Il Rispetto! Questo sconosciuto.
Svolgimento di RdC. (Ripetente e privatista)
Taluni "personaggi "del vasto teatro dell’umanità, si aggirano brandendo la parola "rispetto" come una bandiera bucata: l’alzano al cielo solo quando temono di cadere. Ed é una strana categoria di persone : invoca il rispetto con la stessa foga con cui lo calpesta.
Hanno la bocca piena di giudizi e le orecchie foderate di sé.. Procedono come crociati senza croce, convinti che la Verità sia la loro ombra proiettata sul muro del mondo.
Si tratta di individui che si ergono a maestri-giudici supremi del comportamento altrui, ma che non conoscono né il silenzio né il dubbio. Parlano, impongono, giudicano, mentono se serve.
Si, mentono, certo. Forse non se ne rendono conto, perché per loro, la menzogna detta "in buona fede", cioè per vantaggio personale, ai loro occhi é un atto di sopravvivenza retorica.
Ignorano, offendono, ma pretendono che gli si sorrida. Sono ostinati come santi del proprio culto, privi però di carità.
E soprattutto: non ascoltano.
Non ascoltano, non contemplano, non sostano mai nel dubbio. Mai. Perché nella loro testa, già stipata di certezze granitiche e narrazioni auto-assolutorie, non c’è spazio per il punto di vista altrui.
Il rispetto, per loro, è una strada a senso unico: pretendono che gli altri ne siano portatori devoti, ma non si pongono mai la questione se e come lo restituiscano. Anzi, lo considerano dovuto, come una tassa esistenziale che il mondo deve loro versare per il solo fatto che loro esistono, pensano, e parlano.
Guai a metterne in dubbio le convinzioni: chi non è d’accordo non è interlocutore, ma nemico; chi chiede spiegazioni non è curioso, ma provocatore.
E dato che sono messaggeri della Parola Divina e della Verità (divina anch'essa, manco a dirlo), chi dissente é peccatore destinato ai tormanti della Gehenna
Questa forma di arroganza si veste spesso di una sottile, viscosa manipolazione. Il rispetto viene così strumentalizzato: non come forma di riconoscimento reciproco, ma come scudo retorico per zittire, squalificare, accusare. Quando vengono contraddetti, ecco il lamento: "Non mi rispetti." Tradotto: “Non ti sei piegato al mio ego.”
È qui che il rispetto diventa un concetto sconosciuto non solo nel comportamento, ma anche nella coscienza.
Perché chi non sa ascoltare, chi mente per vantaggio, chi giudica senza sapere, chi umilia per sentirsi superiore, chi non si chiede mai "e se fossi io, dall’altra parte?"… non ha idea di cosa sia davvero il rispetto.
Lo confonde con la deferenza, con la paura, con l’obbedienza.
Il rispetto autentico nasce dalla fatica dell’incontro, dal riconoscimento della dignità altrui anche quando è scomoda o distante.
E allora, viene da chiedersi: può lamentarsi di non essere rispettato chi non rispetta? Può invocare tolleranza chi semina disprezzo? Può pretendere ascolto chi ha fatto dell'arroganza e della negazione la propria modalità di comunicazione?
Certamente, può. E' libero.
Ma non deve aspettarsi in cambio moneta diversa da quella (falsa) che ha spacciato.
Perché il rispetto non è una moneta da esigere: è un valore da meritare.
E chi lo ignora in ogni gesto, non dovrebbe stupirsi se il mondo smette di offrirglielo.
Non per vendetta, ma per coerenza.
E onestà.
Anche se il significato del termine non é detto sia noto a tali personaggi.
Tema svolto da restodelcarlino (giullare, 'gnurant, de coccio e ripetente/fuoricorso istituzionale)