Dizionario Treccani:
Scienze sociali
Complesso delle qualità innate e degli attributi che conferiscono a un individuo l’autorità per esercitare la funzione di capo. L’importazione del concetto di c. nelle scienze sociali dall’originario contesto teologico si deve soprattutto a J.G. Frazer ed E. Troeltsch, che lo impiegarono già agli inizi del 20° sec., come caratterizzazione della figura del ‘profeta’ e, per altri versi, del condottiero o del sovrano plebiscitario.
È stato invece M. Weber ad approfondirne i contenuti sotto il profilo dell’analisi sociologica, inserendolo nella classica tipologia delle forme di potere. In virtù dei caratteri di eccezionalità che lo contraddistinguono, il potere carismatico si comporta come un fattore incisivo di mutamento sociale, in grado di abrogare o modificare la tradizione e di fondare una nuova identità collettiva. In definitiva, per Weber il c. si instaura in uno stato di intensa esaltazione emotiva, che tuttavia non può essere mantenuto a lungo all’interno di un gruppo: ed è per questo che ogni autorità fondata sul c. risulta estremamente precaria e tende con il tempo a essere sostituita o rafforzata da altre forme di potere. Sugli studi weberiani del c. si sono innestati recenti orientamenti nella ricerca sociologica, per i quali il c. nelle società moderne non è più legato alla singola personalità ‘capo’ ma si diluisce nelle esperienze di gruppo inteso come aggregazione spontanea di movimento, priva di riferimenti normativi.