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Discussione: L'angolino delle epoche ormai tramontate... 必

  1. #31
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    Luglio del 1975: imparo a volare, 癡 il titolo del racconto dello scrittore triestino Mauro Covacich. Il testo 癡 stato pubblicato domenica scorsa nellinserto La Lettura del Corriere della Sera.

    Il racconto 癡 diviso in 6 brevi capitoli e li propongo alla vostra lettura in 6 post.

    Iniziava lestate del 1975 e io, credo con lintenzione di prepararmi al meglio per lesame di quinta elementare, quella mattina mi tagliai le unghie dei piedi un po troppo in profondit, pizzicando con il tronchesino un pezzetto di alluce e procurandomi ci簷 che gi allepoca imparai a chiamare, dal referto medico consegnato a mia madre, escrescenza carnosa infiammatoria. Tagliai, imparai, 癡 insolito per me usare il passato remoto, ma 癡 unepoca cos穫 lontana che prover簷 a farlo.

    Cinquantanni esatti. Quando, da ragazzo sentivo qualcuno dire ventanni fa, o peggio, trentanni fa, avevo un cedimento alle ginocchia. Come si poteva rievocare, ancora vivi e vegeti, un tempo cos穫 lontano ? Ora mi accingo a raccontare unesperienza personale rimasta intatta laggi羅, a una distanza di mezzo secolo.
    Il medico mi prescrisse lunghi bagni di amuchina, nella speranza che dopo qualche settimana lescrescenza si staccasse da sola. Altrimenti sarebbe stato necessario un piccolo intervento chirurgico , ipotesi che nella mia testa di bambino divenne subito la spada di Damocle incombente sullestate.

    In ogni caso, affrontai lesame e circa un mese dopo partimmo per le vacanze. Una ventina di giorni sulle spiagge di Grado, a unora di macchina da Trieste.. Era un po di moda per i triestini di quegli anni spostarsi verso i litorali sabbiosi dellAdriatico friulano anzich矇 godersi gli scogli dei nostri stabilimenti, sebbene i miei lo facessero soprattutto per leczema di mia sorella a cui, a quanto pare, giovava labbinamento sole e sabbia. Ma, a farmi specie ora, non 癡 la nostra destinazione, quanto il fatto che unautista dautobus e unoperaia della manifattura tabacchi con due figli a carico potessero permettersi una villeggiatura, pur modesta, in una localit balneare (senza contare la settimana bianca a febbraio).

    Dubito che oggi sarebbe possibile. Nel 1975 invece, bench矇 lItalia fosse uscita da poco dalla cosiddetta austerity, mio padre non si era fatto intimidire dalla crisi petrolifera e aveva acquistato una Fiat 128 giallo ocra, che mi capita di rivedere in versione taxi nei film girati a Roma in questi anni, con puntuale tuffo al cuore. Gi allepoca ero un bambino emotivo.

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  2. #32
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    Grazie alla mia giovane maestra, socia del Wwf (e militante di Lotta continua), avevo progettato un parco nazionale sulle Alpi Giulie, anche se il mio sogno era farlo sul delta del Gange per la recente scoperta dei romanzi salgariani. Pi羅 di Sandokan mi piaceva Tremal-Naik, perch矇 era circondato da animali. Subito dopo, leggendo London, incontrai Buck e Zanna Bianca Amavo gli animali sovra ogni cosa. Riempivo le schede di prestito della biblioteca di quartiere, in casa non cerano molti libri, e mi cimentavo in strane forme di autocoscienza a sfondo ecologico che sarebbe difficile definire racconti, ma insomma, s穫, immaginavo un mondo di buoni e provavo a imitare gli scrittori che ammiravo, quei tizi baffuti (Salgari) o barbuti (Verne) o ben rasati (London) coi loro nomi stampati sulle copertine.

