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Discussione: La preghiera.

  1. #196
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    sul fine-vita si decide di se stessi , non degli altri; circostanza essenziale;

    comunque, va bene;
    tu ragioni - contro la stessa dottrina cattolica del primato della coscienza - in modo sostanzialmente pre-conciliare; prendo atto; non mi spiace più di quanto mi faccia piacere; cioè, mi è indifferente, perché non tocca alcuna corda morale mia, né della quasi totalità delle persone, quanto le idee di un nostalgico della schedina del Totocalcio;
    ma, se così piace a te, nulla in contrario.
    Preconciliare? Di nuovo torni a deludermi; prova a leggere cosa hanno detto di aborto, fine-vita e altri temi morali Montini, Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio e poi mi dici se confermi l'aggettivo che hai usato o ti sei espresso male, affrettatamente. Sono stati tutti pontefici postconciliari
    "Tutti sotto lo stesso tendone blu, il Cielo di Dio, credenti di qualsiasi religione e non credenti, con la certezza che l

  2. #197
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    Preconciliare? Di nuovo torni a deludermi; prova a leggere cosa hanno detto di aborto, fine-vita e altri temi morali Montini, Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio e poi mi dici se confermi l'aggettivo che hai usato o ti sei espresso male, affrettatamente. Sono stati tutti pontefici postconciliari
    non mi riferivo certo all'aborto, ma al primato della coscienza;

    tu ragioni ancora col Nulla Salus... laddove Concilio e papi - in modi diversi a seconda dell'indole - accettano il principio per cui Dio salva il non-credente che obbedisce alla sua coscienza

    sei dotato di capacità cognitive e non può sfuggirti il senso della frase:
    se io non seguo la tua morale, ma la mia coscienza, in buona fede e con tutti gli oneri, resto in comunione, pure al di fuori della tua chiesa; primato della coscienza è anche riconoscimento del pluralismo, che non è relativismo;
    il primo riguarda morali diverse, ma assunte; il secondo descrive l'indifferenza, il rifiuto di dare un giudizio;

    se io non mi impiccio dei fatti tuoi, non vuol affatto dire che sono relativista e indifferente, perché nei fatti miei propendo a una rettitudine; quella tua è solo affar tuo e della tua coscienza, no ?
    ho mai detto a te o Cono che siete immorali, che dovreste cambiare il vostro legittimo stile di vita ? non mi pare;
    c'� del lardo in Garfagnana

