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Discussione: L'ultimo film che avete visto?

  1. #8176
    Opinionista L'avatar di PACE
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    Ma di Claudia Cardinale nessuno dice niente? Icona del cinema italiano della mia generazione; ci ha lasciati mercoledì.

    L'addio a Claudia Cardinale è universale. Da ogni parte del mondo gli omaggi sono verso una donna e attrice straordinaria, capace di interpretare in modo eccellente personaggi di ogni spessore mantenendo sempre forte la propria personalità.

    Dalla Francia l'omaggio doveroso del presidente della Repubblica francese: "Claudia Cardinale incarnava uno sguardo, un talento, che tanto regalava alle opere dei più grandi, da Roma a Hollywood e Parigi, che lei scelse come sua patria", ha postato Emmanuel Macron su X, "Noi francesi porteremo sempre nel cuore questa stella italiana e mondiale, per l'eternità del cinema". Commosso anche il ricordo di Thierry Frémaux, delegato generale del Festival di Cannes per il quale Claudia era "un'italiana avventuriera, libera e ardente" che "ha trasportato i nostri cuori di film in film, sempre irradiando gioia e audacia"
    "Tutti sotto lo stesso tendone blu, il Cielo di Dio, credenti di qualsiasi religione e non credenti, con la certezza che l

  2. #8177
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    Citazione Originariamente Scritto da PACE Visualizza Messaggio
    Ma di Claudia Cardinale nessuno dice niente? Icona del cinema italiano della mia generazione; ci ha lasciati mercoledì.

    L'addio a Claudia Cardinale è universale. Da ogni parte del mondo gli omaggi sono verso una donna e attrice straordinaria, capace di interpretare in modo eccellente personaggi di ogni spessore mantenendo sempre forte la propria personalità.

    Dalla Francia l'omaggio doveroso del presidente della Repubblica francese: "Claudia Cardinale incarnava uno sguardo, un talento, che tanto regalava alle opere dei più grandi, da Roma a Hollywood e Parigi, che lei scelse come sua patria", ha postato Emmanuel Macron su X, "Noi francesi porteremo sempre nel cuore questa stella italiana e mondiale, per l'eternità del cinema". Commosso anche il ricordo di Thierry Frémaux, delegato generale del Festival di Cannes per il quale Claudia era "un'italiana avventuriera, libera e ardente" che "ha trasportato i nostri cuori di film in film, sempre irradiando gioia e audacia"
    Hai ragione, speravo che Cono scrivesse qualcosa, sia per Robert Redford che per Claudia Cardinale, visto che è sempre così generoso con chi passa a miglior vita. Rimangono i loro film, belli quelli di Redford, ricordo ad esempio "I tre giorni del Condor" e "A piedi nudi nel parco", bellissimi quelli della Cardinale che ha avuto la fortuna di lavorare con Visconti e Fellini.

  3. #8178
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    Due film premiati a Venezia.

    “Sotto le nuvole” (2025) di Gianfranco Rosi
    Sotto le nuvole che ruotano attorno al Vesuvio e alle sue attività di vulcano che hanno fatto cambiare faccia ai luoghi che si affacciano alle sue pendici. Come Pompei, che riserva continue scoperte che alimentano la passione di archeologici provenienti da tutto il mondo. Altri scavi mostrano i segni delle diverse epoche attraverso le varie occupazioni, dai romani ai Borboni e ora anche l’attività svolta dai tombaroli che trafugano i tesori in essi contenuti. Il terremoto, nell’area dei Campi Flegrei o nel perimetro del vulcano non fa differenza, attività tellurica che mantiene impegnati i Vigili del Fuoco anche al telefono per tranquillizzare le persone. Ci sono i porti, che attraggono non solo turisti ma anche il traffico commerciale come ad esempio il grano proveniente della martoriata Ucraina. Il documentario a Venezia ha vinto il premio speciale della Giuria e Rosi ha guidato con maestria l'opera dove ha curato non solo la regia, ma anche fotografia (b/n ottimo nei contrasti, meno quando la luce è uniforme) e suono. Alla fine ci restituisce un panorama dell'area partenopea, non solo geografica, ma anche sociale ed economica, lontana dai soliti luoghi comuni e dall’idea che spesso ci facciamo di quella bellissima terra.