    Non si trattava di secchionaggine, non ero un secchione, mezzo secolo fa i bambini leggevano romanzi davventura pi羅 o meno come oggi giocano coi videogame. E poi ero uno sportivo. Praticavo tutti gli sport. Nuotavo, correvo, giocavo a minibasket. Gli sport venivano al secondo posto, appena dietro gli animali. Come spettatore, la competizione che preferivo seguire era in realt un programma televisivo trasmesso in eurovisione dove squadre miste di ragazze e ragazzi si destreggiavano in prove di abilit ai limiti del funambolismo, lungo percorsi colpiti da getti dacqua cosparsi di sapone e pieni di altri trabocchetti. Si chiamava Giochi senza frontiere. Lo adoravo. A quanto pare ero gi un convinto internazionalista, non credo a causa del comunismo della mia maestra, forse piuttosto a causa del mio animalismo. Animali di tutto il mondo unitevi.

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  3. #33
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    Affittammo un appartamento alla periferia di Grado. I due anziani proprietari , probabilmente non pi羅 anziani di me ora, cedevano la loro casa, immagino per cifre irrisorie, ai villeggianti che si succedevano durante tutta la stagione, mentre loro traslocavano nel garage. Una forma estrema di air-bnb, a cui nessuno prestava troppa attenzione, figurarsi noi bambini. Io personalmente non ci vedevo niente di male, cerano senzaltro tigri del Bengala rinchiuse in gabbie pi羅 piccole. Salendo dalla spiaggia gettavo giusto un occhio nel loro tugurio, li salutavo chinando il capo e poi mi preparavo spensierato al pranzo, rigatoni al pomodoro. Mia madre aveva preparato la passata nei giorni precedenti la partenza, tonnellate di pomodoro, sigillato nei vasetti, stipato in un cartone, caricato nel bagagliaio insieme alla scorta di pasta. Rigatoni al pomodoro, pranzo e cena. Oddio, carboidrati di sera ? S穫, carboidrati di sera, tutte le sere, prima del gelato. Eppure non ho mai visto ingrassare nessuno in famiglia. Forse cinquantanni fa era diverso anche il metabolismo umano, chiss, mezzo secolo Comunque durante i pasti io dovevo infilare lalluce in una tazzina, prelevata dal servizio dei due anziani, e lasciarlo in ammollo nellamuchina fino al momento di alzarsi da tavola. Era un rito a ui mi sottoponevo di buon grado, sperando ogni volta di ritrovarmi alleggerito della famosa escrescenza. Poi, sconsolato, me ne andavo a fare il riposino.

    Il riposino, pi羅 che un rito, era un obbligo a cui nessun bambino poteva sfuggire. Una specie di cesura della giornata, di solito non pi羅 lunga di un paio dore, che ci appariva, a me e a mia sorella, ma credo un po a tutti i bambini, di una vastit sterminata, perdipi羅 totalmente priva di senso, qualcosa di simile alla tortura del sonno al contrario, dormire anche se non vuoi, o forse meglio, unordalia: non nellacqua o nel fuoco, bens穫 nella noia, come prova da affrontare sempre, ogni stramaledetto pomeriggio, a dimostrazione della propria bont danimo e innocenza infantile. Ovviamente il riposino serviva a garantire qualche ora di quiete ai genitori, era stato inventato soprattutto per questo.

    Cinquantanni fa i genitori non si sentivano in colpa a ricavarsi un paio dore di intimit, non stavano accanto ai loro figli ogni minuto che dio manda in terra con la paura che il silenzio e la penombra postprandiale potesse traumatizzarli. I miei almeno non erano cos穫. Finiti i rigatoni, ci chiudevano in cameretta, ovvero il piccolo salotto con divano-letto e branda dove probabilmente i due anziani, dopo lestate, sarebbero tornati a guardare la tv, la minuscola Voxson bianca che si erano portati nel garage.