  3. #198
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    Concilie papi affermano che tutti siamo figli di Dio, ma che la Verità una è e una rimane, axegene; col tuo principio, ognuno si fabbrica la sua personale piccola verità - pro domo sua - e tutto diventa moralmente lecito
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  4. #199
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    Concili e papi affermano che tutti siamo figli di Dio, ma che la Verità una è e una rimane, axegene; col tuo principio, ognuno si fabbrica la sua personale piccola verità - pro domo sua - e tutto diventa moralmente lecito
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  5. #200
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    Nehemia - La preghiera di Nehemia è un esempio per noi oggi — I cuori di coloro che sostengono questa causa devono essere colmi dello Spirito di Gesù. Solo il nostro Grande Medico può applicare il balsamo di Galaad. Che questi uomini leggano il libro di Nehemia con cuore umile, toccati dallo Spirito Santo, e le loro false idee possano essere modificate, affinché i loro princìpi siano corretti, e l’attuale ordine di cose cambierà. Nehemia pregò Dio per avere aiuto e Dio ascoltò la sua preghiera. Il Signore operò nei re pagani, affinché venissero in suo aiuto. Quando i suoi nemici lavorarono zelantemente contro di lui, il Signore usò i re per realizzare il Suo proposito e per rispondere alle tante preghiere, che salivano a lui in cerca d’aiuto, che tanto necessitavano. — Review and Herald, March 23, 1911
    La preghiera fortifica la fede e il coraggio di Nehemia — Dai messaggeri che provenivano dalla Giudea questo patriota ebreo seppe che Gerusalemme, la città eletta, attraversava momenti difficili. Gli esuli che erano rientrati dovevano affrontare la miseria e l’ostilità. Il tempio e una parte della città erano stati ricostruiti, ma l’opera di restaurazione era stata interrotta, i servizi del tempio venivano disturbati e la popolazione era continuamente in allarme, perché le mura della città erano in rovina.
    Sopraffatto dal dolore, Nehemia non riusciva più né a mangiare né a bere. “Passai alcuni giorni in grande tristezza: non prendevo cibo e pregavo il Dio del Cielo.” (Nehemia 1:4) Nella sua tristezza si rivolse al Signore e confessò fedelmente i suoi peccati e quelli del popolo. Lo supplicò di sostenere Israele, di dare a questo popolo coraggio e forza, e di aiutarlo a ricostruire le rovine di Giuda. Nehemia, pregando, sentì crescere in lui la fede e il coraggio. Parole sante scaturivano spontaneamente dalle sue labbra. Si rendeva conto del disonore che sarebbe ricaduto sull’Eterno, se il suo popolo, ora che aveva rinnovato il suo patto con lui, fosse stato abbandonato a se stesso e alle sue debolezze. Egli supplicò il Signore di adempiere le sue promesse.
    “Ma di là vorrete tornare al Signore, vostro Dio, e vi avvicinerete a lui, se lo invocherete con tutto il cuore e con tutta l’anima. Quando vi saranno accadute tutte queste cose, nella sofferenza tornerete alla fine al Signore, vostro Dio, e gli darete ascolto. . . egli è un Dio pieno di misericordia, non vi abbandonerà e non vi distruggerà. Egli non dimenticherà mai l’alleanza che ha fatto con i vostri padri.” (Deuteronomio 4:29:31)
    Questa promessa era stata fatta a Israele, per mezzo di Mosè, nel nome del Signore, prima che si stabilisse in Canaan, e attendeva da secoli il suo adempimento. Ora il popolo di Dio, mosso dal pentimento e dalla fede, era tornato all’Eterno; la promessa divina si sarebbe certamente adempiuta. Nehemia aveva spesso pregato Dio in favore del suo popolo, ma ora, mentre pregava, un progetto si affacciava alla sua mente. Se avesse ottenuti il consenso del re e l’aiuto per procurarsi tutto il materiale necessario, avrebbe assunto egli stesso il compito di ricostruire le mura di Gerusalemme e di ripristinare il prestigio nazionale d’Israele. Chiese perciò a Dio di aiutarlo, affinché il re avesse fiducia in lui e questo suo piano potesse essere attuato. Nehemia pregò: “Fa' che riescano i miei piani, fa' che il re mi accolga benevolmente.” (Nehemia 1:10)
    Nehemia aspettò per quattro mesi il momento opportuno per presentare la sua richiesta al re. Sebbene in questo periodo il suo cuore fosse colmo di tristezza, si sforzò di avere un aspetto sereno in presenza del sovrano. Nelle sale sontuose e imponenti del palazzo tutti dovevano avere l’aria felice. Sul viso di questi servitori del re non doveva trapelare nulla. Ma quando rimaneva solo, lontano da sguardi indiscreti, Nehemia si sentiva protetto da Dio e dai suoi angeli, che ascoltavano le sue preghiere, le sue confessioni e le sue lacrime. — Prophets and Kings, 628-630
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  6. #201
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    Concilie papi affermano che tutti siamo figli di Dio, ma che la Verità una è e una rimane, axegene; col tuo principio, ognuno si fabbrica la sua personale piccola verità - pro domo sua - e tutto diventa moralmente lecito
    guarda che il principio non è mio, eh...

    il primato della coscienza è conciliare, e soggiace a una logica semplice, che dovresti essere in grado di comprendere facilmente:
    a) il Magistero traduce in precetti quella Verità-una;
    b) al Magistero si deve obbedire, no ?
    c) fino al Concilio, non era ammesso - come invece ancora sostieni tu - disobbedire;

    ora, come tu stesso hai scritto, il cristiano non è quello delle crociate e dei roghi di eretici, ecc...
    ma queste azioni sono state promulgate e giustificate nel Magistero stesso, dai papi;

    Woityla stesso ha chiesto perdono per quelle azioni, riconoscendone l'errore; ci siamo ?

    a questo punto, una volta riconosciuto il principio che la Chiesa può essere in errore, la conseguenza logica - un principio ammesso persino dal diritto penale militare - è il dovere del credente opporsi in coscienza quando il Magistero non basta o è in errore;

    la frase Dio perdona il non credente che obbedisce alla propria coscienza è di papa Francesco, mica mia; che poi è quello che dice Paolo ai romani, né più, né meno;

    con lo smartphone non sono pratico a copiare e incollare, ma la dottrina conciliare del primato della coscienza si trova facilmente; magari non la condividi; nessuno scandalo; io ho condiviso il talamo per 5 anni con un'aristocratica francese la cui famiglia sosteneva il card. Lefebvre, quello anti-conciliare, per la messa in latino, ecc...
    c'� del lardo in Garfagnana

