Ma proprio no. Da teenager non ero così libera, consapevole e indipendente. E' proprio il contrario. Le vivo a un livello che tu non potrai mai comprendere, Cono.
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noto che nella versione Bino ti devi distinguere per sbagliare i nomi degli interlocutori :asd:
non so; certo che se quelle fossero state felici, e così le famiglie, il modello non sarebbe entrato in crisi;Citazione:
le nostre mamme, le nostre nonne, le nostre bisnonne erano tutte infelici?
poi, la felicità è il risultato del divario tra aspettative e realtà; se io ti abituo a camminare in scarpe due misure sotto la tua, quando te le togli a casa puoi essere felice; finché ti convincono che le scarpe della tua misura non esistono e ti devi accontentare, quella è la tua nozione di felicità;
quando ti rendi conto che invece ci sono le scarpe della misura giusta, vuoi quelle o altrimenti fai senza; e se ti costringono in quelle della nonna, quell'idea che lei tosse felice non ti convince.
Si, erano infelici. Per carità, forse non tutte, spero che vi sia stata qualche donna che ha trovato un uomo decente anche nella mentalità del patriarfcato che c'era prima. Ma ste famiglie affiatate, unite e coese dove le vedi, fammi capire? E non parliamo della facciata pubblica che si mostrava per convenienza.
Mia nonna ha iniziato a vivere davvero solo dopo che è morto mio nonno e ha finalmente avuto la libertà di decidere per se stessa. Quando stava con lui, non poteva uscire da sola la sera neppure per andare a trovare sua madre portando con sè i figli. Una felicità incredibile, proprio. La frase che ha sempre ripetuto, in vecchiaia, è stata "tornassi indietro, cento amanti e nessun marito". Mia madre ha vissuto la sua vita all'ombra di mio padre, con il suo ego ipertrofico, il regime fascista che c'era in casa, le urla, le scenate, zero indipendenza economica, in una depressione continua. E senza potersi separare perché appunto non aveva una indipendenza economica. Una vita meravigliosa proprio, come non essere felice?
E' un peccato che le nostre nonne siano morte, avrebbero avuto molto di cui colloquiare con i MODERNI uomini di oggi.
"Un uomo è troppo poco..."
Come disse Cicciolina (e anche Moana Pozzi)!!! :D
Ah beh, se appena appena ti facevi vedere infelice, oppure facevi qualche rivendicazione c'erano sempre i manicomi pronti ad accoglierti
L'hai scritto te lunedì alle 11,14: "Lo vivo e basta, perché mi fa stare bene" senza altri coinvolgimenti. Solo la semplice fruizione dell'immanente. Come si fa a 14, 15, 16 anni. In che cosa ti saresti evoluta? Le persone mature cercano nell'Altro/a qualcosa di più...
Questa è una bellissima e interessantissima disquisizione! Ricordiamoci sempre da dove siamo partiti, amici ed amiche: dalla frase di Massimo Troisi. Come mai le Donne di prima se lo facevano bastare, un uomo. Ed oggi ne avrebbero invece bisogno di due, tre, quattro? Cosa è cambiato nelle esigenze femminili rispetto a prima? Perché l'Uomo...quello è, dice Troisi. Quello è rimasto.