    Sotto le nuvole ***


    “La voce di Hind Rajab” (2025) di Kawthar ibn Haniyya
    Gaza nord, un'auto viene crivellata di colpi dall'esercito israeliano, all'interno un'intera famiglia viene falcidiata tranne la figlia piccola. Uno zio che vive in Germania, intuendo la situazione informa Mezza Luna Rossa, organizzazione umanitaria palestinese che opera e coordina i soccorsi nella striscia. Da qui iniziano ore disperate nelle quali la bambina, circondata dai corpi dei familiari morti all'interno dell'auto e dai tank israeliani all'esterno, chiede disperatamente aiuto agli operatori che cercheranno per ore di tranquillizzarla in attesa che un'ambulanza abbia il via libera e raggiunga la piccola. La voce di Hind è quella autentica delle registrazioni e attorno a questa voce la regista ha disegnato e cucito un film che è una via di mezzo tra cronaca e fiction. A Venezia ha vinto il Gran premio della giuria ma si sa per certo che parte dei suoi componenti voleva darle il Leone d'oro ma il Presidente, Alexander Payne, statunitense, forse per non fare uno sgarbo a Trump, ha imposto il film di Jarmush. Sarebbe stato doveroso premiare la voce di Hind con il massimo riconoscimento grazie al quale il cinema avrebbe dimostrato di non avere alcun retropensiero per quello che Israele sta compiendo a Gaza. Dai titoli di coda si scopre che il film è stato prodotto tra gli altri da Alfonso Cuaron, Rooney Mara, Brad Pitt, Joaquin Phoenix.

  4. #8179
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Hai ragione, speravo che Cono scrivesse qualcosa, sia per Robert Redford che per Claudia Cardinale, visto che è sempre così generoso con chi passa a miglior vita. Rimangono i loro film, belli quelli di Redford, ricordo ad esempio "I tre giorni del Condor" e "A piedi nudi nel parco", bellissimi quelli della Cardinale che ha avuto la fortuna di lavorare con Visconti e Fellini.
    Forse ti è sfuggito, ma avevo scritto di Redford in spazio libero sfogo nei giorni passati: molti cuori infranti, soprattutto femminili, grandissimo attore. La Cardinale? Per me, come bravura, viene subito dopo la Magnani e prima della Loren. Come bellezza, subito dopo Monica. Te che ne pensi?
    amate i vostri nemici

  5. #8180
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    Due film presentati in concorso ai festival del 2025

    “Hot milk” (2025) di Rebecca Lenkiewicz
    Una studentessa irlandese accompagna la madre costretta sulla sedie a rotelle a una visita specialistica in Spagna. Conosce una ragazza di cui si innamora e da cui è ricambiata, ma non completamente, solo come amante avendo già una relazione con un’altra persona. La ragazza si troverà stretta tra una madre da cui fa da badante e che probabilmente enfatizza il suo male per averla sempre accanto e un’amante che la delude. Il film, presente in concorso all’ultimo Berlino, ha un soggetto interessante, tratto da un libro che forse leggerò, ma lo sviluppo della storia è piuttosto frammentario, con dei passaggi da un personaggio a un altro che affiancano la protagonista che rendono la narrazione spesso interrotta, modalità che probabilmente nel romanzo funziona, mentre nel film non mi pare.

    Hot milk **

    “Eddington” (2025) di Ari Aster
    Provincia americana, cittadina nella quale c’è ancora lo sceriffo (Joaquin Phoenix), il quale entra in conflitto con il sindaco per via delle misure stingenti applicate da quest’ultimo durante la pandemia e che lo sceriffo non accetta. E’ il motivo che lo porta a candidarsi alla carica di primo cittadino e durante la campagna elettorale dimostra da subito un’intolleranza nei confronti di coloro che manifestano contro il razzismo, che avrà però l’effetto di esacerbare gli animi. Il film era in concorso a Cannes e malgrado la presenza di Phoenix e un’impalpabile Emma Stone si fa a fatica a dargli dei meriti se non quello di affrontare, all’interno di una storia piuttosto sfuocata, uno dei problemi secolari presente negli Usa. Ma ci sono esempi decisamente migliori.

    Eddington **

  6. #8181
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Comunque sei veramente inflessibile nei giudizi. Per avere tre stellette un film deve essere assolutamente perfetto per te.
    Abbiamo rivisto "La ciociara" film che vinse l'Oscar. Secondo te ci arriva a tre stellette?
    amate i vostri nemici

  7. #8182
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    “One Battle after Another” (2025) di Paul Thomas Anderson
    Una organizzazione rivoluzionaria è impegnata nella lotta armata, soprattutto a liberare immigrati clandestini giunti negli Stati Uniti dal Messico. Al vertice troviamo una coppia con figlia. Durante una rapina in banca finita male lei viene catturata e forse liberata grazie a un ufficiale (Sean Penn) attratto dalla sua pelle nera mentre l’uomo (Leonardo Di Caprio) scappa con la bambina. Nella seconda parte lo vediamo assumere le sembianze di un personaggio che sembra uscito da un film dei fratelli Coen, e osservandolo con quell’aria da scappato di casa, non ci si può sorprendere se poi le rivoluzioni finiscono con un buco nell'acqua. In questo ultimo lavoro Paul Thomas Anderson non ha avuto bisogno di passare attraverso i festival, il film è arrivato nelle sale così, all’improvviso. Nelle parti migliori è assolutamente irresistibile grazie a regia, montaggio serrato e un utilizzo originale delle musiche; si notano influenze e stili diversi ma come nei film precedenti il regista inserisce sempre qualcosa di suo, come ad esempio nell'inseguimento tra macchine nella parte finale. Quanti ne abbiamo visti al cinema, ma il suo ha un tocco personale, con la cinepresa schiacciata sulla strada che porta lo spettatore all’interno della macchina. Peccato per alcune sequenze banali, momenti di stanca prima di riprendere con il solito ritmo incalzante. Ad esempio non ho apprezzato il modo grottesco con cui vengono rappresentati i suprematisti. Anche l'ultima sequenza in cui è presente Sean Penn l'avrei eliminata o fatta diversamente. In definitiva un film che ci parla di purezza delle razze, del senso di appartenenza e di come non ci si arrenda alla trasformazione (in peggio) delle società, con un grande Di Caprio (e un odioso Sean Penn).

