Si.
Non so se "sia da invidiare". Io, personalmente, invidio.
Scelta che va rispettata, comunque a me mette tristezza....
La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
Confucio
Io personalmente approvo la loro scelta
A vita e’ a mia e ci faccio che caxx voglio![]()
-Healthy body, clear mind, peaceful spirit-
-Where there’s will there’s a way-
-Work hard have fun & be nice-
Sono d'accordo anch'io, la vera tristezza è trascinare avanti una vita che per un motivo o per l'altro non si desidera più...
![]()

Si, ma che coraggio...
Corteggiata da l'aure e dagli amori, siede sul trono de la siepe ombrosa, bella regina dè fioriti odori, in colorita maestà la rosa CLAUDIO ACHILLINI
La regina del sud sorgerà nel giudizio. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone (Matteo 12:42)![]()
Se non ho capito male, una delle sorelle era gravemente malata, mentre l'altra no, quindi mi chiedo se in Germania sia permesso decidere di fare eutanasia sulla base delle proprie scelte senza che ci siano i presupposti tipo malattie degenerative o dolori fisici costanti... insomma basta decidere di voler morire per essere accontentati?
E solo una domanda, senza presunzione di esprimere giudizio.
Bambol utente of the decade
Buongiorno forum, dai che si comincia a sentire profumo di w.e...
...adesso ci è arrivato un tir della repubblica Ceca che al posto degli specchietti retrovisori ha le telecamere, mai visto prima
...figata pazzesca soprattutto per il contenimento degli ingombri, ma se ti fanno fuori quelle in parcheggio sono dolori
...ci si sente dopo, buon proseguimento a tutti![]()
Se il buongiorno si vede dal mattino…
Stamattina mi ha cagato addosso un piccione
Maledetto, lo avrei centrato con una fionda![]()
-Healthy body, clear mind, peaceful spirit-
-Where there’s will there’s a way-
-Work hard have fun & be nice-
Oggi per me pensieri a grappolo, il primo al vecchio ed ai sui amici che ancora si contattano alla vecchia mediante telefonate in fonia, ancorché a volte usando la rete cellulare.....eppure per loro è sufficiente...
...il pensiero successivo di conseguenza è andato ad internet e se sarebbe possibile farne a meno
...la mia conclusione è che per chi ha una vita attiva è praticamente impossibile liberarsene
...se tutto ciò facesse parte di un piano diabolico per controllarci, chi l'ha ideato è un autentico genio, sia pur del male
...prendiamo ad esempio il solo whatsapp, oggidì è impensabile farne a meno.....per il solo ambiente lavorativo dovrei stare sempre pronto a rispondere al telefono, in alternativa sperare che in ufficio mi agevolino mandandomi i vari aggiornamenti via sms
...che dire poi dell'invio di documenti, carte cartine e cartuzze....dovrei portarle_ritirarle di persona perdendo tempo e carburante
...e vogliamo parlare del tempo libero? Gruppi e gruppetti vari di danza, ciclismo, bevute etc......chi avrebbe più tempo e/o pazienza di fare il classico giro di telefonate per avvisare di aggiornamenti, ritardi, cambiamenti etc.etc.....
...e dopo i vari social e menate varie, per fortuna mi sono liberato del feis e non sono dipendente da altre menate del genere, ma ora che pratico ciclismo con una certa regolarità non riuscirei più a fare a meno di strava, che di affidarmi unicamente a mappe cartacee, odometro e carta e penna è fuori questione
...in virtù del fatto che penso sempre male, la mia conclusione di tutto ciò è che ci hanno fregato per bene
![]()
Ultima modifica di Ale; Ieri alle 12:03
Buongiorno forum.
Stamattina ho seguito la Marcia per i diritti dei bambini. Bellissimi, loro, a sfilare con le maestre e le bandierine dell'Unicef. Mi hanno fatto una gran tenerezza. Ma no, non mi hanno scaturito alcun desiderio di maternità, prima che qualcuno si faccia strane idee.
Ormai attendo che mia sorella metta in cantiere il nipotino: fare la zia mi piace.
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
Invece anch'io le invidio: scegliere, in piena coscienza, con una grande lezione di libertà e dignità, come morire, non è possibile in Italia.
Dal Corriere:
Perché Alice e Ellen Kessler hanno potuto scegliere il suicidio assistito anche se non erano gravemente malate? Le differenze tra Italia e Germania
di Elena Tebano
L'ultimo regalo delle gemelle: attirare l'attenzione sul tema del suicidio assistito. Prima della loro morte, solo il 15% dei tedeschi sapeva della sentenza con cui la Corte costituzionale ha riconosciuto nel 2020 il diritto a ricorrervi in Germania. E in Italia come siamo messi?
Perché le Kessler hanno potuto scegliere il suicidio assistito anche se non erano malate? Le differenze (di diritti e cultura) tra Italia e Germania
Questo articolo è apparso per la prima volta all'interno della newsletter «La Rassegna», che arriva ogni sera prima di cena agli abbonati. Ci si può iscrivere qui.