  7. #202
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    Tu continui a parlare di magistero, io di parola; per un cristiano, al centro rimane sempre la parola di Dio. La Verità è Cristo, non la coscienza individuale. Se nel vangelo trovassimo scritto "Io sono una delle possibili verità, una delle possibili vie, una delle possibili vite" ti darei ragione. Ma lo apri - il vangelo - e leggi che Gesù ha detto "Io, sono la Via. Io, sono la Verità. Io, sono la Vita"
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  8. #203
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    Tu continui a parlare di magistero, io di parola; per un cristiano, al centro rimane sempre la parola di Dio. La Verità è Cristo, non la coscienza individuale. Se nel vangelo trovassimo scritto "Io sono una delle possibili verità, una delle possibili vie, una delle possibili vite" ti darei ragione. Ma lo apri - il vangelo - e leggi che Gesù ha detto "Io, sono la Via. Io, sono la Verità. Io, sono la Vita"
    è la tua coscienza che legge il Vangelo e filtra le parole di chi ti catechizza;

    altrimenti a che ti serve il libero arbitrio che sostieni ?

    detto questo, il primato della coscienza è dottrina della TUA chiesa; liberissimo di presentarti in Propaganda Fide, rifiutarti di accoglierla e farti scomunicare; nel caso, avvertimi che ti consiglio 3 o 4 trattorie in zona
    c'� del lardo in Garfagnana

  9. #204
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    Non sarò colto come te, ma la teologia cattolica la conosco bene; il catechismo - al paragrafo 1731 - definisce il libero arbitrio come la capacità, radicata nella ragione e nella volontà, di agire o non agire, di scegliere fra diverse opzioni. Questa libertà è un dono di Dio, che non la limita, ma la considera parte del suo disegno creatore. L'onnipotenza divina invece, è l'attributo di Dio che implica il potere di fare tutto ciò che vuole, senza limiti; Tuttavia essa - l'onnipotenza - non si traduce in un atto di dominio sull'uomo, ma piuttosto in una forma di amore e rispetto della sua libertà. Dio, pur conoscendo il futuro, non lo determina, lasciando a noi uomini la possibilità di scegliere e di assumersi la responsabilità delle nostre azioni. Questo non significa, concludendo, che Dio non intervenga nel mondo o che non risponda alle preghiere axegene, ma che lo fa rispettando la libertà umana; in sostanza, la chiesa cattolica afferma che l'onnipotenza divina e il libero arbitrio umano non sono in conflitto, ma due dimensioni complementari che caratterizzano il rapporto fra noi e Dio che, nella sua infinita sapienza, ha scelto di creare un mondo in cui l'uomo possa scegliere liberamente, assumendosi le conseguenze - positive o negative - delle proprie scelte
    "Tutti sotto lo stesso tendone blu, il Cielo di Dio, credenti di qualsiasi religione e non credenti, con la certezza che l

  10. #205
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  11. #206
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    Non sarò colto come te, ma la teologia cattolica la conosco bene; il catechismo - al paragrafo 1731 - definisce il libero arbitrio come la capacità, radicata nella ragione e nella volontà, di agire o non agire, di scegliere fra diverse opzioni. Questa libertà è un dono di Dio, che non la limita, ma la considera parte del suo disegno ...
    non è logico, considerata la prescienza: se Dio sa prima cosa farai alle 12,00, se mangerai un'insalata di riso o prosciutto e melone, tu puoi illuderti di scegliere, ma sceglierai ciò che Dio ha scritto dal primo istante, per forza;

    comunque, non era a questa dottrina cui mi riferivo, bensì a quella che riguarda il primato della coscienza, e cioè la Dignitate Humanae del 1965, Paolo VI;