    One Battle after Another ***

  8. #8183
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    “Dreams” (2024) di Dan Johan Haugerud
    Johanne è una studentessa di diciassette anni che comincia a sentire la necessità di avere una persona al proprio fianco, un po’ come la protagonista del libro che sta leggendo. Improvvisamente e anche un po’ inaspettatamente finisce per innamorarsi della professoressa di francese, una ragazza appena giunta nella sua scuola. Come ogni primo innamoramento Johanne sta malissimo, anche perché non riesce a tramutare il suo sentimento in qualcosa di concreto; tutto quello che immagina di dover fare quando è sdraiata da sola nel letto di casa sua va a sbattere contro un muro nel momento in cui si trova con la professoressa in mezzo agli altri; finché un giorno prende coraggio e la va a trovare direttamente a casa sua. Questi sono i primi venti minuti. Il film ha vinto l’Orso d’Oro all’ultimo Berlino e fa parte di una trilogia insieme a “Sex” e “Love”, quest’ultimo a Venezia nel 2024 (che non ho ancora visto). Secondo l’autore bisognerebbe vederli nell’ordine in cui “Dreams” sta in mezzo agli altri due. La particolarità del film, tipico esempio di cinema scandinavo, è quella di non dare punti di riferimento allo spettatore: quando pensi che accada qualcosa ne sopraggiunge invece un’altra inaspettata. Anche i sogni di cui parla sono quelli che purtroppo non si avverano mentre lo sono quelli meno desiderati, di cui in realtà non ci importa molto.

    Dreams ***

  9. #8184
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    “Dreams” (2024) di Dan Johan Haugerud
    Johanne è una studentessa di diciassette anni che comincia a sentire la necessità di avere una persona al proprio fianco, un po’ come la protagonista del libro che sta leggendo. Improvvisamente e anche un po’ inaspettatamente finisce per innamorarsi della professoressa di francese, una ragazza appena giunta nella sua scuola. Come ogni primo innamoramento Johanne sta malissimo, anche perché non riesce a tramutare il suo sentimento in qualcosa di concreto; tutto quello che immagina di dover fare quando è sdraiata da sola nel letto di casa sua va a sbattere contro un muro nel momento in cui si trova con la professoressa in mezzo agli altri; finché un giorno prende coraggio e la va a trovare direttamente a casa sua. Questi sono i primi venti minuti. Il film ha vinto l’Orso d’Oro all’ultimo Berlino e fa parte di una trilogia insieme a “Sex” e “Love”, quest’ultimo a Venezia nel 2024 (che non ho ancora visto). Secondo l’autore bisognerebbe vederli nell’ordine in cui “Dreams” sta in mezzo agli altri due. La particolarità del film, tipico esempio di cinema scandinavo, è quella di non dare punti di riferimento allo spettatore: quando pensi che accada qualcosa ne sopraggiunge invece un’altra inaspettata. Anche i sogni di cui parla sono quelli che purtroppo non si avverano mentre lo sono quelli meno desiderati, di cui in realtà non ci importa molto.

    Dreams ***

  10. #8185
    Opinionista L'avatar di Barrett
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    “Kontinental 25” (2025) di Radu Jude
    Ancora da Berlino dove al film è stato consegnato l’Orso d’Argento per la miglior sceneggiatura. La vicenda si svolge a Cluji, Romania, una donna è ufficiale giudiziario e deve effettuare uno sfratto nei confronti di un poveraccio che vive in una cantina e passa le giornate a cercare lavoro, bere e a chiedere l’elemosina. L’uomo, quando capisce di dover liberare la sua sistemazione di fortuna, si suicida. Il gesto manda in crisi la donna che si sente in qualche modo responsabile anche se ha agito applicando la legge. Nei giorni seguenti racconta il fatto alla madre, a un’amica, a un suo ex studente e a un prete. Si finisce per parlare anche del contesto generale, dei nazionalismi imperanti, dei rapporti tra Romania e Ungheria, di religione, su come l’economia si sta diffondendo in maniera squilibrata con la mancanza di rete che permetta alle persone di essere soccorse nel momento di bisogno. Tutti argomenti di spessore che però la regista non riesce a tramutare in un linguaggio cinematografico convincente, con una direzione statica – che a me in generale non dispiace ma che qui è utilizzata come elemento principale e non come corollario. Va detto che il film è stato girato con un iPhone 15.

    Kontinental 25 **

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