In qualche modo me lo spiego, per ora, prendendo a prestito dallo gnosticismo.
Dal'uno alle alle innumerevoli divisioni si perde potenzialità, pur rimanendo qualcosa dell'uno, il "lumen".
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grandissima persona pure lui; tanta stima;
no, non è una questione di meccanica, del "come", ma del "cosa"; perciò non spiega, perché evidentemente non è una concezione trascendentalista;
il dio trascendente perfettissimo, ecc... non può perdere il controllo sul creato, se quel controllo gli attribuisci; anche solo per un istante, è per l'eternità;
bisogna inventare qualcos'altro.
ma non ha senso quello che puoi considerare tu, che è extra-testuale;
tu hai un testo/gruppo di testi; allora, i casi sono due: o
a) dal testo si evince una regola morale, che puoi attribuire come divina, e allora questa deve presentare la stessa cosmogonia coerente che si attribuirebbe a Dio, ma viene enunciata da Gesù;
b) dal testo non si evince nulla di oggettivo, e allora ognun per sé e nessuno pretenda di parlare del testo come un significante, dato che si rimanda alla pura interpretazione soggettiva;
quella tua non è "testo", né lo può integrare per gli altri, come vorresti;
per ribellarsi deve avere una sua legge, autonoma, un sistema di valori diverso ed esplicito; altrimenti, non si sostanzia alcun fine, né un motivo di ribellione;
se ti ribelli alla legge, puoi farlo dicendo: non mi va, non mi serve per la mia utilità; in questo caso hai una soggettività assoluta;
oppure: non è giusto, non una buona regola, e non è bene esortare al suo rispetto; in questo, una morale, una legge alternativa.
Non è una questione di meccanica ma di perdita di qualità ( onnipotenza, ecc.) come se tutte le qualità generantesi tendessero inesorabilmente alla ricerca di quell'unità divina perduta.
Non a caso Gesù ha detto "attirerò tutti a me", lui che era tutto ma anche una parte del tutto; lo sapeva come Dio e lo diceva come uomo.
Dio non perde il controllo, come non lo potrebbe perdere un essere che è nello stesso tempo sognante e partecipante al sogno, con la coscienza però, di essere Lui a sognare e sognarsi.
Gesù è morto perché si è ribellato, ossia ribellarsi si può ma chi si ribella ne deve accettare le conseguenze; in America Latina le migliaia esseri martirizzati dai regimi totalitari, sono morti perché si sono ribellati per la libertà. Esiste quindi un'etica che può essere laica o religiosa che è avanzata, eccetto i periodi bui, assieme al progredire umano.
Spesso ci ribelliamo non a leggi, poiché le leggi sono la conseguenza del comando, ma a modi di essere che umani non sono più; questo ribellarsi, nelle più varie forma, dovrebbe venire naturale.
le qualità ricercano ? ma che dici ?
boh... queste sono parole in libertà, partite per la tangente;Citazione:
Non a caso Gesù ha detto "attirerò tutti a me", lui che era tutto ma anche una parte del tutto; lo sapeva come Dio e lo diceva come uomo.
Dio non perde il controllo, come non lo potrebbe perdere un essere che è nello stesso tempo sognante e partecipante al sogno, con la coscienza però, di essere Lui a sognare e sognarsi.
qui si diceva di come può sorgere il Male a partire da una creazione perfetta; l'incompatibilità è evidente;
quindi, o dici che nessun male è male, o racconti diversamente Dio e la creazione;
anche il modo - è sbagliato ? - implica una legge, astratta: non si fa così, ma cosà, per questo e quest'altro motivo, generale;
e la legge la devi desumere e argomentare in base al testo;
tu ti approfitti perché io non argomento in modo speculare al tuo; ma se io facessi come te e dicessi:
ah, io sono un gran devoto di Gesù, perché nel Vangelo espone il miglior trattato di cucina ligure che abbia mai letto, la mia preferita; a qualsiasi obiezione potrei rispondere che questa è la mia esperienza, insindacabile, di come conosco Gesù, e che ognuno la vede come vuole... visto che ogni frase può essere intesa diversamente; fine della discussione;
quindi, o si parte dal testuale, o manca un oggetto di cui discutere, ma si nega lo stesso testo come significativo; cioè, si annulla il Vangelo stesso come significante di qualsiasi cosa.
