Originariamente Scritto da
axeUgene
vabbè, siamo alle solite:
carta vince, carta perde...
guarda che non sto criticando le tue preferenze; puoi affermare i valori che meglio credi e su questi non ho alcuna obiezione; ma forse sarebbe opportuna una certa coerenza:
o il sentimento è determinante, e allora comanda quello; oppure no, e allora quello passa in secondo piano, come hai detto più volte; in tal caso, è futile citarlo, una spolveratina di zucchero a velo su una torta di cicoria, che si può pure preferire, ma proprio perché amara;
è facile, se non proprio ovvia, la fedeltà a chi si ama;
ma la questione che pongono tutti è
cosa si deve fare quando finisce l'amore e l'opportunità di mantenere in piedi un'unione in cui questo manca;
come conseguenza, se l'indissolubilità è un valore morale, si determina un relativo giudizio su chi, non amando più, lascia; questa persona diventa
peccatore, ingiusto, e autorizza l'altro a sentirsi vittima e coltivare rancore e pretese;
e allora diventa perfettamente comprensibile il giudizio del giornalista, il quale, di fronte al padre omicida abbandonato, pone la questione in termini di
disperazione, e non di propensione criminale;
è un'ideologia pure questa, per carità; ma andrebbe argomentata a testa alta, non lasciata flottare come sottinteso.