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Discussione: Che palleee !

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  1. #1
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Se uno ha la Vita dentro, non la cerca fuori. Il Tempo non va ammazzato, ma valorizzato. In questo senso apprezzo molto la riflessione di LadyHawke.
    amate i vostri nemici

  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Se uno ha la Vita dentro, non la cerca fuori. Il Tempo non va ammazzato, ma valorizzato. In questo senso apprezzo molto la riflessione di LadyHawke.
    permetti un motteggio, cono. per scansare la noia c'è Federica, la Fede Amica.

  3. #3
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    Oh, c’è un equivoco ! Io ho molte cose da fare. Non mi annoio. L’unico problema è il non poter andare ovunque.

    Con questo topic ho soltanto voluto amplificare il “grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di Noi”, disse il re Vittorio Emanuele II il 10 gennaio 1859 a Torino nel discorso di apertura del parlamento piemontese.

    Per consolarvi dalla delusione vi offro in lettura le riflessioni di alcuni filosofi riguardo la noia.

    Il filosofo e teologo francese Blaise Pascal (1623 – 1662), nei “Pensieri” scrisse: "Niente per l'uomo è insopportabile come l’essere in pieno riposo, senza passioni, senza affari da sbrigare, senza svaghi, senza un'occupazione. Egli avverte allora la sua nullità, il suo abbandono, la sua insufficienza, la sua dipendenza, la sua impotenza, il suo vuoto. Subito si leveranno dal fondo della sua anima la noia, la malinconia, la tristezza, l'afflizione, il dispetto, la disperazione”.

    Ma spesso l'infelicità dell'uomo è semplicemente "quella di non riuscire a starsene tranquilli in una stanza".

    I molti impegni che l'uomo assume non servono a fargli superare l'essenziale infelicità della condizione umana, ma solo a stordirlo e distrarlo mentre cerca di sfuggire da sé stesso.

    "E quelli che sull'argomento fanno della filosofia e che giudicano assai poco ragionevole che la gente passi l'intera giornata a correr dietro a una lepre che non si vorrebbe aver comprato, non capiscono nulla della nostra natura. Quella lepre non ci impedirebbe la vista della morte e delle altre miserie, ma la caccia, che ce ne distrae, può farlo...e quand'anche ci si vedesse abbastanza al riparo da tutte le parti, la noia, di sua privata autorità, non farebbe a meno di venire a galla dal fondo del cuore, dov'è naturalmente radicata, e di riempire lo spirito con il suo veleno” (B. Pascal, “Pensieri”).

    Per il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788 – 1860) “La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra dolore e noia, passando attraverso l’intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia” (dal libro IV de “Il mondo come volontà e rappresentazione”). Questa proposizione rappresenta una sintesi del pensiero di Schopenhauer sulla vita umana, nella quale prevalgono dolore e noia, poco piacere e rara gioia.

    E quando pure l'uomo non viva nel bisogno fisico e nella miseria, quando nessun effimero desiderio (invidia, vanità, onore, vendetta) gli riempia i giorni e le ore, subito la noia, la più angosciosa di tutte le sofferenze, si abbatte su di lui: «Col possesso, svanisce ogni attrattiva; il desiderio rinasce in forma nuova e, con esso, il bisogno; altrimenti, ecco la tristezza, il vuoto, la noia, nemici ancor più terribili del bisogno".

    La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia... Il godimento è solo un punto di trapasso impercettibile nel lento oscillare del pendolo. La vita è quindi un alternarsi di dolore e di noia, passando per la momentanea sensazione, meramente negativa, del piacere, del non dolore.

    Nel suo libro “L’arte di sconfiggere la noia” il filosofo e teologo danese Søren Kierkegaard (1813 – 1855) afferma che tutti gli individui sono noiosi e che l’umanità è coinvolta dalla noia. Per evitare di annoiarsi suggerisce di applicare nella vita quotidiana delle regole de seguire per trasformare questo sentimento in ozio creativo e sviluppo dell’immaginazione.

    Kierkegaard dice che chi non sceglie e si dedica solo al piacere viene coinvolto dalla noia, dall’indifferenza verso ogni cosa, diventa demotivato.

    Nel libro “Diario del seduttore” questo filosofo dice che l’esteta vive “l’attimo fuggente”, quando viene coinvolto dalla noia smette di cercare il piacere. La sosta lo fa riflettere sulla sua condizione esistenziale e viene assalito dalla disperazione, che lo mette di fronte al vuoto della propria vita.

    L'esteta tipico è per Kierkegaard il seduttore, rappresentato dal personaggio letterario “Don Giovanni”, il cavaliere spagnolo prototipo del libertino che non si lega a nessuna donna perché non vuole scegliere, vive cercando unicamente la novità del piacere, l’emozione del nuovo incontro. Questa “etichetta” mi sembra che si addiceva a Franco Califano, che ho citato nel precedente post.