Ciò che dici è evidente a meno che anche il male sia perfetto.
Nel termine creazione io penso sia implicito che ci sia una differenza tra il creatore che, se è causa prima, può essere perfetto in quanto Dio, e la creatura in quanto, essendo emanazione di Dio, non può più essere perfetta mancandogli un requisito fondamentale che è l'unità, indice di perfezione esistente, diversamente dallo zero che è perfezione inesistente, il nulla da riempire bene.
La soluzione che io credo possibile è solo quella del rientro in Dio di queste opposizioni, di bene e di male, l'unico che può gestirle entrambe.
Tale pensiero credo sia maturato in tempi antichi quando il credente cominciò a pensare a questo ritorno a Dio, come dire: da Dio siamo usciti e a Dio ritorneremo, ne sono l'esempio le varie apocalittiche, che vedevano solo nell'intervento di Dio questa inversione di tendenza, dato che l'uomo, esser imperfetto perché mischiato di bene e di male, non può ritornare da solo.
Gesù è, ed ognuno lo crede come vuole, messia, cristo, figlio di Dio, ma sempre inviato da Dio per insegnare a discernere in verità ( questo aggiunto è fondamentale, considerando quanto Gesù condannasse l'ipocrisia), quindi bene dentro il minestrone interno di ognuno di noi, dove bene e male si cuociono a vicenda:asd:); per questo un ruolo di Gesù è anche quello di salvatore.
Da ciò risulta ovvio che la vita è imperfetta con tendenza alla perfezione, come tra l'altro ha detto chiaramente Gesù; quindi la vita stessa non negherebbe per via del male la possibilità di eliminarlo dalla nostra vita. Questo è il compito del credente: eliminare il male dalla propria vita per giungere alla perfezione che è l'incontro con Dio.
non è la creatura sotto "accusa", ma la creazione:
nella creazione perfetta, io ti do una bastonata in testa e tu avverti un'imperfezione, perché senti male; ma io ho solo compiuto quella perfezione :asd:, dato che questa circostanza è contemplata - anzi, si dovrebbe concludere, determinata - dal dio perfettissimo nella Sua creazione;
capisco; ma vedi vene che questo punto di vista deve implicare la rimozione di un dio interventista, con la negazione di o l'impossibilità di tutta una serie di postulati essenziali;Citazione:
Da ciò risulta ovvio che la vita è imperfetta con tendenza alla perfezione, come tra l'altro ha detto chiaramente Gesù; quindi la vita stessa non negherebbe per via del male la possibilità di eliminarlo dalla nostra vita. Questo è il compito del credente: eliminare il male dalla propria vita per giungere alla perfezione che è l'incontro con Dio.
cioè, tutto bellissimo, ma il credente in un dio giudice onnipotente, si chiede: ma che faceva Dio quando Axe mi prendeva a bastonate in testa ? stava a svuotare la lavatrice e a stendere i panni, che non se n'è accorto e gliel'ha impedito ?
oppure è proprio Lui che ha comandato Axe di bastonarmi, per motivi che mi sfuggono ? che avrò mai fatto di male ?
tu puoi pure credere in un dio/Gesù che ti esorti ad allontanare il male dalla tua vita, nel senso di evitare di compierlo, ma devi trovare comunque una risposta sensata alla circostanza del male che ti si impone e all'assenza di quel dio interventista che l'idea di giustizia implicherebbe;
arriva uno a cui stai antipatico; quello prende te e la tua famiglia, uccide tua moglie e tuoi figli, e poi la fa franca; non muore presto tra atroci sofferenze, ma si spegne centenario tra l'affetto di figli e nipoti, in un ambiente tutto sommato solidale, che lo assolve e magari gli tributa rispetto; e magari considera te una specie di infame, che se l'è andata a cercare; pensa alla mafia...
