Certo, la popolazione e' fondamentale, i pochi stanno mediamente sempre bene.
Se non si piacciono ci sta tanto posto.

Se ogni obiettivo acquisito dovesse essere rimesso in discussione si tornerebbe ad uno stadio dove essere vivo andava conquistato ogni giorno, perche' anche la sopravvivenza e' un desiderio/bisogno, al che, risposto ai bisogni primari, subentra il consolidamento di questi, la sicurezza dell'acquisito che rifiuta la regressione.

Nel comunismo i capitali erano gestiti dallo stato, nel sistema liberale ciascuno gestisce il suo.

Il commercio globale risponde al problema di collocare il surplus di produzione che non viene piu' assorbito dal mercato interno, rispondendo a desideri di un pubblico piu' vasto.
Per contro ti trovi invaso da produzioni a basso contenuto, ma a prezzi stracciati, cosa che mette fuori gioco una produzione interna di base che prima aveva mercato, ma ora non e' concorrenziale per i prezzi e i relativi addetti, non riconvertibili facilmente vanno a spasso.

Direi di si, chi sta meglio non andra' indietro e chi sta indietro vuole andare avanti, allo stato attuale le risorse primarie annue sono consumate in otto mesi.
Un lago che evapora piu' velocemente di quanto la pioggia lo riempia.

Gli squilibri sociali non sono salutari e uno stato mediamente tenta di attenuarli con la leva che ha, i soldi, trasformati in sussidi, o servizi per i meno abbienti.
Se forzi troppo la mano pero' gli altri ti buttano di sotto visto che, se qualcuno piglia qualcosa che non produce, qualcun altro perde qualcosa che ha prodotto.
Una molla che non si stira all'infinito e la compressione puo' essere violenta.