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  4. #34
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    Mia sorella pettinava le barbie, oppure sussurrava cose farneticanti con gli occhi puntati sul soffitto, imitazioni, dialoghi immaginari. Io preferivo annoiarmi a pancia in gi羅, sfogliando lIntrepido o il Monello, nei casi pi羅 disperati leggendo le barzellette della Settimana enigmistica. Non far簷 ora il peana del riposino, il vuoto che stimola lingegno, sguinzaglia la fantasia eccetera eccetera. No, stare sdraiati l穫 era una rottura pazzesca. Per簷 non so se il pieno saturo dellintrattenimento profuso dai genitori di oggi garantisce ai bambini pomeriggi estivi migliori. Quello che so 癡 che dopo era tutto pi羅 bello, il resto della giornata si spalancava con il sorriso di mia madre che, finalmente, ci rimetteva in libert. Riprendevamo la strada non breve verso la spiaggia, camminando a testa bassa sotto i nostri cappellini da ciclista, attraversando isolati ancora deserti, con balconi sempre pi羅 affollati di asciugamani e costumi messi a stendere, via via che ci avvicinavamo allo stabilimento.

    A un certo punto, nella canicola delle quattro compariva allorizzonte lalone riverberante del bar gelateria. I miei prendevano il caff癡 freddo, conservato in bottiglioni nel frigo sotto il banco, versato in bicchieri dalla base pesante, lunghi e stretti. A me e a mia sorella toccava il gelato che, allepoca ( e ancora oggi in certe gelaterie triestine di retroguardia), si misurava in palline, per la forma semisferica dellutensile apposito, che scavava in una sostanza dura, tuttaltro che cremosa, credo impraticabile per le spatole odierne. Io, due palline nocciola e cioccolato. Mia sorella, due palline limone e fragola, di cui mangiava meno della met rifilando il resto a mio padre.

    Nel 1975 a Grado, i gusti erano questi, pi羅 altri tre: pistacchio, crema, stracciatella. Solo un paio danni dopo comparve il misterioso malaga. Ricordo leccitazione con cui guardavamo quei chicchi duva passa, immersi nel giallo dello zabaione. Per non parlare dellinesorabile effetto madeleine, quando la scorsa estate, in una gelateria romana, ho affondato la lingua in un cono al malaga.

    Ma al di l delle reviviscenze proustiane, 癡 il colpo docchio che deve prevalere, a proposito di quella vetrinetta gradese: beige, marrone, bianco, rosa, verde, giallino, bianco punteggiato di nero, giallone. Fine, Penso allangoscia dei bambini di oggi di fronte alle infinite vaschette in doppia, tripla fila, con le etichette piene di nomi complicati. Be, limbarazzo della scelta non figurava ancora tra i problemi esistenziali del 1975.

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  5. #35
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    In spiaggia si giocava a frisbee. Un gioco assurdo che poteva tuttal pi羅 i cani da riporto, visto che la maggior parte del tempo la passavi a recuperare quello stupido disco di plastica dopo il lancio esagerato del tuo amico. Ma era la novit del momento e veniva da quel posto magico , pieno di cowboy e Bobby Fischer e Mark Spitz e giovani dai capelli lunghi che lanciavano il frisbee benissimo.

    Ovviamente si giocava anche con le palline dei ciclisti, il cui divertimento aveva il suo picco allinizio, quando si tracciava la pista con il sedere della malcapitata di turno trascinata per i piedi. Ci簷 avveniva soprattutto quando mi capitava la fortuna di mischiarmi con i pi羅 grandicelli, il solito gruppo di piccoli maschi serenamente fedeli al patriarcato e gi tutti col chiodo fisso. Ma la questione ancora non mi riguardava, a quellet ero totalmente indifferente al fascino femminile.

    Andavo a nuotare con mio padre, me la cavavo gi discretamente. Che strana la trepidazione di vedere il corpo del padre che nuota accanto al tuo, anche solo il suo petto di adulto che scende nella tua stessa acqua e si immerge accanto a te. Nellestate del 1975 si faceva il bagno al largo ancora senza particolari patemi, il film Lo squalo sarebbe uscito nelle sale italiane solo a dicembre.