ora, tu puoi (affermare di) avere fede in un giudizio e in una remunerazione ultraterrena; ma capisci bene che si crea un conflitto tra la realtà e la rappresentazione di una benigna autorità paterna che non interviene, per poi farlo con punizioni o premi eterni per quei figli che avrebbe creati così diversi, in quel modo;
il problema di questo atteggiamento filiale - che è tipicamente quello della soggezione pagana alla natura, madre e matrigna, a cui sacrificare in cambio di benignità - è che abbandona di fronte all'angoscia dell'assenza del padre, quando il figlio non si attrezza ad esser padre a sua volta, e continua ad aspettare premi, castighi, risarcimenti;
un padre dovrebbe educare i figli non all'obbedienza remunerata, ma proprio a quella ribellione responsabile, il cui premio è la comunione con la giustizia come premio a se stessa;
ma questo richiede l'elaborazione razionale e mediata dell'assenza di Dio; che non vuol dire non credere più, ma credere in qualcosa di diverso, che non può essere vago e fantasioso, enunciato a caso, saltabeccando tra formule aforistiche sgangherate e incoerenti, ma deve essere un sistema forte, concettualmente robusto;
perché altrimenti il conflitto con la realtà della sconfitta non può essere metabolizzato; cioè, devi elaborare un sistema in cui il tuo premio è esattamente la pace con la tua coscienza, ora, anche se nell'Aldilà non c'è nulla, e che chi ti ha sterminato la famiglia è già, ora, all'inferno, perché più quello è fortunato, più gli pesa il tarlo dell'indegnità, e la rimozione perpetua di quello stato è già una menomazione, una dannazione;
mi viene in mente un bellissimo film - drammatico - di Woody Allen, Match Point.
il protagonista, un insegnante di tennis arrivista, sposa una ricca ereditiera, ma ha un'amante, che mette incinta; temendo di perdere la propria posizione, la uccide e simula una rapina; nel momento del destino, si libera di un anello compromettente, e questo, invece di cadere nel Tamigi, rimbalza come una palla sul bordo della rete e cade in strada;
a quel punto, il mio immaginario culturale di catto-italiano, dentro di sé ha pensato: ecco la Provvidenza ! ora la polizia - che in realtà sospetta di lui, perché sa della relazione - trova l'anello e lui verrà scoperto;
al contrario, l'ebreo-protestante Allen, rappresenta il modo opposto quell'impasto religioso così diverso nel concepire la punizione: la Provvidenza fa passare un tossico sul lungo fiume; quello trova l'anello, poi viene arrestato per altro, e incolpato dell'omicidio;
nell'ultima scena, si vede il protagonista che, a fianco della moglie ricca e del loro neonato, guarda il mondo fuori dalla finestra, con l'espressione assente di chi ha tutto, ma non è più niente, se non uno che attende di morire fisicamente e spera in qualche punizione liberatoria, avendo perduto agli occhi di se stesso il diritto di desiderare qualsiasi cosa, felicità, benessere, legame di senso coi suoi cari, legittimità di qualsiasi sentimento o desiderio agibile;
razionalmente la capiamo tutti, bene; ma è il sentimento nostro ad essere educato diversamente, ad una psicologia che chiama sempre in causa un'autorità e che si regola di conseguenza in troppe circostanze concrete quando si esprimono giudizi, si compiono scelte, si cede ad opportunismo, calcolo miope, ecc...
