amate i vostri nemici
Grazie, intanto anche il Corriere aveva pubblicato le tracce, nonché il tema su Quasimodo elaborato da ChatGpt.
A me non piace parlare di cose che non leggo in originale.
Il tema su WhatsApp e la nostra incapacità di attendere era abbordabilissimo.
Quello su Chabod molto di meno, riflesso del governo che abbiamo. Come, peraltro, Moravia e gli Indifferenti senza nessuna connessione con il fascismo di allora.
Quasimodo bello, ma non so quanto lo abbiano studiato a scuola.
Il resto, boh, si poteva in qualche modo raffazzonare.
Ottimi argomenti per tutti: ciascuno credo abbia potuto valutare e scegliere senza patemi d'animo. Si, concordo su WhatsApp, tema che invita davvero a riflettere: siamo ancora in grado di elaborare l'attesa? O andiamo subito in paranoia?
amate i vostri nemici
Non credo siamo più capaci di attendere.
Oggi sono rimasta affascinata dal passo di Seneca al classico.
Vi posto l'articolo in merito pubblicato da La Stampa.
“Epistulae morales” di Seneca
a cura di Roberta Morico
La versione di latino del liceo Classico: una epistola di Seneca a Lucillo
Si tratta di Chi è saggio non segue il volgo ed è tratta dalla raccolta di 124 lettere suddivise in 20 libri, scritte nei suoi ultimi mesi di vita da Lucio Anneo Seneca e indirizzate a Lucilio Uiniore, governatore della Sicilia, poeta e scrittore
22 GIUGNO 2023
AGGIORNATO ALLE 13:28
2 MINUTI DI LETTURA
Il brano è tratto da Epistulae morales a Lucilium: si tratta di una raccolta di 124 lettere suddivise in 20 libri, scritte nei suoi ultimi mesi di vita da Lucio Anneo Seneca: sono gli anni del disimpegno politico tra il 62 e il 65 d.C., ed è giunta ai posteri parzialmente incompleta. Il destinatario è Lucilio Iuniore, governatore della Sicilia, poeta e scrittore. Le lettere iniziano quasi sempre con un’osservazione relativa a un argomento di vita quotidiana, procedendo verso un principio filosofico estratto dalla stessa. Molti dei temi trattati nell’opera costituiscono cardini della filosofia stoica, tra cui il disprezzo della morte, l’imperturbabilità d’animo del saggio e la virtù come bene supremo.
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La traduzione del testo
La solitudine non è di per sé maestra di onestà né la campagna insegna la frugalità, ma quando testimoni e spettatori sono andati via cessano i vizi, che si beano di essere mostrati e osservati.
Chi indossa vesti di porpora per non esibirle? Chi pone le vivande in stoviglie d’oro solo per se stesso? Chi sdraiato all’ombra di un albero nei campi mostra da solo lo sfarzo del suo lusso?
Nessuno fa sfoggio per i suoi occhi né per il piacere di pochi o degli amici, ma espone l’apparato dei suoi vizi secondo la folla che lo guarda.
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È proprio così: la presenza di un ammiratore e di un testimone è lo stimolo verso tutte quelle cose per le quali diventiamo folli. Spegni il desiderio se togli la possibilità di ostentare.
L’ambizione, lo sfarzo e la sfrenatezza desiderano la ribalta: guarirai da questi se li tieni nascosti.
Pertanto, se ci troviamo in mezzo al frastuono della città, ci stia a fianco un consigliere e a chi loda gli ingenti patrimoni opponga la lode di chi è ricco con poco e misura le ricchezze dall’uso che ne fa. Contro coloro che esaltano il favore e il potere, egli rivolga lo sguardo all’ozio dedito agli studi e all’anima che si ripiega su se stessa. (Traduzione di Roberta Morico )
Comprensione/interpretazione
Seneca pone a confronto nel testo proposto due modelli di vita: quello del volgo e quello del saggio. Alla base della riflessione dell’autore vi è l’idea che, per essere felici, non vada ricercato il favore della folla. Anzi, spesso la ricerca del consenso al di fuori di sé conduce alla rovina.
Quelli che inseguiamo, afferma Seneca, sono spesso dei falsi ideali che ci allontanano dalla virtù.
La vita che si conduce in pubblico è, per forza di cose, diversa da quella che si vive in privato.
Ciò che facciamo e desideriamo è, in molti casi, dovuto all’esposizione allo sguardo altrui. Ogni ostentazione che facciamo della nostra vita necessita di una ribalta su cui andare in scena per essere guardati e, all’occorrenza, invidiati. Restando in disparte e ripiegandosi su se stessi, dice Seneca, si può guarire da tale insensatezza.
Analisi linguistica e/o stilistica
Il brano in esame ripropone l’idea di Seneca secondo la quale il linguaggio deve essere semplice e chiaro, pur non ricorrendo a parole scarne. L’elaborazione formale appare, pertanto, fondamentale per l’autore, così come si evince dal brano proposto.
I periodi del brano si presentano intrisi di eleganti simmetrie, con l’utilizzo di una sintassi in cui ricorrono figure come la ripetizione e l’antitesi. Il tutto produce un effetto a tratti magniloquente dove predomina, comunque, il gusto di Seneca per la sententia, una frase che rimane come scolpita nella mente del lettore facendo riecheggiare il significato in essa contenuto.
Approfondimento e riflessioni personali
Il saggio per Seneca è colui che è in grado di vivere pienamente senza sprecare il proprio tempo. Saggio è colui che non ha bisogno di ostentare le proprie ricchezze e di indossare una maschera per farsi ammirare dagli altri, bensì è colui che sa godere della propria solitudine e farne tesoro.
Ciò che conta, a parer suo, per essere davvero felici è conquistare la virtù, vivere appagati da se stessi, senza ricorrere ad ogni costo a ciò che è fuori di noi e che spesso conduce all’infelicità.
Si tratta di un tema particolarmente attuale ai nostri giorni, in cui la ricerca sfrenata del like, dell’apprezzamento esterno senza limiti rischiano di far perdere la bussola dei propri valori soprattutto a chi, come i giovani, sono ancora alle prese con le sfide della crescita e della ricerca del senso nelle loro vite.
Seneca è un grande! Fotografa perfettamente l'Animo umano: portiamo maschere per piacere agli altri. Il saggio è colui che si accetta per quello che è. E fa lo stesso riguardo agli Altri.
amate i vostri nemici
Si, ma dallo Sputnik il mondo non fu più quello di prima. Inaugurò un'epoca.
amate i vostri nemici
anche la televisione.
ma non voglio fare polemica: è che a me quella poesia così celebrativa proprio non è piaciuta, mi è sembrata una roba da cortigiano fuori tempo massimo. fossi stato un maturando e avessi voluto rischiare, lo avrei fatto non mettendo lo schwa, ma criticando aspramente la ruffianeria di quel poeta.
Beh....ti ricordo che ha vinto il Nobel per la letteratura.
Che ha scritto versi come questi:
"Ognuno sta solo, sul cuore della terra,
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera!"
Comunque ok, nessuna polemica.
amate i vostri nemici
Chiaramente no, ma egualmente ci sei andato un po' duro accusandolo di ruffianeria, secondo me.
amate i vostri nemici