«Noi donne ci siamo, per così dire, emancipate, abbiamo conquistato la libertà di scegliere, nel lavoro, nell’amore, nella vita. Ma a che prezzo? Siamo davvero più felici? E soprattutto, rendiamo più felici le persone che ci sono affidate? Non è che per caso femminismo, rivoluzione sessuale e battaglie per la parità hanno finito per lasciarci più sole e più tristi? Per rispondere a queste domande, dobbiamo liberarci dagli schemi della rivendicazione e capire quale grande privilegio sia l’essere femmine, destinate dalla natura ad accogliere la vita, chinandoci su di lei, in qualsiasi forma si presenti alla nostra porta. E quale grande avventura possa essere per noi diventare spose e madri, accanto all’uomo con cui possiamo arrivare a diventare una carne sola! Non sto mica parlando della casalinga anni cinquanta: le tante donne che ho avuto la fortuna di incontrare, donne realizzate spesso anche nel lavoro, hanno percorso strade difficili, perfino drammatiche, eppure ne sono emerse straordinariamente capaci di vita, capaci di speranza contro ogni ragione. Mi hanno insegnato che essere felici è possibile, ma richiede un lavoro; che si può pure andare dove ci porta il cuore, ma poi bisogna chiamare il cervello perché ci venga a riprendere e ci porti in un luogo segreto, dove si mette in moto una vita più feconda e piena. Quello che ho imparato da queste amiche vorrei insegnarlo alle mie figlie, adesso che ancora mi ascoltano: poi ,credo sia questione di minuti, saranno adolescenti e sarà troppo tardi.»
Costanza Miriano
https://www.kobo.com/ie/en/ebook/qua...z3aEOb9u_uqZCu
Come mai le Donne di prima se lo facevano bastare, un uomo?
Perché non avevano altra scelta
Si, si, noCitazione:
Siamo davvero più felici? E soprattutto, rendiamo più felici le persone che ci sono affidate? Non è che per caso femminismo, rivoluzione sessuale e battaglie per la parità hanno finito per lasciarci più sole e più tristi?
Hai già risposto alla mia domanda di ieri, dunque: prima le donne - le nostre madri, le nostre nonne, le nostre bisnonne - erano tutte infelici, segregate, costrette. Mentre adesso le donne - soprattutto darklady - sono tutte felici, libere, emancipate e realizzate; non ci credi nemmeno tu, spero
opinione legittima, ma non risponde: se il tuo modello è felice, lo si adotta; nessuno rifiuta la felicità; quando, per promuoverlo, fai leva su un sentimento di paura/minaccia/censura - perché questo è - produci ripugnanza e diffidenza;
nessuna idea che abbia un valore si può fondare sulla paura e sulla censura; è contro la natura umana: se la paura e la propensione a conservare fossero state anche solo pari alla curiosità e al desiderio, non solo non avremmo nemmeno inventato la ruota per il timore cinetico di un mezzo che moltiplica la forza, ma probabilmente vivremmo ancora di bacche e avanzi di carcasse;
poi, se la metti sul piano dei "doveri" - sei tu a chiamarli in causa come tali - questi sono tipicamente oggetto della legge; ora, sei in grado di enunciare quello che promuovi come obbligo ? no; e sai perché ?
perché ti vergogni di quelle idee; chi ti legge lo capisce in una frazione di secondo e fa 2 +2 col sentimento di paura e censura;
a parte il merito, su cui non mi pronuncio, considera che tutte quelle tensioni naturali tra desiderio e timore che rimuovi, non è che scompaiono per magia; te le ritrovi proprio nei comportamenti di cui ti rammarichi a livello pubblico, ma anche in famiglia, sia come tensione diretta, sia come riflesso del sentire pubblico;
visto che mi pare tu abbia figli, se li istruisci ad un sistema di gestione del desiderio fondato su principi ispirati a paura e censura, li predisponi quanto meno alla confusione e all'errore;
vale la pena, per porre al centro dell'universo le tue insicurezze psicologiche di maschile decaduto da uno status di per sé miserabile, caporale in casa e subalterno appena varcato l'uscio. ?
Non ho detto "tutte". Ne prima, ne dopo. Ma senza dubbio, oggi più felici e realizzate lo siamo, puoi giurarci.
E certo che ci credo, perché è la realtà dei fatti.
A ben poche donne piace essere segregate in casa, senza indipendenza, a fare gli angeli del focolare, dovendo chiedere al marito per qualsiasi decisione vogliano prendere.
E questo non vuol dire non avere una relazione. Un sacco di mie amiche sono sposate, molte anche con figli, ma lavorano, hanno una carriera e una propria indipendenza economica, in casa e nella gestione dei figli i compiti sono divisi alla pari col marito, ecc.