E' già due volte che mi vuoi bastonare:asd:, non capisco perché ce l'hai con me che non ti ho fatto niente di male:bua:,.....ah forse vuoi bastonarmi per dimostrare le tue teorie, ma con me non reggono, preferisco starti alla larga, e probabilmente neanche conoscerti se non per scritto:rotfl:.
non solo non ti voglio bastonare, ma non ho nemmeno teorie da dimostrare, visto che non postulo nulla;
di fronte a qualcuno che sostiene di far entrare 4 elefanti in una 500, cerco di capire se la sua risposta su come faccia: due davanti e due dietro, è intesa come barzelletta o come spiegazione seria;
non da me;
non fare come certi poco rispettosi della loro intelligenza che mi accusano di affermare certe idee di cui si dà ordinariamente notizia a scuola, e che risalgono addirittura ai filosofi greci, stoici, Epicuro, ecc... ;
non è una cosa bella, leale, onesta, giusta;
se uno mi dice che un dio ha:
a) creato tutto dal nulla;
b) potendo tutto e
c) sapendo tutto ciò che accadrà in anticipo, e
d)in quel tutto c'è anche il male, ma
e) quel dio sarebbe anche buono,
non sono io ad accusare, se faccio presente che da 3 millenni c'è gente che ha sollevato la contraddizione senza che qualcuno abbia dato risposte;
l'atteggiamento di chi accusa me, è lo stesso che a suo tempo ha subito Galileo.
Quella della 500 è, si direbbe nell'America degli indiani, parlare con lingua biforcuta:asd:. Caratteristica dell'uomo bianco.
Pensiamo bene ed agiamo male, tanto non capiscono:dentone:.
Sei partito da Torino e sei finito in piena savana:D.
Forse intendevi i resti degli elefanti:nyuppi:, l'avorio; quello ci starebbe nella 500:rotfl:.
La lingua biforcuta è una specie di tormento, parti da un posto reale e giungi in un posto da sogno, od incubo, dipende cosa si mangia....e si beve:birre:.
Questo è un parlare per parlare, cioè poco seriamente.
Penso si noti la differenza tra il serio ed il faceto.
Non ho mai detto che il nulla sia prima della creazione, od un requisito di Dio uscire dal nulla; lo possiamo solo immaginare che non ci sia niente ed addirittura non esista niente: non è reale neanche immaginabile . Come può esistere il nulla? Ci siamo noi, se l'inizio fosse stato il nulla come faremmo ad esserci? Impossibile da farsi in laboratorio; inconcepibile anche nella Bibbia arcaica, e quando la stessa Bibbia ne parla lo fa dire ad una vedova straziata dalla morte dei suoi numerosi figli, presa dalla disperazione. Il nulla è un concetto che si è sviluppato molto più tardi per giustificare i numeri negativi; in poche parole non posso avere -10 monete d'argento:asd:.
Quindi per me la presenza del nulla o dello zero sono inconcepibili con la presenza di Dio, e non credo che qualche mente intelligente anche del passato possa provare il contrario,......solo tu:asd:
Ps. se uno te lo dice tu digli che non è possibile, quindi non è vero:asd:.
e uno.
io e tutta la teologia scolastica cristiana, quella ufficiale, che postula esattamente un dio trascendente, separato e preesistente, creatore di tutto;
tu vuoi fa' lo spiritoso con me, ma faresti meglio a ripassare il programma per non fare le brutte figure di altri, attribuendo a me quello che si dovrebbe sapere dalla scuola.
Forse per scuola intendi il seminario? E' li che di solito seminano:dentone:.
Possibile che non ci sia alcuna corrente che la pensi come me?
Chissà come mi è venuto in mente:mumble:.
no, il liceo; hai presente le lezioni di filosofia ? quella roba che si studia in terzo, la filosofia medievale, Agostino d'Ippona, poi Tommaso d'Aquino, Anselmo d'Aosta... tutti santi; torna spesso anche in Dante; e poi l'anno successivo quelli del Cinquecento e Seicento, Pascal, Cartesio, Spinoza, Leibniz, ecc...
.
Ah, si i filosofi.
Quelli che iniziano e non sanno finire,... bene, tant'è che ne arriva un altro e dice tutto il contrario del precedente: se fosse d'accordo non scriverebbe la stessa cosa, sarebbe una grande onta:rotfl:....per una mente eccelsa.
