Ho già scritto cosa faccio io
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Ho già scritto cosa faccio io
Scienze della comunicazione è inflazionatissima e di fatto non impari a fare nulla. I nostri stagisti vengono tutti da li e lasciamo perdere le competenze.
MA alla fine credo che l'unica via giusta sia quella che uno si sente. Senza forzature. Io dopo le superiori iniziai economia su input di mio padre (che però mi disse che dovevo lavorare per pagarmela), ma mollai dopo un anno perché non mi piaceva affatto. E mi iscrissi a legge perché era la materia che più sentivo nelle mie corde. E che mi fu utile perché iniziai a fare la cronista di giudiziaria. Alla fine è normale sbagliare, è normale cambiare rotta lungo il percorso, ma le scelte uno deve farsele da solo.
Sono perfettamente d'accordo con te e aggiungo che capisco la preoccupazione di un genitore quando il figlio vorrebbe interrompere per un anno o più il percorso scolastico o di laurea, perchè c'è il timore che l'interruzione, magari trovandosi un'occupazione nel frattempo,faccia svanire la voglia di rimettersi a studiare e quindi di soddisfare nella maggior parte dei casi, le aspettative dei genitori.
Non è comunque detto che poi si finisca per fare il lavoro per cui ci si è laureati.
Ormai senza un diploma di maturità manco lo trovano un lavoro se non in nero forse a raccogliere i pomodori al sud, perchè il diploma è richiesto ma pure la laurea serve anche all'adetto dietro al banco di una pescheria , cioè il pescivendolo per intenderci che lavora in una grande catena di supermercati se vuol far carriera, altrimenti al di là del capo reparto non può andare, quando potrebbe diventare ispettore e anche oltre.
Certo che poi servono anche quelli che riforniscono gli scaffali, alla cassa, dietro al bancone della pescheria o salumeria piuttosto che i panificatori. Dato che oggi la maggior parte si laurea non tutti i neolaureati possono pretendere il posto seduti alla scrivania o statale ma spesso devono ripiegare a fare i commessi, o camerieri nella ristorazione, non c'è posto per tutti " dietro ad una scrivania" mentre servono altre figure e anche a far la commessa sono sempre più spesso ragazze laureate, ad esempio una ragazza che conosco pur avendo una laurea triennale di interior design è finita per fare la commessa di un negozio per cui comunque la laurea specifica è servita per agevolare l'assunzione , oppure una grande agenzia immobiliare a far disegni e seguire i lavori in cantiere, al posto di un architetto ma senza avere lo stipendio e riconoscimento da architetto, sottopagata che non era esattamente il lavoro che intendeva fare.
Credo che pure per fare l'agricoltore oggi serve una laurea, una volta di cresceva con l''esperienza di nonni e genitori e si portava avanti l'azienda famigliare, oggi se si vuol mettere su un'impresa agricola per avere certe competenze non più tramandate e con le innovazioni che ci sono serve per forza un percorso scolastico.
Certo che spendere anni e denaro per studiare e poi trovare un lavoro che non richiede particolari qualifiche, conoscenze e capacità non è gratificante.
Anche io conosco casi dove in produzione, per un compito banale, che un tempo avrebbe forse richiesto al massimo la licenza elementare, ora chiedono il diploma
Sono d'accordo, purtroppo però questa spesso è la realtà, a parte alcune precise lauree come dici tu che offrono maggiori possibilità. Oggi il diploma di maturità è paragonabile alla licenza media di un tempo perciò la laurea dei tre anni è paragonabile alla maturità di un tempo a mio parere anche se poi resta un pezzo di carta.
Dopo decenni di 6 politico e tutti promossi, la selezione non fatta a monte viene fatta a valle.
sono daccordo , aggiungerei inoltre che posso trovare un laureato consegnare le pizze o a sentirsi bestemmiare in faccia come i ragazzi dei call center ma mai viceversa , un bravo pizzaiolo non potrà mai trovare un impiego diverso , il tempo e la buona volontà normalmente premia sempre .
Io non ho voluto studiare e me la sono guadagnata comunque ma con estrema difficoltà ed erano altri tempi , ma potessi tornare indietro
Normalmente serve un laureato dirigente vero, non di pura immagine, ogni 100 esecutivi, di cui 10 qudri intermedi e 90 braccianti, seppure in campo intellettuale.
In un paese economicamente povero si crea una disparita' fra offerta e domanda da cui chi non eccelle nei campi necessari per forza di cose viene filtrato trovandosi sovraddimensionato per incarichi esecutivi e sottodimensionato per incarichi dirigenziali.
Al netto di capacita spesso scarse e preparazione inadatta alle esigenze.
Da tener conto che, oltre alle competenze speciche, sono richieste capacita' a largo spettro, ovvero integrarsi in team, perseguire obiettivi, comprendere le situazioni etc.
Vabbè, non è che ci si laurea per diventare dirigenti subito... Le capacità di cui parli si acquisiscono con l'esperienza. Però il titolo di studio, almeno in certi settori, come il pubblico impiego, ti da la possibilità di crescere professionalmente. Col diploma ad un certo punto sbatti la testa contro il tetto burocratico, per quanto tu sia bravo. Forse all'estero o nel privato è diverso.
Nel privato le carriere sono programmate e, anche se l'assunzione di primo incarico e' al primo livello, il percorso e' gia' previsto.
Non si assume un ingegnere per sotto occuparlo.
Pertanto si valutano le caratteristiche per la destinazione finale.
e allora perché non psicologia direttamente, che di strade ne apre molte di più rispetto a scienza della comunicazione?
il percorso è molto lungo, ma di soddisfazioni se ne possono avere e molte. mal che vada c'è sempre la possibilità di entrare in una azienda all'ufficio personale.
ma i figli ... la cosa più difficile da capire è che i figli sono come sono, e non come vogliamo che siano. ci si mette sempre tanto tempo.
con i figli abbiamo sbagliato tutti e continueremo a farlo: l'importante è continuare a provare a fare il mestiere più difficile del mondo, quello del genitore.
che poi i figli non sono mica scemi: capiscono benissimo.
Anche quella è una bella strada, ma non posso scegliere per lei... Deve scattarle la voglia di studiare, un minimo di autodisciplina e di programmazione... Se la sua vita ideale rimane un aperitivo perenne, e non capisce che occorre un minimo di sacrificio per guadagnarsi la pagnotta, non si va da nessuna parte.
A 18 anni è presto per capire queste cose. E credo che l'anno sabbatico a lavorare le potrà essere utile. Se un'intelligenza vivace, cosa che non dubito, considerando che è figlia tua, ci arriverà da sola. MA deve misurarsi con se stessa, con le proprie capacità, con il proprio desiderio di indipendenza. E cose come un anno sabbatico te le puoi concedere solo a quell'età, perché dopo diventa troppo tardi. Se viaggerà e conoscerà un po' il mondo, poi affronterà gli studi con uno spirito decisamente diverso, vedrai.