Indipendentemente dalle "necessità" femminili, La domanda posta (L’uomo di oggi va ancora preso così com’è, tutto d’un pezzo o, vista la sua impalpabilità, a compartimenti stagni, accontentandosi di un pezzo alla volta?), anche lei, non é anodina, ma investe un problema classico della filosofia: l’unità o la frammentazione dell’essere umano.
E mi sono sfiziato a filosofeggiarci sopra. Passatempo economico ed auto-gratificante come pochi. Per me, naturalmente.
1. L’uomo come unità (“tutto d’un pezzo”)
Aristotele concepisce l’uomo come “animale dotato di ragione” (Politica). La definizione aristotelica è sinottica: non separa funzioni e facoltà, ma le integra in un fine che dà direzione e compimento all’essere umano. L’uomo, dunque, è da “prendere tutto intero”, pena lo smarrimento della sua essenza. In paroloni: é una sostanza teleologica integrata.
Tommaso d’Aquino, nella "Summa Theologiae" ribadisce l’unità sostanziale dell’uomo come "anima forma corporis". Non si può ridurre l’uomo a parti autonome: corpo e anima costituiscono una sostanza unica.
2. L’uomo come molteplicità (“a compartimenti stagni”)
Con la modernità, si afferma una visione fratturata. Cartesio, separa res cogitans e res extensa. Qui nasce la tendenza a prendere “un pezzo alla volta”: pensiero e corpo appaiono scissi, governati da logiche diverse.
Nietzsche radicalizza questa visione: “L’uomo è qualcosa che deve essere superato” (Cosi' parlo Zarathustra). La soggettività moderna è fragile, spezzata da pulsioni contrastanti: un insieme di volontà di potenza, maschere e forze in conflitto.
3. L’uomo contemporaneo come “impalpabile”
Heidegger parla dell’uomo non come sostanza, ma come "Dasein", esserci, apertura al mondo. In "Essere e tempo", il "Dasein" non è compatto: è “essere-per-la-morte”, progetto incompiuto, inautenticità e autenticità intrecciate. La sua natura è impalpabile proprio perché costitutivamente temporale e finita.
E mi scordavo il celeberrimo, grandissimo, maximo (dopo Costanziella :mmh?:) Bauman, con la categoria della liquidità (Modernità liquida), offre una diagnosi sociologica affine: l’uomo “liquido” non è più coerente né duraturo, ma si ricompone continuamente in frammenti di identità. Qui i “compartimenti stagni” non sono rigidità ma segmenti provvisori, effimeri.
Chissà se, ponendo la domanda, il mossiere-al-sorciodromo-empolese (topic-starter empolese) si rendeva conto di mettere sul tavolo la tensione storica tra, da un lato, la tradizione classica e medievale che esige l’uomo “tutto d’un pezzo”, unitario e, dall’altro, la modernità e la postmodernità che lo descrivono “a frammenti”, spezzato o liquido...
E allora ?
Il giullare conclude in bellezza, e cala, con forza, sul tavolo l'asso di briscola:
Hegel , e la "Fenomenologia dello Spirito" : l’uomo va pensato come “unità nella differenza”: il tutto non elimina i frammenti, li ricompone in una dialettica che sola salva dall’accontentarsi di "un pezzo alla volta”.
L’uomo è un sistema complesso, in cui i “pezzi” non sono indipendenti ma comunicano in un’unità dialettica.
Quindi, prendere o lasciare : l'uomo é uno, nessuno e centomila.
Cosi' é (se vi pare).
Apre Troisi, chiude Pirandello
O perché conoscevano meglio l'uomo? Di cosa si lamenta Troisi con quella frase, Breakthru? C'erano meno esigenze perché le donne erano, semplicemente, più sagge di quelle di adesso. E magari avevano solo la licenza elementare.....
