Citazione Originariamente Scritto da mat612000 Visualizza Messaggio
La polemica sul perchè una persona (maschio o femmina che sia) si arruoli mi sembra però un po' sterile.
Alla peggio si potrebbe discutere se siano necessarie le forze armate o meno.
Dato che attualmente in Italia ci sono e la carriera militare offre un impiego, onestamente non vedo perchè ci si debba scandalizzare o criticare il fatto che qualcuno si arruoli per necessità.
Lo stesso problema ce lo poniamo anche per altri lavori e professioni?
Non mi sembra.
Ci chiediamo se un magistrato quando entra in magistratura lo faccia perchè crede nella giustizia?
Non mi sembra.
Ci chiediamo se un medico creda nella sua missione di portare salute e conforto?
A volte, ma poco credo.
Le implicazioni etiche di una professione lasciano il tempo che trovano perchè alla fine io credo che da un professionista e da chiunque lavori ci si aspetti principalmente competenza e professionalità.
Faccio un esempio.
Fino al 1970 (più o meno) le donne non potevano entrare in magistratura, quando è stato loro concesso di farlo, qualcuno si è posto il problema sul motivo per cui in seguito patecipassero ai concorsi ed entrassero in magistratura?
Non mi sembra.
Allora sorge spontanea la domanda: perchè ci si pone il problema solo e quasi esclusivamente per chi entra in un corpo armato?
Perchè pretendiamo una sorta di professione di fede?
Cosa c'è di male nel scegliere un lavoro per bisogno?
Non mi scandalizza, infatti, e non mi pongo il problema. Rispondo alla domanda iniziale spiegando perché, a mio avviso, le donne possono indossare una divisa ed imbracciare un'arma senza, per questo, sostenere che sia sbagliata la spinta iniziale. Avete letto una provocazione dove non ve n'era traccia alcuna.

Citazione Originariamente Scritto da Matthias Visualizza Messaggio
Sic stantibus rebus, devo supporre che ti sia sentita insultata dal fatto che io abbia messo in dubbio che tu conosci la maggior parte dei militari, come hai scritto, e che questo giustifichi le tue affermazioni?
Il mio era un tentativo di dirti che dalla tuo punto di vista ristretto a pochi elementi non puoi giudicarne migliaia, visto che esistono persone che, come me, hanno vissuto un'esperienza opposta, tra le altre cose. Non mi interessava affatto venire a conoscenza di quanti soldati italiani ci sono tra i tuoi parenti.
Questo per quanto riguarda le argomentazioni.
Quanto all'esempio dell'omicidio è una palese sciocchezza. Quanto affermi sarebbe forse vero solo nel caso io stessi argomentando riguardo ai rimorsi che si provano dopo aver assassinato qualcuno, ma da qui a sostenere quello che tu hai scritto riguardo ad un gesto che qualsiasi uomo considera riprovevole fatta eccezione per i casi particolari ammessi dalla sua cultura, il che spesso include la guerra, ce ne passa.

OT
'Nzomma, nun te va bene gnente...
Io non conosco la maggior parte dei militari italiani. Ho scritto "penso che...", questa espressione basterebbe, da sola, a chiarire che accenno ad una mia considerazione, non ad un insidacabile giudizio. Riguardo al numero delle conoscenze, però, non capisco perché non usi lo stesso metodo d'analisi tanto per il mio intervento quanto per il tuo (nemmeno a me interessava sapere che molti tuoi amici marciano in difesa dello Stato). Detto ciò, il paradosso sull'omicidio risponde, ovviamente, alla provocazione futile sulla quantificazione. La tua domanda non mi offende perché mette in dubbio la frequentazione ma mi infastidisce perché suppone che io parli per partito preso e senza aver ragionato sulla questione. Fermo restando che potrei attribuirti la medesima reazione, stando al tono del tuo primo intervento.
FINE OT

Ribadisco, senza polemica e senza provocazione che, pur non condividendo la scelta della carriera militare, credo che le donne debbano avere le stesse opportunità di lavoro e/o sostentamento anche in quegli ambienti che prevedono l'uso della forza e della strategia.