Grazieeeeee interessantissimo!!!!
Etruschi antesiniani dell'italiano: lo possiamo affermare amico Doxa? Anche pensando poi a Dante, un etrusco di molti secoli dopo.....
Grazieeeeee interessantissimo!!!!
Etruschi antesiniani dell'italiano: lo possiamo affermare amico Doxa? Anche pensando poi a Dante, un etrusco di molti secoli dopo.....
amate i vostri nemici
Ave amico Cono, centurione della decima legione di Iesus Christus,
la lingua etrusca e la lingua latina derivano entrambe dalla “famiglia linguistica” indoeuropea.
Certamente nel tempo molte parole etrusche entrarono nel lessico latino, in particolare quelle di tipo politico, militare e religioso, ma anche tante parole della lingua greca.
Ti consiglio di vedere questo filmato, che dura circa 23 minuti, clicca sul link
https://www.youtube.com/watch?v=WL2zFhynjk8
e, se ti va, puoi vedere altri due interessanti filmati, cliccando sui rispettivi link
https://www.youtube.com/watch?v=5mx1nLgdlpQ
https://www.dialoghidipistoia.it/it/...ivisa-da-tutti
Lieta giornata
Ultima modifica di doxa; 12-12-2022 alle 09:20
Lieta giornata anche a te, preziosissimo divulgatore di cultura!
amate i vostri nemici
Illustre Doxa, per 4000 anni i Sumeri spadroneggiarono nel medio oriente e vuoi che non
introducessero in Grecia la loro scrittura? Ovvio che le successive invasioni, modificarono
alquanto la lingua sumerica. Sappiamo che verso il 2000 a. C gli antiche Elleni che avevano
le loro sedi nella Russia meridionale cominciarono a migrare a sud, in Macedonia e nella penisola greca.
La migrazione avvenne a ondate successive e quindi sebbene i greci provenissero da un unico ceppo,
si dividevano in 4 gruppi parlanti diversi dialetti : Achei, Eoli, Ioni e Dori.
Certo che i Sumeri inventarono la scrittura cuneiforme per i loro traffici, e non solo, anche per le
loro opere d'arte, vedi l'Epopea di Gilgamesh, 1500 anni prima di Omero, é la prima voce di singolo che ci parla,
Gilgamesh re di Uruk per 2/3 divino e 1/3 umano lottava per avere l'immortalità. Vi sono migliaia e migliaia di tavolette
cuneiformi nei Musei Vaticani, vale la pena andarle a vedere. Ciao.
Questa discussione mi era sfuggita.
Un testo divulgativo interessante , anche se passa il quarto di secolo*, sulle origini del cuneiforme. A cura della Università Libera di Bruxelles e dell'Università Cattolica di Leuven.
9782503506821-fr.jpg
* Parlando di scrittura cuneiforme....anno più, anno meno....
Lady Acerra ha scritto
Buongiorno ladyDalle epigrafi risulta assai probabile che l'abbinamento vu venisse pronunciato uo. VULT = Uolt,
Pensi sia sbagliato far risalire a quel problema fonetico latino il festoso saluto napoletano “ué” (gué) ?
“Ué” viene anche usato come espressione di esclamazione.
T’invio un bel saluto:
Statte bbuono / stateve bbuono (stammi bene): queste due manifestazioni di saluto sono neutre ?
Rimangono invariate al maschile e al femminile ?
bona jurnata
Buongiorno, simpatica la tua ipotesi della derivazione di ue' da ave, ma poco probabile, poiché ave si pronunciava àue e non aué, Ue' potrebbe invece derivare dall'esclamazione euhoé, che in latino indicava gioia o sorpresa, ma non mi intendo di grammatica napoletana e quindi ipotizzo senza nessuna certezza. Lo stesso vale per statte bbuono; in romano non è neutro (mi sono sentita dire qualche volta statte bbona) ma non so se valga per il napoletano. Ci vorrebbe un campano a fare chiarezza.
semel in anno licet insanire, cotidie melius
Buonasera Lady Akeru
(per chi nel forum non lo sa [non lo sapevo neanche io fino ad un minuto fa ] Akeru è l'antico toponimo di Acerrae in lingua latina, da cui deriva quello attuale di Acerra),
dici cheCon questa tua frase mi metti in crisi.Ci vorrebbe un campano a fare chiarezza.
Prima della lettura del tuo ultimo post pensavo la tua nascita ad Acerra. Crolla la mia certezza !
