"Ad Astra" di James Gray. Continuano a uscire film dedicati alle spedizioni spaziali dopo tra gli altri "Gravity" e "First Man". In questo caso però il genere è solo un pretesto per indagare sulla natura umana e non è un caso che Gray abbia dichiarato che il film era liberamente ispirato a "Heart of Darkness" di Conrad, come lo fu a suo tempo "Apocalypse Now" di Coppola. E infatti sin da subito il personaggio interpretato da Brad Pitt (ottimo) rimanda a quello interpretato da Martin Sheen nel capolavoro del regista italo americano; entrambi sono alla ricerca di una persona che possa far luce sui loro problemi esistenziali, nel caso di Pitt è addirittura il padre, astronauta come lui, rimasto intrappolato su Nettuno da quasi due decenni. Il film ha alcune pagine cinematografiche bellissime mentre altre rimandano a temi cari a Malick, come l'introspezione e la solitudine. Non mi sembra che tutto funzioni sempre al meglio e non credo che gli appassionati di fantascienza possano rimanere particolarmente colpiti da un film che non presenta alcuna innovazione tecnologica che già non si conosca. Rimane una decisa variazione al tema delle vicende spaziali.
Ad Astra ***