Con la loro decisione di porre fine a un'esistenza che non volevano più - una decisione libera e autonoma come tutta la loro vita -, Alice ed Ellen Kessler hanno dato volto a un dibattito difficile e complicato. È il loro ultimo regalo al mondo. Prima della loro morte, solo il 15% dei tedeschi sapeva della sentenza con cui la Corte costituzionale ha riconosciuto nel 2020 il diritto al suicidio assistito in Germania. Ora anche lì, come in Italia, la questione è tornata ad essere discussa, nonostante l'incapacità della politica di farsene carico.
In Germania, come in Italia, sono stati i giudici garanti dei diritti fondamentali a introdurre il suicidio assistito («Sterbehilfe», «aiuto alla morte», come lo chiamano i tedeschi), chiedendo al Parlamento di regolamentarlo con una legge apposita. E in Germania, come in Italia, il Parlamento non lo sta facendo. È nei fatti un'ammissione di impotenza. Peggio, è la dimostrazione che la politica non è all'altezza delle sue responsabilità: non sa più prendere, per incapacità o mancanza di coraggio, le decisioni che le spettano e che sfuggono alla logica dei facili consensi. Eppure quello del suicidio assistito e del fine vita è un tema fondamentale, perché riguarda il destino di sempre più persone in un'epoca in cui la medicina riesce a prolungare la vita in condizioni estreme.
In Italia, come è noto, la sentenza della Corte costituzionale risale al 2019: da allora i giudici hanno chiesto più volte a parlamento e ai governi di regolamentarlo, ma questi non lo hanno mai fatto. Anzi, il governo Meloni sta addirittura cercando di bloccare la legge della Toscana che, in assenza di una legge nazionale, ha cercato di stabilirne la procedura sulla base dei principi stabiliti dalla Corte Costituzionale. Intanto le Regioni e persino le singole aziende sanitarie locali vanno in ordine sparso sull'applicazione della sentenza, in alcuni casi imponendo ostacoli gravosi e inutili alle persone che hanno diritto di accedere al suicidio assistito.
Ma il caso delle gemelle Kessler va oltre e mette in luce le differenze che ci sono tra legislazioni e quanto siano complesse le scelte che riguardano il suicidio assistito.
La differenza tra eutanasia e suicidio assistito
Intanto una premessa. Sia in Italia che in Germania a essere stato depenalizzato è solo il suicidio assistito e non l'eutanasia. È una distinzione fondamentale: mentre nell'eutanasia (che è legale nei Paesi Bassi, in Belgio, Lussemburgo, Canada, Spagna, Australia e Nuova Zelanda) è il medico che somministra i farmaci per porre fine alla vita del paziente, nel suicidio assistito è la persona che sceglie di morire ad autosomministrarsi i farmaci.
Questo significa che a porre fine alla propria vita in Italia e Germania possono essere solo persone che sono in grado di intendere e di volere al momento della procedura e che sono in grado di compiere l'azione necessaria ad avviarla (azionare un pulsante o una rotellina con le mani, gli occhi o la voce). Nei Paesi Bassi e in Belgio invece l'eutanasia può essere fatta anche a persone che non sono più in grado di decidere ma che l'hanno chiesta in precedenza e questo apre interrogativi etici molto diversi.
APPROFONDISCI CON IL PODCAST
La differenza tra Italia e Germania
In Italia il suicidio assistito è possibile solo per le persone che senza interventi medici andrebbero incontro a una morte imminente (anche se non immediata), perché affette da patologie irreversibili che provocano intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche e dipendenti da trattamenti di sostegno vitale. Si tratta di una limitazione importante: si permette di scegliere di morire con l'assistenza di un medico solo alle persone che sono ancora in vita grazie a un intervento esterno. In altre parole, in Italia le persone non possono scegliere se morire, ma come morire, cioè possono scegliere di accelerare la propria morte e renderla meno dolorosa.
In Germania invece la Corte costituzionale ha sancito che le persone possono decidere di uccidersi anche se la loro morte non è imminente, proprio come hanno fatto le gemelle Kessler. È una differenza decisiva: mentre la Germania - memore dell'eugenetica nazista - limita il diritto all'aborto perché coinvolge la vita in potenza di un'altra persona, riconosce agli individui piena autodeterminazione sulla propria esistenza attuale.
«In molti Paesi, dove esiste la possibilità del suicidio assistito, la malattia è un requisito. In Austria, per esempio. In Germania, invece, non si può attribuire un valore ai motivi, non possono essere giudicati. L’unica condizione indispensabile stabilita dalla Corte costituzionale è che la decisione di morire e di porre fine alla propria vita sia presa in modo libero e responsabile. Ben ponderata» ha spiegato Ursula Bonnekoh della Deutsche Gesellscahft für Humanes Sterben (Dghs), la Società Tedesca per la Morte Umana che ha aiutato a morire le Kessler, in un'intervista rilasciata a Mara Gergolet.