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  6. #36
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    Le ore che non trascorrevo in spiaggia le passavo nel parcheggio del caseggiato, in compagnia di Paolino. Lui era sempre l穫. Uscivo e lo trovavo che parlottava con dei pezzi di legno. Oppure uscivo e dopo un attimo sbucava dal portone di rimpetto, come se spiasse i miei movimenti. Era magro, pallido, non andava al mare, come tutti i locali. Altro non sapevo, n矇 mi importava granch矇. Parlavamo quasi solo giocando. Lunghe litigiose partite, una palla spelacchiata e le ciabatte da mare per racchette. Lo chiamavamo tennis ma, a ripensarci ora, direi che si trattava, ahim矇, di una versione ante litteram del paddle. Volevamo essere entrambi Bjorn Borg. In alternativa, dopo la lite, uno dei due ripiegava su Jimmy Connors. Il mito di Adriano Panatta sarebbe scoppiato da l穫 a poco. Facciamo che io ero色. E con questa frase , il cui imperfetto ci gettava nella dimensione dellepos, che scendevamo nellagone. Quando toccava a Paolino stare sul lato dei garage, vedevo alle sue spalle i due anziani che seguivano la partita distesi a letto tra nasse, taniche, ruote di bicicletta. Se ne stavano l穫 a guardarci, riparati dalla porta basculante che fungeva anche un po da tettoia. Perch矇 lo trovavo cos穫 naturale ? Dormivo sul loro divano. Ficcavo il mio alluce dentro la loro tazzina. Com癡 possibile che la cosa non mi turbasse ?

    A proposito dellalluce, linfiammazione mi dava ogni giorno meno fastidio, finch矇 una mattina, indossando gli infradito, mi accorsi che lescrescenza era sparita. Evviva, niente bisturi. A casa lessi dun fiato Il gabbiano Jonathan Livingston. Ora si trattava solo di imparare a volare.

    Mauro Covacich

  7. #37
    Opinionista L'avatar di Ale
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    Citazione Originariamente Scritto da Ninag Visualizza Messaggio
    Mai stata in colonia, mio padre non era molto favorevole a lasciarmi andare troppo lontano, per簷 tanti ne parlano con nostalgia. Quando andavo alle elementari c'era la mensa scolastica riservata a quelli che avevano un basso reddito, io da figlia unica ne ero preclusa, quanto ho desiderato mangiare qualcosa l dentro, ma nulla.
    Io purtroppo di quei due anni di colonia ho solo brutti ricordi come dicevo, per dire, ero l'unico str0nz0 del palazzo obbligato ad andarci mentre gli altri ragazzini giocavano per il rione liberi ed indipendenti, ci簷 ha creato un gap tra me e loro in merito alle esperienze di vita in strada...
    ...forse anche per questo adesso sto in fissa con tuffi e nuotate, le volte che ho visto il mare nel 1975 si contano sulle dita di una mano giacch矇 saranno accadute casualmente qualche w.e. [ai vecchi le balneazioni non interessavano granch矇 ed io ero ancora troppo piccolo per andarci da solo ]
    ...meno male che l'anno dopo i vecchi hanno avuto il buon gusto di mandarmi a punta Sottile che la almeno si poteva fare il bagno sebbene con orari rigidi e supercontrollati

  8. #38
    Opinionista L'avatar di Ninag
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    ] La mia scuola elementare.
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    Col cell non riesco a metterla correttamente 嚙踝蕭嚙踝蕭嚙踝蕭
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    Ultima modifica di Ninag; Oggi alle 14:53

  9. #39
    Opinionista L'avatar di Ale
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    Grazie per la foto Ninag, non preoccuparti la scarichiamo e giriamo noi..
    ...in effetti quando ho avuto l'idea di questo thread intendevo una galleria di immagini che rappresentano quello che resta dei nostri ricordi
    ...appena passer簷 nei pressi fotografer簷 e poster簷 le mie due location, la scuola di Opicina che allora includeva il c.i.f, centro italiano femminile [e gi qua l'aggettivo non mi garbava granch矇 ,] ed il soggiorno marino Dario Ferro

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