La tua ipotesiè confermata anche da questo post (da me sintetizzato) che ho trovato in Internet:Ue' potrebbe invece derivare dall'esclamazione euhoé, che in latino indicava gioia o sorpresa,
"EVOÉ, EUOÉ, O EVOHÉ, EUHOÉ, grido cerimoniale e liturgico delle baccanti durante i baccanali.
L'Evohé è il grido dei satiri (seguaci di Dioniso o Bacco) quando c'è motivo di grande gioia, come quando si raccoglie Arianna sull'isola di Naxos, abbandonata da Teseo.
Da evoé deriva la parola ovation, cerimonia d'onore inferiore a quella di trionfo, per evoluzione di ovare, essere felici, provare orgoglio, derivata a sua volta dal greco euazein, gridare di gioia, formata dall'interiezione euoi che veniva usata in onore di Dioniso e che oggi nei portoghesi del Brasile, evoé è un grido di gioia che viene pronunciato come segno di trionfo o giubilo, come nel Carnevale".
Ultima modifica di doxa; 29-12-2022 alle 17:45
semel in anno licet insanire, cotidie melius
Lady Acerra ha scritto
Ed ha per motto: “semel in anno licet insanire, cotidie melius”. Ora capisco !Acerra non l'ho mai vista. Sono metà piemontese e metà russa, e risiedo a Milano.
Il sor Orazio ti direbbe che “ "Dulce est desipere in loco" (è cosa dolce ammattire a tempo opportuno).
Ma perché hai scelto la fine dell’anno per darmi la ferale notizia che non sei originaria di “Akeru” ?
La tristezza m’induce a voler trascorrere la notte di Capodanno in compagnia della malinconia.
Non sai il male che mi hai fatto. Hai suscitato in me una dissonanza cognitiva che mi si è ripercossa questa notte.
Mentre ero a letto per cercare di dormire mi ha sovrastato un transitorio stato onirico; nel dormiveglia ho avuto allucinazioni visive e uditive. Ho sognato che non eri più ad Acerra ma in una dacia in un paesino sui monti Urali avvolti dalla neve. Io ero a letto malato, delirante, e ti chiamavo: Lara, Larisa Antipova dove sei" ?
Dall’altra stanza tu mi rispondevi: “Jurij (= Giorgio), Jurij Andrèevič Živàgo, sono qui, vicino a te".
Volevo abbracciarti ma non ci riuscivo, e d’improvviso mi è apparso fratel Cono in abito talare e con la stola. Stringeva tra le mani l’ampolla con il sacramento per l’unzione degli infermi, l'ultimo gesto per accompagnare il moribondo nel suo passaggio verso l'incontro definitivo con Dio.
Lo respingevo, non volevo, ma lui con voce suadente insisteva, ed io, disperato, ho gridato un nome: Komarovski, avvocato Komarovski, per farmi difendere dalla pretesa del chierico. Chissà perché ? Komarovski è una persona che detesto, nel passato fu amante di Lara.
Ho emanato un lamento di dolore e mi sono svegliato, in modo offuscato.
Per dimenticare l’incubo mi sono messo al computer. Ed ora sono qui per scriverti ancora qualcosa sulla lettera A maiuscola e sulla lettera a minuscola. Il lungo percorso dalla “testa di bue” alla “chiocciola” @.
Ma per non allungare troppo questo post scrivo il successivo, spero entro stasera.
Ultima modifica di doxa; 30-12-2022 alle 20:13
. Spassoso!
amate i vostri nemici
Gentile Lady Acerra,
ecco il promesso testo (diviso in due parti) per descrivere il lungo percorso compiuto nel tempo dalla lettera A/a: dalla “testa di bue” alla “chiocciola” @.
Aggiungi i tuoi graditi addenda.
In un precedente post ho scritto che i Greci elaborarono il loro alfabeto da quello fenicio, ma ebbero la necessità di apportarvi alcune modifiche, perché nella loro lingua le vocali hanno un valore distintivo. Dovettero trovare un simbolo per il suono vocalico aperto: la A di alpha, adattando la “aleph” fenicia, perché iniziava con quella vocale.
Tale simbolo era la stilizzata testa di bue con le corna in alto verso destra.
I Greci la ruotarono spostando le “corna” verso il basso.
Si ignora il motivo di queste rotazioni. Comunque la connessione con la figura che la lettera rappresentava in origine non era più rilevante. La lettera A non rappresentava più il bue, ma veniva utilizzata per rappresentare un fonema, un particolare suono della voce con la massima apertura della bocca.