    non riesco a copiare il link, ma puoi cercare la pagina del priore cattolico Enzo Bianchi sul primato della coscienza, dove spiega in breve.
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  12. #207
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    Noi partiamo sempre dalla parola; alla luce della Genesi (Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza) l'equilibrio fra onniscienza e libertà risulta più che logico; il primato è sempre di Dio
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  13. #208
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    Nehemia riconosce il suo peccato personale mentre prega — Non solo Nehemia affermava che Israele aveva peccato. Pentito, egli riconobbe che anche lui e la casa di suo padre avevano peccato. “Ci siamo comportati molto malvagiamente contro di te e non abbiamo osservato i comandamenti, gli statuti e i decreti che tu ordinasti a Mosè, tuo servo.” (Nehemia 1:7), disse Nehemia, riferendosi a se stesso e a coloro che avevano disonorato Dio. Nehemia si umiliò davanti a Dio, glorificando il Suo nome, come fece Daniele in Babilonia. Studiate attentamente le preghiere di questi uomini. Essi ci insegnano che dobbiamo umiliarci, senza cancellare la linea di demarcazione tra il popolo osservatore dei comandamenti di Dio e quelli che non rispettano la Sua legge. — SDA Bible Commentary, vol. 3, 1136
    Nehemia pregava con la certezza che Dio avrebbe compiuto le sue promesse — Per fede Nehemia credette alle promesse di Dio, credette nella sua misericordia e che avrebbe mantenuto la causa del Suo popolo penitente, ripristinando la loro forza, per ricostruire i luoghi desolati. Dio aveva sempre compiuto le sue minacce, quando il popolo si separava da Lui; Egli l’aveva disperso fra le nazioni, secondo la Sua Parola. Nehemia trovava in questo fatto la garanzia che sarebbe stato altrettanto fedele nel compiere le Sue promesse di salvare ancora il popolo Israelita. — SDA Bible Commentary, vol. 3, 1136
    Nehemia pregava secondo esigenze del momento — Il racconto delle condizioni in cui versava Gerusalemme suscitò la simpatia del monarca, senza risvegliarne i pregiudizi. Un’altra domanda del re offrì a Nehemia l’occasione tanto attesa: - Hai qualche richiesta da farmi? - Ma l’uomo di Dio non si avventurò a rispondere, prima di aver chiesto il parere di colui che era più potente di Artaserse.
    Nehemia aveva una missione da compiere e perché potesse avere successo, l’intervento del re era indispensabile. Si rendeva conto che tutto dipendeva dal modo in cui avrebbe presentato la sua richiesta. Avrebbe così ottenuto non solo l’approvazione del sovrano, ma anche la promessa del suo aiuto. “Dentro di me rivolsi una preghiera al Dio del cielo,” (v.4) scrive Nehemia, e in questa corta preghiera ottenne dal Re dei re quella forza, che poteva conquistare i cuori. — Prophets and Kings, 631
    Le preghiere di Nehemia rinforzate dalla sua fermezza di propositi — Nella chiesa di oggi c’è bisogno di molti Nehemia — uomini che possono non solo pregare o predicare, ma uomini le cui preghiere e sermoni siano corroborati da un proposito fermo e saldo. — Signs of the Times, December 6, 1883
    Come Nehemia, possiamo pregare in ogni momento o luogo — Pregare come pregò Nehemia nel momento del bisogno è una possibilità offerta al cristiano in ogni circostanza. Nella sua corta preghiera, rivolta al Re dei re, Nehemia trovò il coraggio di esporre al re Artaserse il suo desiderio di essere esonerato, per un po’ di tempo, dai suoi incarichi a corte e chiese che gli fosse concesso il permesso di recarsi a Gerusalemme, per ricostruirne le rovine e farne di nuovo una città forte e ben difesa.
    Da questa richiesta sarebbero scaturiti nuovi sviluppi della situazione. Il re accettò e Nehemia scrisse: “Il re mi concesse ogni cosa, perché la mano di Dio mi proteggeva.” (v.8) — Prophets and Kings, 631-633
    Dio nella sua provvidenza non ci permette di conoscere la fine dal principio, ma ci dà la luce, attraverso la sua parola, per guidarci mentre andiamo avanti; ci invita a mantenere le nostre menti fisse su Gesù. Ovunque siamo, qualunque sia la nostra occupazione, il nostro cuore deve essere rivolto a Dio in preghiera. Questo significa che dobbiamo essere costanti nella preghiera. Non abbiamo bisogno di aspettare fino a quando possiamo inginocchiarci per la preghiera.
    In un’occasione, quando Nehemia si presentò davanti al re, questi gli chiese perché sembrava così triste e quale richiesta doveva presentargli. Ma Nehemia non osò rispondere subito. Importanti interessi erano in gioco. Il destino di una nazione era appeso a un filo, Nehemia non esitò a gridare al Dio del cielo, chiedendo aiuto, prima di rispondere al re. In conseguenza del suo fedele e disperato appello, Nehemia ottenne tutto quello che aveva chiesto e desiderato. — Signs of the Times, October 20, 2887
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  14. #209
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    Noi partiamo sempre dalla parola; alla luce della Genesi (Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza) l'equilibrio fra onniscienza e libertà risulta più che logico; il primato è sempre di Dio
    non hai spiegato nulla di quanto ti ho chiesto:
    tu sei indeciso tra insalata di riso e prosciutto e melone; credi di scegliere, ma se Dio sa dal primo istante che mangerai il riso, tu mangerai il riso, e Dio ti ha creato sapendo che tu mangerai il riso, e non puoi fare altro;
    in caso contrario, Dio non sarebbe presciente, quindi non onnisciente;

    Quando Dio sceglie Giacobbe, elegge il faraone a persecutore, non contempla possibilità di fallimento; se la crocifissione è una necessità, Giuda non può intascarsi i 30 denari e indicare un bischero di passaggio; Pietro non può sacrificarsi e non rinnegare;
    eletto uno, eletti tutti; se il Progetto divino è che tu abbia figli con tua moglie e non con un'altra, tutti i vostri antenati devono concorrere, e tutti i correlati concorrere a non impedire.
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  15. #210
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    Ultima modifica di axeUgene; 29-07-2025 alle 12:54
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