"Sono convinto che le opere dell'avanguardia d'oggi siano il frutto avvelenato di un degrado spirituale con tutte le conseguenze di una tragica perdita d'amore per la vita".
Pietro Annigoni.
Visitando il sito del grande artista toscano mi sono subito imbattutto in questa frase, che mi ha fatto molto riflettere. Con avanguardia intendeva i movimenti che si sono sviluppati dall'espressionismo, cubismo, astrattismo ecc.. in poi.
Chiaramente può essere inteso come il vaneggiamento di un vecchio conservatore; anch'io trovo interessanti e talvolta adoro certe "avanguardie". Senza scomodare però il senso progressista di ognuno di noi, quello che dice lo trovo molto interessante ed inquietante:
Perchè nessuno, a parte significativi ma marginali esempi, reputa più interessante raffigurare il lirismo della realtà? Perchè non è più interessante dipingere un fiore, una collina, la nostra quotidianità, il volto di una persona speciale?
La mia interpretazione è che l'arte rifletta l'uomo e che questa "sterzata" sia dovuta al fatto che siamo tendenzialmente sempre più introversi ed occupati ad autoanalizzarci. Questa attenzione verso l'attore e non verso l'azione, verso l'osservatore slegato dalla realtà secondo me ci separa dalla vita vera, perchè se veramente possiamo scoprire qualcosa in più di noi, è in relazione al mondo esterno, non in un loop interiore da malati di ciabatte. E stiamo sempre più chiusi in casa. E non esistono più le mezze stagioni
Che ne pensate?