    Un altro filosofo francese Henri-Louis Bergson (1859 – 1941) scrisse che quando non si riesce a dare significato ed importanza al tempo nasce la noia ed il tempo sembra immobile.
    Ultima modifica di doxa; 19-03-2021 alle 07:10

  4. #4
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    “Tutto il resto è noia” è il titolo del testo della nota canzone cantata da Franco Califano, con la quale esprimeva la propria filosofia di vita, il suo modo di vivere le relazioni “amorose”. Evitava il legame stabile per avere l'emozione di una nuova avventura. Si fece tatuare la celebre frase sull’avanbraccio destro.

    Questa canzone mi fa pensare al romanzo di Alberto Moravia titolato "La noia", nel quale rappresenta la borghesia che tenta di superare la noia con viaggi, sesso e denaro. Il protagonista si chiama Dino, assalito dalla noia verso tutto ciò che lo circonda: “La mia noia potrebbe essere definita una malattia degli oggetti, consistente in un avvizzimento o perdita di vitalità quasi repentina; come a vedere in pochi secondi, per trasformazioni successive e rapidissime, un fiore passare dal boccio all'appassimento e alla polvere”.

    Lo scrittore Georges Bernanos (1888 – 1948) nel romanzo “Diario di un curato di campagna” descrisse la quotidianità del giovane e laborioso presbitero Jean-Marie Baptiste Vianney, curato di Ars, piccolo villaggio distante 35 km da Lione, nel dipartimento francese dell’Ain, dal nome del fiume omonimo che scorre nel suo territorio.
    Nei 40 anni di servizio in quella parrocchia quel prete fu attivo nell’insegnamento del catechismo e divenne uno stimato confessore. Il sacerdote intuì che la “malattia dell’anima” più micidiale è la noia: “La mia parrocchia è divorata dalla noia. Come tante altre parrocchie ! La noia le divora sotto i nostri occhi e noi non possiamo farci niente. Qualche giorno forse saremo vinti dal contagio”.

    Ancora un altro francese, Charles Baudelaire (1821 – 1867), nel suo capolavoro "Fiori del male", afferma: "La noia è un mostro delicato che, senza strepito, con uno sbadiglio, inghiotte il mondo." L’autore vuol evidenziare che la noia elimina l'interesse verso gli altri, la speranza, le attese, e si comincia a vivere come le famose "ombre che camminano" descritte nel Macbeth di Shakespeare.

    Per Giacomo Leopardi (1798 – 1837) la noia "è figlia del nulla e madre del nulla". Era consapevole di quanto essa sia in sé sterile. “Anche il dolore che nasce dalla noia e dal sentimento della vanità delle cose è più tollerabile assai che la stessa noia”.

    Ed ancora: “La noia è in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani. Non che io creda che dall'esame di tale sentimento nascano quelle conseguenze che molti filosofi hanno stimato di raccontarne, ma nondimeno il non potere essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così, dalla terra intera; considerare l'ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole maravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l'universo infinito, e sentire che l'animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che sì fatto universo; e sempre accusare le cose d'insufficienza e di nullità, e patire mancamento e voto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga della natura umana. Perciò la noia è poco nota agli uomini di nessun momento, e pochissimo o nulla agli altri animali” (Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri, 1817-1819).

    In una lettera del 1817 indirizzata al letterato Pietro Giordani, Leopardi conferma questo suo sentimento che chiama il "vizio dell'absence" considerandolo un suo difetto, una sua malattia spirituale che lo porta a non saper accettare il mondo così com'è nella sua mediocrità ma a lamentare invece l'assenza, la mancanza di qualcosa per cui valga la pena vivere.

    La noia è presente in numerose pagine della letteratura romantica europea, per esempio nell’ insoddisfatta “Madame Bovary” e nella “vaga noia diffusa” di Frédéric ne “L’educazione sentimentale”, due testi dello scrittore francese Gustave Flaubert (1821 – 1880).

  5. #5
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    Se uno ha la Vita dentro, non la cerca fuori. Il Tempo non va ammazzato, ma valorizzato. In questo senso apprezzo molto la riflessione di LadyHawke.
    Che il tempo non va ammazzato ma valorizzato son d'accordo con te ma non basta vivere tra 4 mura e interagire solo con le persone conviventi, si sente anche il bisogno di uscire dal proprio ambiente e frequentare anche altre persone, quello che si sente che manca durante il lockdown, relazionarsi con il mondo fuori.
    Succede, quando capita, che ci si ferma a scambiar due parole con le persone che manco si conoscono, al super o per strada, pur di parlare con qualcuno che non siano sempre e solo le stesse persone di famiglia.
    La vita è veramente molto semplice, ma noi insistiamo nel renderla complicata.
    Confucio

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