Incidentalmente faccio notare che il meccanismo che sottende al dialogo con Dio, cioè il rapporto tra Dio e ciascun "fedele" non può prescindere da un motivo inconscio del quale mi pare aver già detto. Tuttavia mi verrebbe da aggiungere che se è vero, come affermano gli psicologi, anche quelli di tendenza più recente, che la vita degli individui, di ciascun individuo, è fortemente condizionata dal rapporto con il proprio padre o la propria madre, con annessi e connessi, ad esempio il "complesso di Edipo", oppure la "invidia del pxxe", o ancora quello di "Cassandra" o "Elettra", allora è anche vero che il rapporto Dio/Fedele può essere considerato alla stregua di un "complesso" o per il meno di una "proiezione", ossia attribuire ad una entità non definita, le dimensioni ingigantite, come percepite durante la prima infanzia, del proprio padre se si parla di un Principio maschile, della propria madre se si parla di un Principio femminile (ad esempio il culto della Dea Madre anziché del Dio Padre). Credo che si potrebbe discutere anche di "questo".