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Discussione: Essere Genitori oggi

  1. #16
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Sul mio non possedere nulla, i miei genitori non hanno alcuna responsabilità.
    Sul mio non ereditare cose inesistenti, non hanno alcuna responsabilità.
    E ringrazio che sia così.
    Si fa finché si può e con ciò che si ha.
    Se non si ha, si fa meno.
    La libertà è tante cose.

  2. #17
    Astensionista L'avatar di nahui
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    Citazione Originariamente Scritto da Bauxite Visualizza Messaggio
    Sul mio non possedere nulla, i miei genitori non hanno alcuna responsabilità.
    Sul mio non ereditare cose inesistenti, non hanno alcuna responsabilità.
    E ringrazio che sia così.
    Si fa finché si può e con ciò che si ha.
    Se non si ha, si fa meno.
    La libertà è tante cose.
    Ah, certo. Io per prima non ho voluto avere niente a che fare con la casa comprata dai suoceri, ho fatto il mutuo ed ancora lo pago. Forse mi illudo di essere diversa da loro, come genitore, forse mi sbaglio. Però mi è mancata la spensieratezza e la libertà di scelta, di cazzeggio, di chi aveva "il culo coperto", quindi vorrei offrirne un po' a mia figlia. D'altra parte la spensieratezza non si paga, e purtroppo la sua età felice è finita molto prima della mia.
    Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
    (George Bernard Shaw)

  3. #18
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Citazione Originariamente Scritto da nahui Visualizza Messaggio
    Ah, certo. Io per prima non ho voluto avere niente a che fare con la casa comprata dai suoceri, ho fatto il mutuo ed ancora lo pago. Forse mi illudo di essere diversa da loro, come genitore, forse mi sbaglio. Però mi è mancata la spensieratezza e la libertà di scelta, di cazzeggio, di chi aveva "il culo coperto", quindi vorrei offrirne un po' a mia figlia. D'altra parte la spensieratezza non si paga, e purtroppo la sua età felice è finita molto prima della mia.
    Credo che comunque non sia così bislacca l'idea di prenderle una casa/uno spazio/un monoqualcosa purché ciò non comporti rinunce grandi in vista di vecchiaia varie.
    Magari riesci a fiutare qualcosa di conveniente, non si sa mai.

    Quanto a me, non avrò questa "copertura" per cui la vecchiaia o non mi troverà oppure sarà in un posto comune ad altri, però mi solleva non avere prole e ringrazio il mio buon senso per questo.

  4. #19
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da nahui Visualizza Messaggio
    Ah, certo. Io per prima non ho voluto avere niente a che fare con la casa comprata dai suoceri, ho fatto il mutuo ed ancora lo pago. Forse mi illudo di essere diversa da loro, come genitore, forse mi sbaglio. Però mi è mancata la spensieratezza e la libertà di scelta, di cazzeggio, di chi aveva "il culo coperto", quindi vorrei offrirne un po' a mia figlia.
    no, ma non funziona così: è proprio un dato empirico; chi è spensierato non lo è in base ai criteri adulti di culo parato; io sono stato un culo teoricamente parato, ma povero e assolutamente non viziato; ho visto svariati giovani paratissimi, viziatissimi e vecchi a 20 anni, poveri e sprovvisti, ma fiduciosi;

    le variabili sono troppe; prima di tutto, c'è la percezione identitaria di quanto si è attraenti da adolescenti; questa cosa è letteralmente l'impalcatura che sostiene l'investimento in "sicurezze" e i moduli reattivi;
    chi ha un discreto successo è più fiducioso e punta meno sulle sicurezze in favore dell'esplorazione; mentre chi si sente più dipendente sarà paranoico a prescindere; tanto il figlio agiatissimo - ma consapevole della distorsione, ipersensibile - quanto lo sprovvisto ambizioso;

    tutta sta roba, poi, va a combinarsi con i modelli famigliari, il più delle volte almeno modicamente traumatici;
    una persona giovane, tra i 20 e i 30, ha bisogno di scavare sotto questo cumulo per individuare i propri tratti identitari in cui rispecchiarsi e trovare una sorta di guida alle circostanze basata su una mentalizzazione e comprensione di sé; un esempio "forte":
    "chi sono/sarei in caso di separazione/fine di una relazione importante?"