Dopo questa corrispondenza così snervante io consiglierei di cambiare mestiere e, prima che non ce ne sia più, cominciare a lavorare la terra:asd:.
S'impara più dalla fatica fisica che da quella mentale:).
il punto è che quella roba è adottata ufficialmente dalla Chiesa, quella di Gesù, e tutto è interpretato a partire da quell'idea;
se tu ne hai una diversa, fallo presente ai dottori della Congregazione per la propaganda fide; vedrai che ti danno retta, appena vedono che hai le idee chiare su quei filosofi :asd:
E' un'idea sbagliata!
Gesù non avrebbe mai fondato la Chiesa se avesse saputo come sarebbe finita. E poiché la Chiesa lo considera Figlio di Dio, che guarda il Padre faccia a faccia, non da dietro come Mosè, se Gesù lo avesse voluto sapere tramite l'onniscienza del Padre lo avrebbe saputo, Come uomo non poteva pensare sempre come Dio, sarebbe stato snervante:asd:.
Quindi:
a) in vita terrena non lo ha voluto sapere dal padre,...tanto se lo immaginava come finiva:rotfl:, quindi l'ha fondata come sostiene cono;
b) ha voluto saperlo e non ha dato a Pietro, che amava come un fratello, anzi come un amico ( spesso i fratelli, specialmente quando c'è da spartire, diventano ostili) il permesso o per lo meno non così.
Attinente è la risposta che Gesù diede a due fratelli che lo interpellarono per sapere chi dei due fosse nel giusto con le solite parole che sembrano frasi fatte: " Maestro sappiamo che tu sei giusto.......".
Alla risposta di: " So' cazzi vostri!:asd: " ( tradotto dall'aramaico ad oggi:dentone: ) i due fratelli se ne andar pei fatti lor:rotfl:.
E Gesù avrà pensato da uomo: ".....due rompicoglioni di meno ".
:rotfl:
non è me che devi convincere, ma le chiese cristiane tutte, e quella cattolica in particolare, perché ha la dottrina più rigida;
se hai una formula teologica più convincente, vedrai che ti danno retta, buttano al cesso tutte le tesi adottate finora e tirano lo sciacquone; magari ti fanno papa, per ringraziarti; poi faccio come gli amichetti d'infanzia contadini di papa della Genga, fabrianese, ricevuti dal pontefice, epoca napoleonica: Giuà, me raccomanno, non t'u fa' frega' stu posto ! :asd:
no, appunto; il fatto è che tu non dialoghi;
tu enunci pensieri in libertà assoluta - nemmeno tesi, ché sarebbe già qualcosa, implicando un vincolo di coerenza logica - la cui verifica rimanda alla tua esclusiva soggettività, e questo è la negazione del dialogo;
si può dialogare su un oggetto comune, stabilito convenzionalmente, tipo: sul Vangelo è scritto questo e quest'altro; che significano queste frasi ? oppure:
che cos'è, e che ruolo ha un dio-persona, cui attribuiamo una creazione onnipotente e sensata, "intelligente" e prescrittiva, che comanderebbe una certa morale, con bene e male, nella circostanza palese che sulla Terra si determinano quel bene o il male, umano e naturale, di cui sono beneficiarie vittime le persone, a prescindere dalle loro azioni, esattamente come se il tutto fosse solo frutto del caso ?
altrimenti, il senso del tutto è il solito: una predica dal pulpito in cui il primo arrivato viene a dirmi - esplicitamente o implicitamente - come dovrei comportarmi in base alla sua incontestabile sensibilità e al suo desiderio che esista un'intelligenza e una nozione superiore di giustizia;
non è dialogo, ma catechismo.
Si può iniziare un discorso anche dalla fine.
Ma tu per forza vuoi cominciare sempre dall'inizio:asd:.
