lavorativa al di fuori dell'ambiente casalingo fosse pressoché impensabile.
Solo le poche fortunate che facevano parte dell'alta società o dell'aristocrazia sfuggivano alle fatiche del lavoro nei campi o alle incombenze domestiche e potevano dedicarsi al ricamo e all'arazzo, una prima forma d'arte che richiedeva una notevole manualità. Alcune regine - ma anche semplici dame di corte - sono ricordate per la loro abilità nel tessere, grazie alla quale producevano stole, paramenti e stendardi che tuttora si trovano in molte chiese medievali.
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