    una persona mediamente piacente e fiduciosa, e capace di osservare le nevrosi famigliari senza esserne inghiottita, può avere un'idea di sé che nella circostanza ipotizzata tiene botta e metabolizza in modo tale da uscirne più forte; cioè, pronta a riprovare, magari fallire meglio, non chiudersi nella torre;

    quello traumatizzato, che non è riuscito a trovare un "gancio" con un se stesso autentico, né buono, né cattivo, ma spiegabile e comprensibile, del quale la stessa persona può fidarsi, che si é mentalizzato, di fronte al "pericolo" manca di ancoraggio emotivo e si rifugia nelle nevrosi, con un supplemento di corazza, e il risultato di non vedersi e riconoscersi mai, se non come prodotto di risulta dei limiti da cui non riesce ad emanciparsi;

    perciò, tutta sta pippa di culi parati e spensieratezza in effetti non esiste come opzione disponibile ai genitori; semmai, è una cosa operativa quando i figli hanno - sperabilmente - 40 o 50 anni; quegli interventi di sostegno al reddito di cui parlate in effetti incidono solo sulla fase di latenza della crisi identitaria, ma in modo marginale; in effetti, si tratta dell'illusione nevrotica dei genitori di poter "fare qualcosa" per figli che sono il risultato "hard", poco modificabile, della propria condizione di famiglia;
    e quegli stessi figli sono interessati a questi contributi solo in misura e modo in cui li collochino eventualmente in un sistema di risarcimenti affettivi.
    c'� del lardo in Garfagnana

  5. #20
    L'avatar di dietrologo
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    Citazione Originariamente Scritto da bumble-bee Visualizza Messaggio
    Certo ai nostri tempi si credeva che figli e famiglia fossero una proprietà privata da usare come si credeva meglio. Oggi cultura e sensibilità sono diverse, per fortuna. Si fa attenzione alle esigenze dei figli, ci si prende cura di loro anche troppo, a livello maniacale forse. Io però non sono così per me i figli vanno preparati ad affrontare la società. Il fatto è che questa società, con la sua morale, i suoi nuovi valori, non è più la nostra o perlomeno noi non ci rispecchiamo in questa, ma rimaniamo fermi ai valori di quando eravamo più giovani. Poi io credo che i figli, prima lascino il nido, prima impareranno a volare e schivare i pericoli da soli.
    rimane il rischio del nostro condizionamento perchè è chiaro che noi facciamo parte di una vecchia generazione .

    non ti sto ad elencare la mia esperienza perchè finirei per parlare di me ma ho imparato a rimanere in disparte ed intervenire solamente su richiesta.

  6. #21
    Astensionista L'avatar di nahui
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    no, ma non funziona così: è proprio un dato empirico; chi è spensierato non lo è in base ai criteri adulti di culo parato; io sono stato un culo teoricamente parato, ma povero e assolutamente non viziato; ho visto svariati giovani paratissimi, viziatissimi e vecchi a 20 anni, poveri e sprovvisti, ma fiduciosi;

    le variabili sono troppe; prima di tutto, c'è la percezione identitaria di quanto si è attraenti da adolescenti; questa cosa è letteralmente l'impalcatura che sostiene l'investimento in "sicurezze" e i moduli reattivi;
    chi ha un discreto successo è più fiducioso e punta meno sulle sicurezze in favore dell'esplorazione; mentre chi si sente più dipendente sarà paranoico a prescindere; tanto il figlio agiatissimo - ma consapevole della distorsione, ipersensibile - quanto lo sprovvisto ambizioso;

    tutta sta roba, poi, va a combinarsi con i modelli famigliari, il più delle volte almeno modicamente traumatici;
    una persona giovane, tra i 20 e i 30, ha bisogno di scavare sotto questo cumulo per individuare i propri tratti identitari in cui rispecchiarsi e trovare una sorta di guida alle circostanze basata su una mentalizzazione e comprensione di sé; un esempio "forte":
    "chi sono/sarei in caso di separazione/fine di una relazione importante?"

    una persona mediamente piacente e fiduciosa, e capace di osservare le nevrosi famigliari senza esserne inghiottita, può avere un'idea di sé che nella circostanza ipotizzata tiene botta e metabolizza in modo tale da uscirne più forte; cioè, pronta a riprovare, magari fallire meglio, non chiudersi nella torre;

    quello traumatizzato, che non è riuscito a trovare un "gancio" con un se stesso autentico, né buono, né cattivo, ma spiegabile e comprensibile, del quale la stessa persona può fidarsi, che si é mentalizzato, di fronte al "pericolo" manca di ancoraggio emotivo e si rifugia nelle nevrosi, con un supplemento di corazza, e il risultato di non vedersi e riconoscersi mai, se non come prodotto di risulta dei limiti da cui non riesce ad emanciparsi;

