"Catastrofi Pastorali" – San Donato, Empoli
Interno sala parrocchiale. Un tavolo coperto da una tovaglia rossa, biscotti secchi, succo ACE e il solito microfono gracchiante.
L’incontro si chiama:
“Giovani oggi: ricostruire tra le macerie”

Don Lucio parla come se fosse reduce da una guerra nucleare.
— “Questi ragazzi... sono anime bruciate. Depressi. Aggressivi. Analfabeti emotivi. Non leggono. Non amano. Non pregano. Non ascoltano.”

Suor Alfonsina annuisce con sdegno.
— “Io ne ho visto uno ieri che rideva da solo. E non era nemmeno posseduto. Era... felice. In pubblico. Come se nulla lo schiacciasse dentro.”

— “Il male moderno!” esclama Don Lucio. “L’indifferenza allegra!”

Entrano i ragazzi. Zaini in spalla, facce normali. Non grondano angoscia. Non portano coltelli. Alcuni si salutano con un batti cinque.

Giulia prende posto.
— “Allora, di che si parla oggi?”
— “Di voi,” risponde il parroco, guardandola come si guarderebbe un detenuto a piede libero.
— “Che carino,” sorride lei. “Tipo documentario sulla savana?”

— “Noi siamo qui per aiutarvi a ritrovare la luce. A ricollegarvi con l’essenza. A salvarvi.”
Gabriele si gratta la testa.
— “Ma noi... stiamo bene. Siamo abbastanza felici. Litighiamo un po’, ma ci vogliamo bene. Cioè, non capisco… da cosa ci salvate?”

Suor Alfonsina:
— “Dal nichilismo. Dall’apatia. Dalla pornografia. Dai selfie. Dal buio.”

Cristian, con tono neutro:
— “Guardo film in bianco e nero, leggo Calvino, faccio meditazione e aiuto mio nonno con l’orto. Però sì, ieri ho fatto un selfie con una fetta d’anguria. Condannatemi.”

Martina:
— “Io vado dallo psicologo. Non perché sono a pezzi, ma perché voglio conoscermi meglio. Ma a scuola mi va bene. Ho amici veri. E ogni tanto vado anche a messa.”

Don Lucio e suor Alfonsina si guardano sospettosi.
— “Negano tutto,” mormora lei. “Negano per difendersi.”
— “Sono diventati maestri della dissimulazione,” dice lui, inquieto.

Giulia si alza.
— “Senta, Don. Con rispetto. Ma forse la vostra idea dei giovani si è fermata nel 2005. Noi non siamo tutti bulli, depressi o tossici. Vogliamo solo vivere in pace, senza essere etichettati ogni volta che respiriamo.”

Silenzio.

Gabriele si avvicina al microfono.
— “Cioè, alla fine... siete voi che avete bisogno di essere salvati. Dalla vostra paura. Dalle vostre semplificazioni. Dalla vostra nostalgia.”

Don Lucio cerca le parole. Le cerca nei biscotti, poi nel vuoto.
— “Ma... io avevo preparato una preghiera speciale per anime tormentate…”

— “Usiamola per lei, allora,” dice Cristian. “Magari la aiuta a dormire sereno stanotte.”

Suor Alfonsina si stringe il rosario al petto.
— “Sono perduti...”
Giulia le sorride.
— “No, sorella. Siete voi che vi siete persi. E noi siamo qui, pronti a riportarvi alla realtà. Con amore, però, eh.”

*Fuori dalla parrocchia, il cielo di Empoli era sereno.
I ragazzi andarono a bersi una spremuta.
Don Lucio restò a fissare il cartello “Incontro per giovani smarriti”.
Poi lo strappò. E si mise in fila per il succo ACE.*