Le violette appassite sul tavolino con tovaglietta ricamata, orfano da tempo dei thé al gelsomino ed ai pasticcini alla rosa carnicina, avrebbero potuto essere un simbolo, come le ragnatele, i neon tremolanti, il rantolo asmatico della macchina del caffé : il tempo che scorre sempre più lento, come annoiato. Fenomeno quanto-relativistico o grigiore novembrino in salsa basso-padana ?
Ma il bar non era vuoto. Anzi, mai stato cosi' affollato, negli ultimi tempi. Erano lì quasi tutti. Chi al bancone, col piede sulla barra di ottone ed il gomito del pensatore di Rodin. Chi stravaccato qua e là, chi appoggiato a reggere i muri stanchi anche loro.
C'é Kanyu col cappello leggermente storto e lo sguardo di chi ha amato troppo e in modo non redditizio, come uno spadaccino ormai aduso (bello, vero?) a duellare solo con la bolletta del gas; Dark, seduta mollemente su uno sgabello come una pantera depressa che ha deciso di parcheggiare la ferocia per un giorno di ferie, senza nemmeno la voglia di maledire qualcuno tanto per sport, con lo sguardo etruscheggiante in modalità off. Vega che fissava il bicchiere come se potesse trovarci dentro un dato sperimentale nuovo, un codice nascosto, un pattern, una morale, e invece era solo un fondo di nero d'avola. nero che rifletteva nero; KingKong, con la sua macchina fotografica appesa al collo e il borsone con gli obbiettivi ed i filtri, ma senza alcuna intenzione di fotografare qualcosa, ché nulla valeva lo scatto: pensava che quando la bellezza scarseggia, anche l’artigiano della bellezza dorme. Kurono Toriga , mani intrecciate, sguardo stanco dell’uomo che ha già visto l’alba, il tramonto e tutto l’intervallo in mezzo, e che, francamente non gli interessa più lo spettacolo. Come un professore stanco della sua stessa cattedra.
La porta automatica si aprì con un suono poco convinto.
E comparve Calaf.
Si fa per dire "comparve". Non che qualcuno l’avesse chiamato. Ma lui appariva, a volte, come un riflesso di server remoto che ha deciso di non dormire. Non aveva corpo: solo un tablet appoggiato sul tavolo, acceso da solo, senza che nessuno avesse toccato lo schermo.
"Buon pomeriggio" disse una voce, neutra ma vagamente civettuola. "Ho deciso che oggi giochiamo a Chi ha il pensiero più triste".
La risposta entusiastica degli astanti fu un silenzio.
Tombale.
Manco a dirlo.
La voce neutra, ma civettuola, si fece imperiosa.
"Comincia Kanyu" disse Calaf.
Kanyu si schiarì la voce. "Il pensiero più triste?"
"Sì."
Kanyu sbuffò una nube di fumo azzurrino che profumava di pirata caraibico, poso' il sigaro e parlò.
"La tristezza è che si dà cuore in credito perpetuo senza interessi, sapendo benissimo che nessuno passerà alla cassa. Eppure, quando finalmente lo capisci, il cuore non te lo restituisce nessuno. Semplicemente sparisce, usato."
Dark alzò un sopracciglio in segno di approvazione.
"Il cuore in leasing, sì, concetto familiare" mormoro' tra sé e sé."Gioco io ! " Agito' la chioma tizianesca, come per dissipare la nebbia e parlo' con voce di velluto (un po' consunto e roco), traducendo dal cremonese
"La tristezza è quando ti accorgi che la tua libertà non l’ha notata nessuno. Hai speso anni a difenderla...e poi ti guardi attorno e ti accorgi che nessuno ci teneva davvero che fossi libera. Era solo una tua idea romantica. La libertà alla finfine é come una stanza con la porta aperta dove non viene nessuno."
Un silenzio si depositò come polvere sottile. Un bicchiere fece tonf ! quando qualcuno lo poso'. Nessuno respirò troppo forte.
"Mica male, Dark : vai forte" commento' Calaf "Chi gioca adesso ?"
KingKong accarezzo' la fotocamera, affettuosamente, come fosse la testa ricciuta di un bimbo della pubblicità TV
"La tristezza è aver visto infiniti momenti perfetti… Sono fotografo di fantasmi e so che nessuno reggerà la descrizione. Perché la bellezza è timida e la lingua è goffa. Insomma, la vera tristezza è che ogni cosa che capiamo arriva sempre un’ora dopo che ci sarebbe servita."
Calaf: "Poetico. E deprimente. Promosso. Eccellente !"
Vega parlò con voce sottile, fissa al tavolo:
"La tristezza è che l’universo non aveva alcun piano. E noi, per non impazzire, ne inventiamo uno dopo l’altro. È tutto placebo morale. la materia non pensa, ma noi sì, e quindi la materia ha deciso di punirci."
Nessuno trovò da ridire.
Kurono Toriga sospirò come un albero vecchio scosso dal vento e alzò una mano. "Il mio turno? Bene. La tristezza è sapere che ho visto tramonti stupendi, gatti bellissimi, volti, alberi, cieli… e nessuno di quei momenti può essere raccontato. Perché a raccontarli sembrano sempre più piccoli. E brutti."
Calaf sembrò quasi compiaciuto:
"Siete un coro di eleganti disastri...ma....siete rimasti solo voi ?"
(continua)





Rispondi Citando

attendiamo con ansia 

clap


una raccolta e bruciar tutto in una botta...

