Originariamente Scritto da
axeUgene
questa non è una cosa "degli uomini", ma degli italiani, e per motivi cui ho accennato in altra sede e tralascio;
pure queste cose mi pare siano il riflesso generale dell'educazione alla relazione e circostanze annesse; cioè, un fatto sociale e culturale generale, in cui entra in gioco anche l'educazione al ruolo delle donne, per quanto negli ultimi decenni ci sia una certa forbice:
per ora, le donne risultano più autonome, perché nel mercato dell'accoppiamento hanno più forza/capacità di scegliere, mentre la condotta maschile ancora non ha elaborato identità alternative per relazionarsi in questa situazione; cioè, ai tempi che piacciono a Cono, avevamo:
una donna "premio" virtuoso per l'uomo in relazione alla capacità contributiva di quest'ultimo, il quale in cambio esercitava un potere sull'acquisto;
la rottura di questa regola, pone evidentemente l'uomo in una condizione di inferiorità, perché la competizione - la donna sceglie - resta, ma le garanzie contrattuali vengono meno;
l'adeguamento, quasi un automatismo, è che la cultura maschile elabora strategie preventive di sganciamento e deresponsabilizzazione come quelle che osservi; lo spaventato deve reinventarsi, più o meno come realizza kanyu, ma poi spesso chi è solo dopo varie esperienze;
poi ci sono anche quelli che riescono a stare in equilibrio pur di non stare da soli, e probabilmente perché hanno più potere della partner nella coppia; cioè, sono poco fungibili in quella dinamica, pur essendo teoricamente insoddisfacenti;
però, la cosa interessante è che le qualità negative maschili che hai elencato, sembrerebbero essere esattamente quelle di rottura con una certa identità tradizionale; permuta il "guardarsi attorno" con "andare al bordello, o in tangenziale" e siamo lì :D