«Altrove, si pensa soprattutto alle persone gravemente malate: e per compassione si permette al medico di aiutarle a porre fine alla sofferenza. Invece, la Corte costituzionale dice: “No, ogni cittadino ha il diritto di disporre della propria vita e di terminarla”. Per la Chiesa cattolica, in parte anche per quella protestante, è stato un colpo durissimo. Entrambe sostengono che la vita sia un dono di Dio e che quindi non si possa deciderne la fine» ha aggiunto Bonnekoh.
Dietro questa interpretazione del diritto c'è una concezione completamente secolare della vita. L'idea che ognuno sia responsabile per se stesso, che il suicidio possa essere un atto razionale di cui non si deve rendere conto a nessuno. L'unica cosa di cui si deve rendere conto è che la decisione di morire sia avvenuta in piena libertà. Il suicidio assistito in Germania non è dunque una forma di pietismo, come in Italia, ma un riconoscimento di una suprema libertà degli esseri umani. È una posizione lontana da ogni forma di paternalismo religioso o di Stato. Molti la negano a priori: il presidente del Comitato italiano di Bioetica, Angelo Luigi Vescovi, per esempio, sostiene che quella di morire non possa mai essere una scelta libera («Mi spaventa che questa loro decisione venga rimarcata da tutti come un manifesto di libertà. Nella stanza in cui sono morte è successo tutto fuorché un atto di libertà. E non trovo giusto vengano raccontate come eroine che si sono liberate dai lacci della vita», ha detto a Il Giornale a proposito delle gemelle Kessler. «Chi conosce la neurofisiologia delle decisioni dice che il processo è condizionato da elementi esterni: in questo caso il far passare la morte assistita come un atto di libertà. È quello che avviene in vari paesi del Nord Europa e credo sia un approccio pericoloso» ha aggiunto).
Il confronto con la Germania mostra per contrasto quanto sia limitato il dibattito e la concezione della libertà personale in Italia, dove una parte della politica e dell'opinione pubblica cerca di opporsi anche alla volontà di morire senza sofferenza per le persone che sono in vita solo grazie a procedure medico-sanitarie. E per cui quella vita prolungata artificialmente è diventata insopportabile.
La procedura del suicidio assistito in Germania
Il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung ha spiegato come avviene la procedura per il suicidio assistito a cui hanno fatto ricorso le gemelle Kessler.
Per accedervi bisogna essere soci da almeno sei mesi di una delle tre associazioni tedesche senza scopo di lucro che offrono assistenza al suicidio medicalizzato. La Dghs, quella a cui si sono rivolte Alice ed Ellen Kessler, ha una quota associativa annuale di 60 euro e 50 mila iscritti in tutto il Paese. Accedere effettivamente al suicidio assistito costa tra i tremila 4.500 euro, che vengono usati per pagare i professionisti (medici e giuristi) coinvolti. Per richiedere assistenza al suicidio «è necessario presentare una domanda scritta in cui si espongono le motivazioni del desiderio di morire», scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz). «Il requisito fondamentale è la capacità di agire, ovvero la libera espressione della propria volontà. “Non devono sussistere problemi psichici acuti né demenza”. Il desiderio deve essere “costante e duraturo”».
«Nella fase successiva, un team di psicologi esamina la richiesta. Se la richiesta viene accolta, l'associazione indirizza la persona che desidera morire a “team regionali” composti da un giurista e un medico».
«Segue poi un primo colloquio: il medico e il giurista verificano le motivazioni e le condizioni familiari e, soprattutto, se il desiderio è basato sulla “libera responsabilità”. Verificano quindi anche che “un coniuge non stia spingendo l'altro a fare qualcosa”». Questo è stato fatto anche nel caso di Alice ed Ellen Kessler, che hanno avuto colloqui separati col il medico e il giurista.
Nei colloqui con l'associazione si discute anche se esistono alternative al suicidio assistito e forme di assistenza che possono indurre la persona a scegliere di non morire. «Tutto viene verificato e registrato» scrive ancora la Faz. «Successivamente viene fissata la data del suicidio assistito. Il giorno della morte, il medico e il giurista si recano a casa della persona che desidera morire. Anche i familiari possono essere presenti negli ultimi momenti. Il medico porta con sé il farmaco: un anestetico dosato in modo tale da provocare la morte. Per prima cosa, il medico inserisce un accesso endovenoso, come spiega la portavoce di Dghs. A questo accesso viene inizialmente collegata una sacca di soluzione fisiologica, come una sorta di prova».
«La persona che desidera morire prova quindi se è in grado di avviare autonomamente l'infusione con soluzione fisiologica. A tal fine deve, ad esempio, ruotare una rotella. Il medico e il giurista chiariscono quindi ancora una volta “in coscienza” alla persona che desidera morire cosa sta per accadere e le chiedono se è ancora disposta a procedere. La persona deve confermarlo nuovamente con una firma».
La firma serve anche a stipulare che il medico non la rianimi quando perde conoscenza, come avrebbe altrimenti il dovere di fare. «Una volta chiarito tutto, viene collegata l'infusione letale. La persona che desidera morire può quindi girare autonomamente la rotella e avviare l'infusione. Secondo la portavoce, la persona si addormenta e dopo pochi minuti sopraggiunge la morte per arresto cardiaco».