Originariamente Scritto da
sandor
Mi inserisco nella discussione semplicemente per fare "presente " che l'atteggiamento della società nei riguardi della religione è sempre lo stesso: riuscire a mediare le esigenze di sviluppo e benessere con una "entità" esterna all'umano consesso per poter godere di quella tranquillità spirituale che è da che mondo è mondo "strumentale" al quieto vivere. Lo è da sempre, almeno a partire dai tempi della "Sacra Bibbia" per parlare della civiltà occidentale, oppure del Faraone per parlare di epoche più risalenti e sostanzialmente estranee al Nostro Occidente. Fino a un certo momento nella Storia umana la religione è finalizzata ad instaurare un rapporto non conflittuale ma di "do ut des" con la Divinità, comunque intesa. Per restare all'esempio del Faraone la ricompensa dell'impegno da parte dello stesso Faraone di conservare un equilibrio stabile col "principio divino" è fondamentale in qualsiasi tipo di "culto". La religione è funzionale alla prosperità prima spirituale e poi anche in termini di ricchezza e di benessere sociale. Stesso discorso per la figura del Pontefice. Affinché la Divinità conceda i propri favori all'Umanità ci sono regole da rispettare, sacrifici da compiere, individuali, spirituali o magari anche in certa misura non comprensibili alla "morale comune" odierna, come i sacrifici "umani" ad esempio nella Antica Grecia. Non mi pare sia una questione di "psicologia" perché si tratta di questioni che attengono alla dimensione "irrazionale" della psiche. Il cervello e gli studi relativi non porteranno mai a niente finché non si capirà che il cervello non è compatibile con cose come anima e spirito, i quali ovviamente sono ancora ad oggi, quanto meno dagli studiosi "di facciata", qualcosa di "non misurabile" e perciò "non esistente". Non è così: lo stesso Freud elabora una disciplina che tende a ricondurre finanche i fenomeni più oscuri della psiche ad una spiegazione meccanicistica che fa dell'uomo semplicemente un aggregato di pulsioni per lo più inconsce e imputa al contesto famigliare la compromissione degli equilibri individuali. Ripeto che la religione, ad oggi può aver assunto un contenuto e quindi un insieme di pratiche di culto più "soft" che ad esempio ai tempi di Eschilo, ma in questo contano molto sia l'impossibilità di strutturare una società "industriale" quale quella delle Nazioni occidentali su basi religiose anziché economiche; sia la difficoltà di spiegare alla gente comune che i fenomeni relativi al trascendente, che siano gli alieni di Scientology, o la transustanziazione se conosciuti e oggetto di fiducia possono davvero creare una situazione sociale di "serenità" e "condivisione". E' sempre il diavolo marxista ad essersi insinuato talmente bene in ogni contesto sociale dei Paesi industrializzati da aver diffuso "la credenza", che sempre credenza è, che le religioni come quelle pagane siano mere superstizioni e che tutto ciò che la gente riesce a pensare in termini di "trascendente" sia una presa per i fondelli propalata dai detentori del potere economico, i quali invece, arrivati a un certo livello di potere cominciano a capire che anche il denaro come dicono gli americani che sono fissati con la "predestinazione" sia in definitiva un segno del "favore divino". D'altra parte la dottrina marxista non a caso definita "dottrina" va bene per coloro i quali non hanno ricevuto dalla Natura uno spirito e un'anima. Dirò di più: per conservare il potere ed evitare il demone comunista Dio fa in modo che siano davvero in pochi coloro che almeno una volta nella vita sperimentano il valore del "sacro" e non mentre dormono ma nella vita quotidiana. Ovviamente il peso del contatto con il Divino non lo reggono "tutti". Questo spiega molte cose, ad esempio la diceria secondo cui siano una trentina di persone al massimo a imprimere alle vicende umane un determinato "percorso". Mi si consenta di fare l'esempio del defunto papa Ratzinger: è bastato che facesse visita all'ex campo di lavoro di Auschwitz, chiedendo ai fedeli presenti dove fosse "Dio" quando succedeva quello che sempre Ratzinger era convinto succedesse in quel luogo. Ma ovviamente se tu chiami in causa la divinità tacciandola di essere stata "poco vigile", allora il Padreterno se la prende a morte perché comunque è ancora quello di Sodoma e Gomorra e ti leva le forze vitali. Onestamente non conosco la storia di Bergoglio ma credo che a differenza del caro Joseph abbia peccato di accidia, la quale è ovviamente un peccato, però meno grave della "miscredenza". Insomma è una regola non scritta che per avere cose come una lunga vita bisogni in qualche modo confrontarsi con Dio. Alcuni lo fanno con le preghiere, altri sfidandone l'Autorità, ma il rapporto con Dio, consapevolmente o no ce l'hanno tutti. Non è esso rapporto assolutamente da mettere in discussione. Persino gli "atei" o sedicenti tali hanno un proprio modo di rapportarsi al principio divino, cioè quello della negazione. Ma si può essere grati a Dio anche da parte degli atei e anche senza saperlo. Un paradosso, ma credo di non sbagliare in proposito.