    perciò, tutta sta pippa di culi parati e spensieratezza in effetti non esiste come opzione disponibile ai genitori; semmai, è una cosa operativa quando i figli hanno - sperabilmente - 40 o 50 anni; quegli interventi di sostegno al reddito di cui parlate in effetti incidono solo sulla fase di latenza della crisi identitaria, ma in modo marginale; in effetti, si tratta dell'illusione nevrotica dei genitori di poter "fare qualcosa" per figli che sono il risultato "hard", poco modificabile, della propria condizione di famiglia;
    e quegli stessi figli sono interessati a questi contributi solo in misura e modo in cui li collochino eventualmente in un sistema di risarcimenti affettivi.
    Axe, io la vedo in un modo più basico, anche perché ho sotto gli occhi un prodotto che ha avuto una certa fortuna nello shaker genetico, quindi non credo che abbia insicurezza nelle relazioni: noi avevamo la fiducia nel fatto che impegnandoci ce l'avremmo fatta, a trovare un lavoro, un certo benessere, a diventare anche meglio dei nostri genitori. Per me poi non è stato così, nonostante il titolo di studio più elevato, ma vabbè, tra i 20 ed i 30 anni ci credevo, quindi ero fattiva e serena, orientata ad uno scopo. Nella generazione di mia figlia vedo paura del futuro e sfiducia, nonostante abbiamo adottato uno schema educativo più consapevole e volto a creare autostima, mentre i miei genitori non sapevano neanche cosa studiassi, bastava che mi levassi dalle balle al più presto.
    Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
    (George Bernard Shaw)

  7. #22
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da nahui Visualizza Messaggio
    Axe, io la vedo in un modo più basico, anche perché ho sotto gli occhi un prodotto che ha avuto una certa fortuna nello shaker genetico, quindi non credo che abbia insicurezza nelle relazioni:
    ok, fin qui ci siamo; è un buon passo avanti in termini di capitale, che anticipa le paturnie che in genere si rinviano a dopo; comunque un plus, di solito;
    noi avevamo la fiducia nel fatto che impegnandoci ce l'avremmo fatta, a trovare un lavoro, un certo benessere, a diventare anche meglio dei nostri genitori. Per me poi non è stato così, nonostante il titolo di studio più elevato, ma vabbè, tra i 20 ed i 30 anni ci credevo, quindi ero fattiva e serena, orientata ad uno scopo. Nella generazione di mia figlia vedo paura del futuro e sfiducia, nonostante abbiamo adottato uno schema educativo più consapevole e volto a creare autostima, mentre i miei genitori non sapevano neanche cosa studiassi, bastava che mi levassi dalle balle al più presto.
    appunto: nel vostro caso, l'equazione aveva due parametri noti - la famiglia d'origine, respingente, e quella aspirazionale, attraente - e l'incognita su cui concentrarsi era il titolo/lavoro che avrebbe dato compimento a quella direzione, offrendo un'identità almeno teoricamente "forte";

    mo' ti dico sta cosa perché io ho vissuto l'identico conflitto, più da sconfitto, con la necessità di fare i conti con la questione; quando mi sono rassegnato al fallimento di quell'investimento di status professionale su cui avevo puntato come identità/corazza, si è aperto un baratro, spaventoso ma anche affascinante; perché una realtà snobbata come succedanea dei miei sogni improvvisamente diventava pregiata piattaforma per far emergere un me stesso autentico;
    nel contempo, quel me stesso covava rabbia per motivi cui le ambizioni feticcio erano risposte nevrotiche; la provvidenza ha provveduto, senza mio merito; ma la lezione è stata che le fonti di insicurezza e sfiducia fino a 30 anni non riguardano lo strumentale delle sicurezze su cui "costruire qualcosa", come per Anton-Giulio e Anton-Luca Zòccano , ma proprio quel "qualcosa" a cui si dice "sì", buttandocisi a corpo morto, perché l'istinto ci si trova; vedi che ti riesce fare bene certe cose, ti puoi raccontare una sensazione bella e credibile ed esprimere un mondo con un potenziale appassionante autonomo, e non strumentale, come le nostre ambizioni;

    io credo che prima di tutto una ragazza dell'età di Figlia avrebbe bisogno di fare una cosa bella, che la metta in contatto consapevole con un suo talento, in cui si riconosce come "missione" identitaria gratificante; i 20enni al futuro non pensano proprio; magari le narrazioni degli adulti suggeriscono loro tutti quegli ostacoli oggettivi che saggiamente vediamo, e la 20enne ti dice quello che pensa ti tranquillizzi, in base ai discorsi che ascolta;

    ma a quell'età i soldi sono questione di conoscere un locale che ti piglia come cameriera e l'alloggio avere due o tre amici agiati con villa in collina che ti potrebbero ospitare gratis tutta la vita
    probabilmente, le cose stanno sotto il naso di tutti, come la lettera di Poe; ma l'abitudine a un certo schema di razionalità esclude le cose più semplici.
    c'� del lardo in Garfagnana

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