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Discussione: Città

  1. #1
    Opinionista L'avatar di Ninag
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    Città

    La stazione si presenta squallida come la maggior parte di esse, i treni emanano sempre quell’odore fastidioso di poco pulito, sembra che nessuno riesca a levargli quell’odore, forse sono i corpi umani che lasciano quell’impronta olfattiva.
    Non è la città che ti aspetti ad accoglierti, una folla variopinta intorno alla piazzola dell’autobus, un bambino con caratteri asiatici corre avanti indietro, mentre un padre che sembra distratto lo segue con lo sguardo, il bambino probabilmente non ha più di due anni.
    Non è una città allegra quella che mi viene incontro, neppure quella che avevo immaginato, certo le città immaginarie sono un’altra cosa.
    Non vedo quell’accoglienza che ho riscontrato a Ferrara, la gente non sorride, tutti hanno fretta, eppure è domenica.
    Alcuni ragazzi di colore indossano abiti eleganti, forse hanno ancora il senso della festa.
    L’autobus arriva e pochi minuti dopo e si riempie di tutti quei colori, una donna Indiana indossa un sari rosso e bianco, una giovane mamma di colore canta una specie di canzoncina ad un bimbo in carrozzina. Un uomo forse italiano, probabilmente è l’unico oltre me, tiene in braccio un bambino molto piccolo.
    Sta fermo, in piedi, a pensarci bene forse non era italiano, è raro vedere un italiano con un bambino in braccio su un autobus, da uomo del nostro tempo usa l’auto, con i seggiolini di varie misure a seconda dell’età, aggeggi che a dire il vero discretamente costosi.
    Il parco cittadino è già gremito e gran parte degli occupanti dell’autobus scende, c’è un grande sciamare frettoloso, sembrano tutti felici di essere arrivati a destinazione.
    C’è in corso una partita di pallavolo, vedo dei ragazzi molto giovani e da lontano, noto che sono vestiti di rosso, ma l’autobus è già lontano.
    Un gruppo di donne probabilmente dei paesi dell’est sale poche fermate successive, hanno visi rubicondi, non assomigliano alle donne cosiddette “ruba mariti “, sono piuttosto in carne, non sembrano tristi comunque sono tutte insieme e il loro vocio è piacevole, parlano con un idioma sconosciuto, anche se sugli autobus normalmente non è che si parli molto.
    Hanno delle grosse borse, altre, sacchetti di plastica, forse sono state in qualche centro, a volte nei centri donano degli indumenti o altre cose necessarie al vivere quotidiano.
    Mi chiedo cosa hanno lasciato nelle loro case lontane, amici, parenti, un altro modo di vivere.
    Mi domando cosa sia la felicità, eppure sembrano serene, anche se i loro abiti hanno un aspetto vissuto, non che siano logori, ma sembrano residui di un qualche armadio, roba magari rastrellata da qualcuno con l’intento di fare una buona azione.
    Chissà com’è la loro vita, scendono poco più avanti in un’altra piazza, dove vedo altri volti rubicondi di donne forti.
    La cosa strana e che fino a questo momento non sentito nessuno parlare con accento locale, i reggiani sono a casa, forse in chiesa, non prendono gli autobus la domenica mattina, forse stanno preparando le tagliatelle; chiusi nelle loro case. Quelle semplici casette con giardino sembrano più quelle di un paese che quelle di una piccola città, a dire il vero non hanno l’aria di essere dimore molto lussuose, non sono molto curate.
    In taluni paesi tra le montagne ho avuto modo di vedere case molto più belle, con grandi giardini, dove l’erba è sempre tagliata di fresco. Credo si alzino la notte per curare i giardini, non è mica facile tenere un bel prato e un giardino curato.
    La città sta lasciando il posto alla campagna, la pianura, sembra riprendere vita, anche se ogni tanto, qualcosa, di inconsueto si nota.
    L’autobus è quasi vuoto quando attraversa un ponte. Un ponte modernissimo, fatto di blocchi e acciaio in un pezzo unico, a dire il vero i ponti sono tre, due a forma di ferro di cavallo e uno al centro a forma di mezzaluna, sono inconsueti in quella che sembra la tranquilla pianura emiliana.
    L’autobus si ferma, sono al capolinea.

