Chiamalo come vuoi, ma gli ebrei credevano nella resurrezione, non nell'immortalit
Chiamalo come vuoi, ma gli ebrei credevano nella resurrezione, non nell'immortalit
Non ho detto questo. E' il luogo dove vanno i morti, ma non implica che sia un club esclusivo di anime in attesa. Il che, dal mio punto di vista, lo rende più simile all'aldilà ellenico dove non c'erano anime, ma larve: pallidi ricordi del morto...
بناهاى آباد گردد خراب
ز باران و از تابش آفتاب
پى افكندم از نظم كاخي بلند
كه از باد و باران نيابد گزند
از آن پس نميرم كه من زنده*ام
كه تخم سخن را پراكنده*ام
هر آنكس كه دارد هش و راى و دين
پس از مرگ بر من كند آفرين
Ecclesiaste 9:5,6: "5 Poich
Sì, okey. Ma io ho detto simile, non uguale. Anch'io penso di essere stato abbastanza chiaro.
بناهاى آباد گردد خراب
ز باران و از تابش آفتاب
پى افكندم از نظم كاخي بلند
كه از باد و باران نيابد گزند
از آن پس نميرم كه من زنده*ام
كه تخم سخن را پراكنده*ام
هر آنكس كه دارد هش و راى و دين
پس از مرگ بر من كند آفرين
Appunto, nemmeno di larve modello greco si tratta.E' un luogo puramente figurato.
Originariamente Scritto da Matthias
Mi dispiace ma non è così. Quanto dici tu è ciò che vogliono far credere i Testimoni di Geova, ma non corrisponde alla realtà.
Sto ancora aspettando che tu mi dica la fonte di quelle considerazioni sulla parabola del ricco epulone e Lazzaro.
Ultima modifica di Picasso; 11-09-2006 alle 08:50
Rex tremendae maiestatis, qui salvandos salvas gratis, salva me, fons pietatis.
Diciamo che ho scelto male l'esempio allora.Appunto, nemmeno di larve modello greco si tratta.
Guarda, giuro che non ti voglio infastidire, però questo?E' un luogo puramente figurato
Numeri, 16:30,33
Salmi, 55:16
بناهاى آباد گردد خراب
ز باران و از تابش آفتاب
پى افكندم از نظم كاخي بلند
كه از باد و باران نيابد گزند
از آن پس نميرم كه من زنده*ام
كه تخم سخن را پراكنده*ام
هر آنكس كه دارد هش و راى و دين
پس از مرگ بر من كند آفرين
[QUOTE=Matthias]Spero che tu sappia cosa dica...qui non si tratta di interpretare, ma di leggere.Se c'
Rex tremendae maiestatis, qui salvandos salvas gratis, salva me, fons pietatis.
Ragazzi, siete ammirevoli nella ricerca delle fonti, ma forse il thread stà diventando troppo tecnicistico. Diciamo che il mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio e' materia affascinante e che per quanto ci sforziamo non riusciamo a farne entrare che una piccola parte, nelle nostri menti...
[QUOTE=Picasso]
Infatti nella parabola
Errrhm, Kof kof...dell'esistenza di un'anima immortale, credo tanto caro ai pagani
بناهاى آباد گردد خراب
ز باران و از تابش آفتاب
پى افكندم از نظم كاخي بلند
كه از باد و باران نيابد گزند
از آن پس نميرم كه من زنده*ام
كه تخم سخن را پراكنده*ام
هر آنكس كه دارد هش و راى و دين
پس از مرگ بر من كند آفرين
Hai presente?Egizi, assiri, babilonesi, greci e romani, etruschi, germani, induisti, ecc ecc ecc...credono tutti nell'immortalit
[QUOTE=Matthias]Infatti, ma tu hai letto il mio post cos
Rex tremendae maiestatis, qui salvandos salvas gratis, salva me, fons pietatis.
Da che sito anti-Testimoni di Geova l'hai scaricato tra i tanti che ce ne sono?