I Greci ebbero anche bisogno di modellare due diversi segni per indicare la medesima lettera, uno maiuscolo, ottenuto orientando in questo caso l'aleph fenicia, e uno minuscolo, forse per velocizzare la scrittura, senza modificare l’orientamento ma la forma, usando linee tondeggianti.
La scrittura maiuscola è geometrizzata, perché sia comprensibile è necessario che le lettere siano staccate e distinte le une dalle altre.
Fra II e III secolo d.C. ci fu un mutamento anche nell’alfabeto latino: la nascita della scrittura minuscola.
Avvenne con il passaggio dal rotulus (rotolo) come supporto di scrittura, di papiro o pergamena, al codex (codice), per scrivere testi su tavolette di legno ricoperte di cera, unite insieme da anelli metallici o da una striscia di cuoio. A differenza del codex, i fogli di papiro o pergamena avvolti a rotolo costituivano il “volumen”.
Fra il III e IV sec. d. C. con l’antica scrittura minuscola vennero realizzati vari libri: testi di scuola, giuridici, di letteratura, anche cristiana.
segue
E arriviamo ai giorni nostri.
Il simbolo che usiamo come separatore negli indirizzi di posta elettronica, la @, che in Italia abbiamo denominato “chiocciola” (perché evoca la spirale della conchiglia del mollusco), oppure “a commerciale” (dall’anglo-americano “commercial at”) o soltanto “at”, particella locativa con il significato di “presso”, qualcuno o qualcosa, coincide in larga parte con la preposizione italiana “a”.
Entrò nel linguaggio commerciale anglosassone con il significato di “at a price of”, ovvero “al prezzo di” poi semplificato in at, ancora oggi locuzione usata in inglese per definire la @.
L’introduzione di questo carattere @ nelle macchine da scrivere nel 1884 in area anglosassone, assunse anche il significato di “destinazione postale”, esempio: Mr.Smith, domiciliato presso (at @).
Nel 1972 il programmatore americano Ray Tomlinson aveva bisogno di un simbolo per separare il nome e cognome, cioè la prima parte dell’indirizzo mail, dal server di destinazione. Come è noto, scelse questo @ per gli indirizzi di posta elettronica ARPANET, la rete informatica militare antenata di Internet. Preferì quel carattere perché in disuso e non poteva essere confuso facilmente, ma anche perché aveva conservato nel linguaggio commerciale il significato di at, cioè “presso”, in questo caso riferito al server.
Il prof. Giorgio Stabile, docente di Storia della scienza all’Università “La Sapienza” di Roma, in un suo articolo titolato: “L'icon@ dei mercanti” evidenzia che il simbolo @ è presente fin dal XVI secolo in ambito mercantile.
Infatti esiste una lettera spedita da Siviglia il 24 maggio 1536 dal mercante toscano Francesco Lapi al banchiere e politico fiorentino Filippo Strozzi, nella quale descrive l’arrivo di alcune navi dall’America “riccamente stivate e da cui si spera a buon mercato”.
Nel tredicesimo rigo, in corrispondenza della parola “anfora” c’è il simbolo @: “Una @ di vino, che è di 1/30 di una botte, vale 70 o 80 ducati”.
L’anfora veniva usata nell’antichità per il trasporto di derrate alimentari liquide o semi-liquide, ma anche come unità di misura, di capacità e di peso.
Nell’antica Grecia le misure di capacità variavano a seconda che fossero destinate ai liquidi o ai solidi; per i liquidi si utilizzava l'anfora.
Diversi tipi di anfore romane rinvenute negli scavi archeologici ad Ercolano.
Ancora nel XVI secolo l’anfora veniva utilizzata dai commercianti italiani, in particolare veneziani, come unità di peso e di capacità. Il suo riferimento Veniva abbreviato con il segno @.
Il prof. Stabile fa notare che il termine spagnolo “arroba” (deriva dall’arabo “rub’a”, che significa un quarto, usato come unità di misura) indicava nel passato sia l’unità di peso (25 libbre) sia una misura per il vino, ed era tradotta con “amphora” nel Vocabulario Español- Latino edito a Salamanca nel 1492.
In Spagna e negli Stati con lingua spagnola nel Sud America, il termine “arroba” indica la @.
Ultima modifica di doxa; 30-12-2022 alle 17:57