  2. #2
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    Roma, veduta esterna della stazione Termini.

    Ninag ha scritto
    La stazione si presenta squallida come la maggior parte di esse, i treni emanano sempre quell’odore fastidioso di poco pulito, sembra che nessuno riesca a levargli quell’odore, forse sono i corpi umani che lasciano quell’impronta olfattiva.
    Nina amo le piccole stazioni che hanno la campanella col trillo continuo per un paio di minuti per informare i viaggiatori dell’arrivo del treno. Ma ancora ci sono le stazioni con le campanelle ?

    Quelle piccole stazioni dei miei ricordi d’infanzia e adolescenziali avevano anche un piccolo giardino ben curato e una fontana ornamentale. Durante le soste prolungate dei treni la gente scendeva per riempire le bottiglie con l’acqua che prendevano dalla fontanella.

    Io uso spesso il treno per andare e tornare dalla mia domus marina. In questa località c’è una piccola stazione ma non la campanella, bensì l’altoparlante gestito da un’altra stazione lontana.

    Parto e torno a Roma dalla stazione Termini, che detesto, perché caotica. Ogni 4 secondi gli altoparlanti annunciano gli arrivi, le partenze, i ritardi, ecc. L’inquinamento acustico è elevato, dovuto anche ai treni che arrivano e partono. E la folla, tanta gente in tale “locus”, mi sembra di fare una gara di abilità e destrezza per giungere all’entrata dove sono i binari, oppure per andare alla metro.



    Nina lo sai perché la stazione è denominata Termini ?

    Ti segnalo un libro: “La stazione” scritto da Jacopo De Michelis; Giunti editore
    Ultima modifica di doxa; Oggi alle 08:37

  3. #3
    Opinionista L'avatar di Ninag
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    Grazie Doxa, il testo è una trasposizione, di una qualche mia impressione di parecchi anni fa, conosco la stazione Termini, molto caotica e grande, non so perché si chiama Termini. grazie per la segnalazione.
    Le piccole stazioni sono quasi scomparse, quelle con il giardinetto e la fontanella. Se tornassi adesso a Reggio Emilia troverei cose ben diverse, oppure la mia percezione sarebbe differente . Il pezzo voleva raccontare le esperienze di quella giornata, Una sorta di fotografia fatta di parole.

    Reggio.jpg

  4. #4
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    Nina mi è piaciuto il tuo racconto di quella "giornata particolare" a Reggio Emilia. La foto della stazione evoca l'architettura tipica dell'epoca fascista.

    Per quanto riguarda il nome della stazione “Termini”, questo non allude alla meta finale di un viaggio. Deriva dalle vicine “Thermae Diocletianae”, le più grandi tra quelle di epoca imperiale nell’antica Roma.

    Occupavano l’area tra le attuali piazza della Repubblica, piazza dei Cinquecento, via Volturno e via XX Settembre. Di quelle terme sono ancora conservati cospicui resti. Dove c’è la stazione in quel tempo c’era una grande cisterna a forma di trapezio che conteneva l’acqua per le terme. Le strutture murarie residue della cisterna furono demolite nel 1876.

    Le “Thermae Diocletianae” furono iniziate nel 298 dall’imperatore Massimiano, nominato augustus d’Occidente dall’imperatore Diocleziano. Furono aperte al pubblico nel 306.


    Alcuni resti delle terme di Diocleziano. In questi che vedi nel 1561 il pontefice Pio IV diede l'avvio ai lavori per la costruzione di una basilica, dedicata a Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. La chiesa fu ricavata dalla parte centrale delle ex terme, dove c'era il frigidarium. Progettista e direttore dei lavori Michelangelo Buonarroti.


    facciata della basilica

    Ultima modifica di doxa; Ieri alle 22:14

  5. #5
    Opinionista L'avatar di Ninag
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    Ci sono talmente tante meraviglie nella tua città, che si fa fatica anche solo a capirne la grandezza.

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