Risultati da 1 a 5 di 5

Discussione: "Festival della malinconia"

  1. #1
    Opinionista
    Data Registrazione
    30/04/19
    Messaggi
    2,363

    "Festival della malinconia"

    Il 7 e l’8 novembre a Perugia si svolgerà il “Festival della malinconia”, nell’ambito di “Umbria green festival”.

    L’evento si propone di esplorare la malinconia come esperienza interiore, un tempo sospeso, ma anche come possibile legame tra l'arte, le emozioni e il pensiero.

    “La malinconia è l’aspirazione a un altrove che non abbiamo mai conosciuto”: la frase è attribuita a Charles Baudelaire. Per questo scrittore francese la malinconia non è solo tristezza, ma anche desiderio di un "altrove" irraggiungibile, è voglia di infinito e di bellezza, lontani dalla realtà, dallo “spleen”.

    Il sostantivo inglese"spleen" (= milza) evoca l’antica medicina ippocratica, la quale credeva quest'organo del corpo la causa del nero "umore" (= bile nera), cioé della malinconia, propria di vari scrittori inglesi e francesi delle correnti letterarie del Romanticismo e del Decadentismo.

    Nella raccolta di poesie titolata “I fiori del male” (Les fleurs du mal) pubblicata nel 1857, Baudelaire esplora temi come il peccato, la morte, la decadenza e la ricerca della bellezza.


    autore sconosciuto: “Spleen” (malinconia), 1915
    Ultima modifica di doxa; 02-11-2025 alle 19:39

  2. #2
    L'autore "sconosciuto " è Charles Boirau (1890-1949), disegnatore umorista e illustratore. Realizzò anche cartoline e un album, "Le sette piaghe dell'Africa", pubblicato nel 1932 a Dakar, dove lavorò come funzionario pubblico.
    Ha contribuito a Le Canard Enchaîné (1921-25); Floreale (1922); Le Chat Noir (1922-23); Excelsior Dimanche (1923); L'Épatant (1924); Le Pêle-Mêle (1924-27); Almanacco Nazionale; Le Régiment (1925); L'Animateur des Temps Nouveaux (1926); Parigina (1927-30); Mer et Colonies (1934-36); Le Monde Colonial Illustré (1935-36); Ric et Rac (1938); e Almanach Sauba (1939-40).
    Era soprattutto un umorista e come spesso succede sono proprio i comici e i clown a cogliere gli aspetti più malinconici della vita.

    Certo che più malinconico dell'accordo formato dalle note Fa – Si – Re♯ – Sol♯ che Wagner piazza nell'ouverture di Tristan und Isolde, non è facile trovarne: la tonalità minore è già di per se malinconica, poi con la sesta dissonante lo diventa ancora di più...


  3. #3
    Opinionista L'avatar di axeUgene
    Data Registrazione
    17/04/10
    Località
    sotto una quercia nana in zona Porta Genova
    Messaggi
    23,909
    Citazione Originariamente Scritto da Kurono Toriga Visualizza Messaggio
    Certo che più malinconico dell'accordo formato dalle note Fa – Si – Re♯ – Sol♯ che Wagner piazza nell'ouverture di Tristan und Isolde, non è facile trovarne: la tonalità minore è già di per se malinconica, poi con la sesta dissonante lo diventa ancora di più...
    un Fa semidiminuito, ambiguo di suo, perché potrebbe essere un minore con la V bemolle - quindi, con funzione di minore - o un 7/9 senza la tonica, e quindi con funzione di tensivo/dominante;
    siccome saremmo in La minore, il Fa non è nella scala diatonica del sistema di La minore armonico;
    molti dicono che questo accordo è l'esordio dell'armonia moderna;

    perché suona così ? e come ci è arrivato Riccardino ? intanto, ci sarebbe una questione di forma su come viene scritto, a seconda di come va a risolvere; Wagner non si sbagliava, ma è una questione complessa da spiegare;

    quello che ha fatto, secondo me, è che prima del dominante naturale di la minore - mi maggiore, che poi lascia sospeso, non risolve in la - ha preso il VII grado, che pure è un tensivo dominante, cioè il Sol, che ha sostituito col tritono - do#7 - a cui ha tolto la tonica, ottenendo quel misterioso Fa, che uno dice: a'ro èsce mo' a chist ?

