Ne ho svanverato altrove : nel quadro della meccanica classica, ogni corpo materiale occupa una posizione definita nello spazio e possiede una velocità univocamente misurabile. Nel piccolissimo, non é cosi' : una particella non “è”, ma “può essere”; non “sta”, ma “oscilla”; non “risponde”, ma “collassa” in esiti molteplici.
In modo analogo, l’osservazione empirica dell’universo femminile suggerisce, con dovuto rispetto e prudenza per la sicurezza fisica personale, una fenomenologia per molti versi assimilabile al comportamento delle particelle subatomiche.
E se la Donna (di genere femminile) fosse, in ultima analisi, un sistema quantistico complesso, anziché una struttura deterministica di tipo newtoniano?
Un’entità che non si comporta secondo leggi lineari e prevedibili, ma secondo dinamiche di probabilità, stati sovrapposti e collassi improvvisi della funzione d’onda?
In primis, la Donna (di genere femminile) appare come un sistema a stati sovrapposti. Non è semplicemente "triste" o "allegra", "presente" o "assente", ma simultaneamente tutte queste cose, fino al momento dell’interazione.
La donna al mattino può essere contemporaneamente carina, scostante, entusiasta della giornata e furibonda per motivi ignoti al partner. Fintanto che non si attiva un atto di "misura", che può assumere la forma fatale dell'aprir bocca e dir qualcosa, il sistema resta in una superposizione elegante e indisturbata.
Prendiamo un esempio semplice. Ti svegli, dici: “Buongiorno »
La sua risposta può variare tra: “Anche a te”, “Non ho dormito”, “Finalmente ti sei svegliato”, “Hai lasciato di nuovo la porta del bagno aperta e la tavoletta alzata”
Quale stato esistenziale vero stesse attraversando, resta ignoto fino al momento della tua interazione. Prima, coesistevano tutti.
Che l’osservatore influenzi il sistema osservato, é un principio noto e studiato nei laboratori di meccanica quantistica e, parallelamente, nella vita sentimentale. l’atto di osservarla infatti altera il suo stato.
Un semplice "Come va ?Tutto bene ?" può alterare completamente lo stato energetico della donna, causando un collasso della funzione d’onda in uno stato emozionale imprevisto: dalle lacrime alle risate, dall'ermetico silenzio alla dialettica socratica incalzante, dal sorriso all’irritazione esplosiva, passando per l’entropia della frase: “Non è niente, lascia stare.”
Da un punto di vista teorico, si potrebbe ipotizzare l’esistenza di una funzione d’onda femminile, D³, i cui moduli quadri descrivono la probabilità di successo di un’interazione maschile in funzione di variabili come: tono di voce, temperatura dell’ambiente, ciclo lunare, mazzo di fiori, anello di lapislazzuli, mutande da rammendare ed altri elementi in memoria remota di eventi relazionali pregressi.
A scanso di equivoci, la funzione D³ non è calcolabile in termini deterministici: il sistema è affetto da rumore di fondo esistenziale e da una costante cosmologica dell'umore, simbolicamente indicata con B ? non quantificabile, ma percepibile in modo empirico da soggetti sufficientemente addestrati.
La sua localizzazione emotiva non è mai univoca. È una non-località relazionale: é simultaneamente vicina e distante, presente e altrove, partecipe e perplessa.
La Donna (di genere femminile) può “sentire” qualcosa che accade a distanza, o peggio, che non accade.
La Donna può risentirsi per qualcosa che non hai fatto ieri, che non farai domani o che avresti dovuto fare in un universo parallelo in cui esistono anniversari di eventi che non ricordavi nemmeno fossero eventi.
Altrettanto rilevante è il principio di indeterminazione relazionale: non è possibile conoscere contemporaneamente con precisione l’umore e l’intenzione di una donna. La misura dell’una disturba irrimediabilmente l’altra.
Un tentativo maldestro di determinare "cosa vuole davvero" conduce inevitabilmente a uno stato di massima incertezza.
Se provi a comprendere cosa sente, perdi di vista cosa vuole. Se indaghi su cosa vuole, non saprai mai come si sente.
Importante è anche la natura duale della Donna, analogamente al dualismo onda/particella. Ella può manifestarsi come flusso etereo di emozione, narrazione, intuizione (onda), o come presenza definita, assertiva, concreta (particella), a seconda del tipo di esperimento esistenziale in atto.
In ambito professionale, può essere insieme manager, sorella maggiore, confidente, giudice morale e teorica dell’universo, tutto nello stesso pomeriggio.
Infine, si segnala una curiosa e affascinante proprietà: la decoerenza femminile selettiva.
In presenza di altri osservatori (es. amiche, sorelle, rivali), il sistema sembra adottare una configurazione più stabile, coerente e persino decifrabile.
Ma una volta isolato con il partner abituale, torna a comportarsi come un campo quantistico turbolento, capace di emettere segnali contraddittori, cambiando configurazione in tempi Planck-compatibili.
Tutto ciò non pretende di spiegare l’ontologia(parolone : check !) femminile, ma solo di suggerire che il linguaggio della fisica moderna , laddove (bello, vero?)abbandona l’illusione della certezza, può offrire un modello descrittivo affascinante e paradossalmente più realistico della psicologia tradizionale.
A questo punto, la domanda è lecita: siamo di fronte a un sistema oggettivamente quantistico, oppure il nostro modello di comprensione è ancora troppo classico, troppo lineare, troppo maschile per afferrare la complessità intrinseca?
O, come in ogni sistema quantistico, si guarda, non si capisce e va bene cosi.
Vassapé