Lo credo pure io.
Il problema è che finché uno non è in grado di essere felice con se stesso, nella sua solitudine, difficilmente lo sarà con qualcun altro.
Io noto una grande tendenza, soprattutto nelle donne, a voler riporre la propria felicità nelle mani altrui piuttosto che cercare di costruirsela da sole.
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
D'accordo che la felicità la si dovrebbe trovare prima di tutto dentro a se stessi ma il discorso di Cono è un altro, elaborare il distacco, la fine di una storia, di un amore, come per chi improvvisamente perde una persona cara, amata che sia per morte o fine di una relazione è doloroso. Il dolore va accettato, elaborato e non semplicemente cercato di dimenticare con il sistema del "chiodo scaccia chiodo" , cioè "dimenticare".
Perchè un conto è scegliere la solitudine e un conto subirla, un conto è decidere di lasciare e un conto subire di essere lasciati o la fine di una relazione che secondo me è sempre un evento doloroso a meno che due decidono serenamente di comune accordo che non ha più senso continuare a stare insieme.