
Originariamente Scritto da
conogelato
Una famiglia aperta alla vita è una famiglia che, nella fede, accoglie ogni figlio come un dono da parte di Dio, non come un obiettivo o un diritto, ma come una fonte di pienezza e felicità condivisa nonostante le difficoltà, sia fisiche, sia psicologiche, sia economiche, della vita. Le testimonianze spesso enfatizzano la gioia della genitorialità, la bellezza del dono della vita, e la consapevolezza che la famiglia è un luogo centrale di crescita e amore che arricchisce l'intera società, come nel caso di Teresa e Stefano.
Ciao a tutti, sono Teresa, sposata con Stefano che ha 34 anni e io ne ho 27 e tra poco faremo 2 anni di matrimonio. Abbiamo un maschietto, Giacomo di 14 mesi, e aspettiamo una bambina che nascerà a settembre e che chiameremo Lucia.
Siamo qui oggi per testimoniare che formare una famiglia e accogliere la vita da giovani, lontani dalle famiglie d’origine e con uno stipendio solo è possibile, se si ha fiducia e speranza nell’amore, nel futuro e in Dio.
Ovviamente anche noi chiediamo allo Stato di fare molto di più per aiutare le famiglie e la natalità, ma non è vero, come si sente dire, che per fare un figlio oggi serva avere tutto pronto e programmato in anticipo nei minimi dettagli. Una gravidanza dura 9 mesi e non partorisci, come nei film, 3 mesi o 3 minuti dopo che scopri di essere incinta: c’è il tempo di prepararsi!
Ho scoperto di essere incinta di Giacomo poco più di un mese dopo il matrimonio. Dopo un parto bellissimo è arrivato un post parto traumatico, in cui sono stata ricoverata per delle complicanze di salute.
Nonostante ciò che ho rischiato e sofferto, non ho mai rinnegato questo figlio, che è stato anzi il motivo per il quale volevo farcela, forse la prima volta in cui non ho mollato alla prima difficoltà nella mia vita. Volevo stare bene perché ero la sua mamma e lui poteva contare solo su me e mio marito.
Anche se all’inizio avevo paura che queste complicazioni mi avrebbero impedito di avere altri figli, alcuni mesi dopo abbiamo sentito il desiderio di avere anche una bambina. Abbiamo provato a rimandare per mancanza di coraggio, ma evidentemente Qualcuno ha preso sul serio il nostro desiderio ed eccoci qui ad aspettare proprio una figlia!
Sappiamo che non sarà facile, ma un figlio non può ridursi a una voce in più o in meno nel bilancio familiare: per Giacomo e per la figlia in arrivo noi abbiamo sempre speso pochissimo, perché riceviamo in continuazione un’abbondanza di beni in dono da altre famiglie con figli di cui siamo circondati. Certo, se parti con l’idea che i tuoi figli devono avere sempre tutto nuovo e della marca più costosa e “alla moda” parti male…
Grazie a Dio esistono associazioni come i Centri di Aiuto alla Vita che aiutano le mamme e le famiglie anche materialmente, persino con un servizio di babysitting volontario! Insomma: non possono essere i soldi la scusa per eliminare un piccolo essere umano. Il suo cuore che batte è più importante!
Ma soprattutto vicinanza: con Giacomo ero sola in un posto sconosciuto, ma la mia forza è stata incontrare altre mamme con cui si è creata un’amicizia importantissima. Siamo stati accompagnati anche dalla nostra comunità della quale facciamo parte in parrocchia nella preghiera, anche se stavano lontani da noi fisicamente.
Le prime ecografie sono state una bomba di emozioni: già intorno alla terza settimana dal concepimento di Giacomo si vedeva il cuore pulsare, piccolo piccolo, e nient’altro. Ma il cuore, il battito, c’era, forte e chiaro. Nella prima ecografia della seconda gravidanza fatta a circa 5 settimane dal concepimento si vedeva già un corpicino formato che si muoveva. A 12 settimane non ne parliamo, non stavano fermi!
Oggi non c’è gioia più grande di svegliarsi la mattina, anche dopo non aver dormito, e trovarsi un esserino tra le lenzuola che ha il sorriso del papà e… niente di mio, ma va bene, speriamo che Lucia mi assomigli!
Durante una visita, un’infermiera mi ha detto: “Adesso basta figli, devi lavorare e realizzarti come donna!”. Senza sapere chi fossi, cosa desiderassi, quanto mi avesse fatto felice allattare mio figlio per 12 mesi e prepararmi a ricominciare. Non per tutte le donne rinunciare al lavoro per dedicarsi ai figli è una perdita. Mi piace lavorare e cerco spesso dei momenti in cui farlo, ma non per essere “più donna”.
Io voglio essere libera di dire apertamente che mi sento molto “più donna” mentre accudisco la mia famiglia o mentre mi metto il rossetto prima di uscire.
Che bello poter essere libera, liberi insieme a Stefano, di porci al servizio di una nuova vita – che già esiste – perché possa nascere e avere le stesse opportunità e gli stessi diritti umani fondamentali. Un figlio non è un obiettivo, un “diritto” o una pretesa per riempire un vuoto affettivo, ma è un dono da accogliere, a volte anche morendo un po’ a se stessi. Ed è proprio quando cedi parte di te stesso, gratuitamente, che la vita ti ricambia con la sua pienezza: quella Felicità che tanto cerchiamo.
Chiediamo alla società di aiutarci a esaudire questa felicità, perché è la società intera che ne trae giovamento. Quando nasce un bambino, nascono anche una mamma e un papà, e spesso possono servire mesi a una famiglia per consolidarsi nelle nuove abitudini. Oltre ai sostegni economici, magari non a partire dal “13esimo figlio” solo a chi ha un contratto indeterminato “ai vertici del pentagono”, a volte serve anche un sostegno di natura psicologica e nessuna mamma o papà si dovrebbe vergognare di chiedere questo aiuto.
Cari amici, è vero, come dice un detto, che “per crescere un bambino serve un intero villaggio”, ma se non ci sono una mamma e un papà non c’è nessun bambino, e non c’è nessun villaggio.
Senza la famiglia aperta alla vita, la società muore.
Grazie a tutti e viva la Vita!
https://manifestazioneperlavita.it/t...va%20la%20Vita!