Picasso, se vogliamo discutere seriamente facciamolo, se vogliamo fare gli inquisitori contro una minoranza rispettabilissima, allora mi spiace ma non ho tempo da perdere...
Ad ogni modo, queste citazioni non sono rpese da siti internet...
“Nell’Antico Testamento non c’è alcuna dicotomia [divisione] fra corpo e anima. L’israelita vedeva le cose concretamente, nella loro totalità, e quindi considerava gli uomini come persone e non come entità composite. Il termine nepeš [nèfesh], pur tradotto con la nostra parola anima, non significa mai anima distinta dal corpo o dal singolo individuo. . . . Il termine [psychè] nel Nuovo Testamento corrisponde a nepeš. Può significare il principio vitale, la vita stessa, o l’essere vivente”. — New Catholic Encyclopedia (1967), Vol. XIII, pp. 449, 450.
“Il termine ebraico per ‘anima’ (nefesh, ciò che respira) fu usato da Mosè . . . , per indicare un ‘essere animato’ e si riferisce ugualmente agli esseri non umani. . . . L’uso di psychè (‘anima’) nel Nuovo Testamento è simile a quello di nefesh”. — The New Encyclopædia Britannica (1976), Macropædia, Vol. 15, p. 152.
“La credenza che l’anima continui a esistere dopo la dissoluzione del corpo è argomento di speculazione filosofica o teologica più che di fede soltanto, e di conseguenza non è espressamente insegnata in alcun punto della Sacra Scrittura”. — The Jewish Encyclopedia (1910), Vol. VI, p. 564.
“Il concetto cristiano di un’anima spirituale creata da Dio e infusa nel corpo al concepimento per fare dell’uomo un’unità vivente è frutto di una lunga elaborazione nella filosofia cristiana. Solo con Origene [morto nel 254 E.V. ca.] in Oriente e con Sant’Agostino [morto nel 430 E.V.] in Occidente l’anima fu definita sostanza spirituale e fu elaborata una concezione filosofica sulla sua natura. . . . La sua dottrina [di Agostino] . . . doveva molto (incluse alcune carenze) al neoplatonismo”. — New Catholic Encyclopedia (1967), Vol. XIII, pp. 452, 454.
“Il concetto di immortalità si deve al pensiero greco, mentre la speranza di una risurrezione appartiene al pensiero ebraico. . . . In seguito alle conquiste di Alessandro, il giudaismo assimilò gradualmente concetti greci”. — Dictionnaire Encyclopédique de la Bible, a cura di Alexandre Westphal, Valenza, Francia, 1935, Vol. 2, p. 557.
“L’immortalità dell’anima è una nozione greca che prese forma negli antichi culti misterici e che fu elaborata dal filosofo Platone”. — Presbyterian Life, 1° maggio 1970, p. 35.
“A nostro avviso, la morte è qualcosa? . . . Che altro è se non separazione dell’anima dal corpo? E il morire cos’è se non un distinguersi del corpo dall’anima, un isolarsi in sé, un separarsi dall’anima e, questa, a sua volta, dal corpo? . . . E l’anima, forse, non ha in sé la Morte? No. Ma, allora, l’anima è immortale. Sì, immortale”. — Platone in Fedone IX, LV; Garzanti, 1980, trad. di Nino Marziano, pp. 83, 160.
“Il problema dell’immortalità, come abbiamo visto, fu oggetto di attenta considerazione da parte dei teologi babilonesi. . . . Né i seguaci né gli esponenti del pensiero religioso affrontarono mai la possibilità dell’annientamento totale di ciò ch’era stato un tempo chiamato all’esistenza. La morte era il passaggio a un altro tipo di vita”. — The Religion of Babylonia and Assyria, di M. Jastrow jr., Boston, 1898, p. 556.
Ultima modifica di Matthias; 11-09-2006 alle 12:11
Io ho scritto la fonte e l'autore delle considerazioni. Cosa che non hai fatto tu. La pagina webOriginariamente Scritto da Matthias
Rex tremendae maiestatis, qui salvandos salvas gratis, salva me, fons pietatis.