Quindi per te gli ultimi, i nuovi arrivi, dovranno sempre rifarsi alla storia dei primi, per capire.
Mi sembra un po' limitante come idea.
Colgo l'invito per i commenti evangelici, sono la mia passione, e poi come tu dici, si ragiona su un fatto od un'idea già postulata, ma nel profondo non sempre è così semplice come rimanere a galla.
E' un fantasma che non ha nessun ruolo perché da come ti leggo risulterebbe tutto prestabilito se non prestampato.
Quello che io cerco è proprio il contrario, cioè come possono convivere libertà divina e libertà umana; poiché se non c'è libertà non c'è alcuna decisione autonoma.
Ciò potrebbe avere senso esaminando un senso ancora più misterioso ed evanescente che è quello del tempo; cioè se il tempo, nello spirito che, nella mia ipotesi, è il succo della materia vista solo come forma ( ma questo non lo accetterai), scorresse anche in senso inverso.
Altrimenti il tempo sarebbe una bellissima invenzione della mente per accomodare e connettere il susseguirsi degli eventi attraverso cause ed effetti.
Infatti non ti ho mai detto come tu debba comportarti, casomai qualcun altro.
Però il tuo discorso si presta ad essere incrinato,perché: uno, nessuno ti obbliga ad ascoltare ciò che non apprezzi; due, uno dal pulpito, dato che è un oratore, non ti dirà mai precisamente come tu ti dovrai comportare, poiché non può saperlo, casomai ti dirà cosa non devi fare, è molto più facile e non si presta ad attacchi personali; la nozione superiore alla quale tu ti riferisci per me è " esperienza di Dio, non un Dio preconfezionato.
Vedi, a questo punto, è difficile stabilire se chi predica predica in buona fede, che è giustificabile o in mala fede che è ingiustificabile, o chi ascolta è obbligato ad ascoltare. Fino a prima parlavamo di libertà, quindi è libero il predicatore che dice quello che pensa come è libero chi ascolta che può scegliere di rimanere od andarsene. Ci vuole coraggio ma soprattutto la volontà di superare i compromessi con il proprio io.
tu leggi me, ma dopo che te l'ho spiegato cento volte, ancora insisti e rimuovi che non sono io, ma la dottrina cristiana millenaria a porsi in quella contraddizione, ed ammetterla col "mistero"; tu è con quella roba che te la devi vedere, non con me che ti sto solo facendo presente ciò che dovresti conoscere dalla scuola e dai tuoi personali approfondimenti, esperienze di studio, ecc...
eh, bravo... poi mi farai sapere; considera che in 3 millenni non ci è riuscito ancora nessuno...Citazione:
Quello che io cerco è proprio il contrario, cioè come possono convivere libertà divina e libertà umana; poiché se non c'è libertà non c'è alcuna decisione autonoma.
chi promuove come giusto e rappresenta un sistema di valori, investe comunque chi quei valori non condivide, perché istiga tutti gli altri al giudizio; e a me va pure bene; purché si assuma le sue responsabilità in contraddittorio;
non va bene se pretende una franchigia, analoga a quella del mero gusto personale; discorso pure ripetuto 100 volte:
se mi dici che ti piace di più la margherita della marinara, a me non cambia nulla; ma se uno viene e dice in giro che sono peccatore, infedele, ecc... in base a quelle che sono mitologie, io gli chiedo conto; e quello farà bene a darmi retta, perché in caso contrario ci sta la reazione; le idee non sono innocenti, e nemmeno chi le sguinzaglia;
a mio personale giudizio, chi, minimamente esperto di questioni religiose e teologiche, faccia finta non conoscere il problema della teodicea, è in malafede, visto che è il nodo più discusso e irrisolto di tutta la storia di quelle idee.Citazione:
la nozione superiore alla quale tu ti riferisci per me è " esperienza di Dio, non un Dio preconfezionato.
Vedi, a questo punto, è difficile stabilire se chi predica predica in buona fede, che è giustificabile o in mala fede che è ingiustificabile