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Opinionista
Il paragone musicale funziona perfettamente; basterebbe prendere in considerazione l'oktoechos romano-bizantino per rendersi conto delle infinite sfumature che possono assumere differenti combinazioni di note in scala quando si accompagnano alle parole dei canti liturgici. Ma a prescindere dalle mere scomposizioni e ricomposizioni nella musica valgono anche e soprattutto i rimandi e le esplicite ispirazioni. Temi musicali di grande successo come, ad esempio, La Folìa sono stati rivisitati nel corso dei secoli dai compositori più disparati: dalle Recercadas di Diego Ortiz sino alla celebre Follia di Arcangelo Corelli. Oggi le chiamerebbero cover.
Quanto all'evidenza che la mente rielabori sempre sulla base di esperienze e conquiste pregresse, la si potrebbe dimostrare sempre ricorrendo al paragone musicale. Le Variazioni Goldberg di Bach sono senza ombra di dubbio una creazione autonoma del genio bachiano: anche per il loro carattere di estemporaneità, se vogliamo prestar fede a quel che la tradizione vulgata testimonia in merito alle circostanze della loro composizione. Eppure quelle Variazioni si basano su di un concetto musicale forte, l'autonomia del clavicembalo che diviene strumento solista dopo essere stato sottratto all'eterno ruolo di strumento di accompagnamento. E questa non è una conquista di Bach, ma di pionieri come Domenico Scarlatti e, ancor prima, di Giovanni Maria Trabaci: autori, fra XVI e XVII secolo, di composizioni solamente per tastiera. Quindi le Variazioni sono contemporaneamente uniche nel loro genere eppure frutto di un discorso musicale più ampio.
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