    poi rifà tutta la tiritera una terza sopra e poi ancora; risolve alla fine del terzo atto; insomma, il tantra
    in effetti, tutta questa malinconia e tensione racconta di un amore impossibile da consumare e che si compie solo con la morte;
    sembra astruso e palloso; in verità, l'apparentemente più accessibile Brahms spesso è davvero più ostico; in certe sinfonie cambia centro tonale ogni due secondi, che viene il mal di mare anche a Braccio di ferro
    c'� del lardo in Garfagnana

  4. #4
    Opinionista
    Data Registrazione
    30/04/19
    Messaggi
    2,363
    Grazie Kurono per la tua informazione sull’autore della fotografia.

    Un bel saluto anche a te axe.

    Aggiungo quel che non ho detto nel primo post

    Alcuni studiosi dicono che la prima a parlare di spleen col significato di malinconia fu la poetessa britannica Anne Finch (1661 – 1720), nella sua ode del 1709 titolata "The Spleen".

    La Finch fu anche dama di compagnia di Maria Beatrice d’Este, nota in Inghilterra come “Maria di Modena” (Mary of Modena), figlia di Alfonso IV d’Este (duca di Modena e Reggio Emilia) e di Laura Martinozzi, nipote del famoso cardinale Mazzarino, nato in Abruzzo, a Pescina, nel 1602.

    Maria Beatrice d’Este fu coniugata a Giacomo II Stuart e come consorte fu regina d’Inghilterra, di Scozia e d’Irlanda per soli tre anni, dal 1685 al 1688, poi subì l’esilio in Francia. In questa nazione la parola “spleen” si diffuse col significato di tristezza, malinconia, insoddisfazione, noia.

    Dall’antica lingua greca deriva il sostantivo malinconia: dal lemma “melankholìa” (= bile nera) parola composta da “mélas” (= nero) + “khòlos” (= bile), transitata poi nel latino tardo “melanchòlia” (= umore nero).

    Fra i tanti esempi che si possono indicare c’è quello riguardante la malinconia che si fa strada quando un amore finisce, quando s’interrompe la frequentazione con il/la partner.

    Nel passato nei manicomi c’erano anche pazienti col “mal d’amore”, che in realtà era una reazione depressiva.

    Sigmund Freud nel suo saggio titolato: “Lutto e melanconia" definì la malinconia “un profondo e doloroso scoramento, un venir meno dell’interesse per il mondo esterno, la perdita della capacità di amare, l’inibizione di fronte a qualunque attività”.

    La malinconia può anche derivare dal trovarsi a vivere in maniera non pacificata il rapporto con l’ineluttabile scorrere del tempo, con la precarietà e la fugacità della vita, mettendo in crisi il significato delle azioni e dei progetti.

    Quado ero ragazzo era in auge (per breve tempo) una canzone cantata da Claudio Villa, titolata “Buongiorno tristezza”. Una strofa del testo dice:
    “Buongiorno tristezza,
    amica della mia malinconia,
    la strada la sai
    facciamoci ancor oggi compagnia”.



    p. s. Non molto tempo fa alla malinconia ho già dedicato un topic
    Ultima modifica di doxa; 06-11-2025 alle 21:06

  5. #5
    Opinionista
    Data Registrazione
    30/04/19
    Messaggi
    2,363
    ---

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
  • Il codice BBAttivato
  • Le faccine sono Attivato
  • Il codice [IMG]Attivato
  • Il codice [VIDEO]Attivato
  • Il codice HTML � Disattivato