Oggi tutte in carriera, le donne: ma non sanno tenerselo il loro uomo. In alcuni casi neanche più lo cercano. Preferiscono il gatto, il cane, il criceto, il pappagallino. Al massimo il trombamico.
Eh già: le donne descritte dalla Bibbia tutte prostitute, le donne descritte dalla canzone di Pino Daniele tutte puttane, le donne che scelgono di sposarsi, di essere madri, di avere figli, di educarli e accudirli....tutte sgualdrine!
Anche una Ursula Vonderleyen presidente UE che ha 6 figli, anche una Costanza Miriano scrittrice che ha 4 figli, mignotte anche loro!
Mia moglie ha lasciato il lavoro e scelto di fare la madre a tempo pieno: seguendo il tuo discorso dovrebbe essere infelice, alienata, repressa e segregata in casa, dico bene? Come mai invece è felice? Basta che mi spieghi questo e scriviamo the end all'argomento che ho aperto....
Cosa fa, per davvero, la felicità di una persona? I soldi, l'indipendenza economica o la capacità di amare? Rileggi senza pregiudizi quello che dice la tua collega giornalista Miriano. Lo chiedo a te e lo chiedo a tutti, amici ed amiche. Perché oggi, a fronte di una pretesa libertà ed emancipazione, le persone sono sempre più sole? Si accontentano, scelgono o addirittura decidono di vivere da sole? Chi sbaglia, noi o Dio? Dio ha creato l'Uomo e la Donna per vivere insieme, per vivere in Coppia.
Leggerò lunedì, grazie anticipato a tutti.
Non è l'essere madre e fare figli in sè, ma i motivi a monte, il come e perché farlo. Quello che la Miriano e la religione insegnano, fra le righe ma a volte nemmeno tanto, è in un certo senso la prostituzione femminile, oltre alla ormai ben nota sottomissione, edulcorata da donne che possono pure lavorare. C'è un essere invisibile che sovrasta, a cui far vedere che si è i bravi bambini e da guadagnarsi dei premi. E mettiamo in conto tutta mentalità, le pressioni sulle donne ed il corpo delle donne. Per cui sì, viene insegnata la divina prostituzione casalinga.
Più in generale, donne e uomini, è un prostrarsi e prostituirsi davanti ad un essere particolare, ultraterreno, che avrebbe potere di vita e di morte su tutti.
Inutile negare l'evidenza.
Pur non avendo "rapporto di amicizia", penso di rientrare nei "tutti".
E rispondo all'invito.
Su questo sono d'accordo, a parte che il cervello cerco di averlo sempre presente, senza doverlo andare a chiamare o cercare dove si sia nascosto, piccolo com'é :mmh?:
..."luogo segreto eccetera" non ho la minima idea di cosa significhi, ma suona indubbiamente bene e "fa effetto".
Non é male. Bé, ci fosse anche il cioccolatino da mangiare, dopo aver letto, sarebbe anche meglio.
I "Baci Perugina" mi sono sempre piaciuti.
Nella vita un conto è realizzare un progetto/desiderio proprio, perché piaccioni i bambini e la famiglia numerosa ecc..., un conto farlo perché scatta qualcos'altro, magari un'ossessione religiosa, con tanto di imperativi dall'alto. Cavoli vostri per carità, non sei tenuto a rispondere, ma direi che un pò di differenza c'è fra una modalità e l'altra.
Il messaggio lampante della tua religione, perché di questo si tratta, è che in sostanza bisogna passare la vita a leccare le chiappe alla divinità. Non è per cattiveria o per offendere, ma questo è. Questo alla fine è il messaggio che passa, perché il tema che guida tutto è la salvezza delle proprie chiappe e la seconda chance di vita. E allora se quel qualcuno ti deve salvare le chiappe e mandarti nella suite dell'aldilà, e non lo fa in maniera spontanea e gratuita, la strada può essere solo quella di obbedire ed ingraziarsi chi te le salva.
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può darsi che per suoi personali motivi non avesse aspirazioni diverse; nemmeno dico "migliori"; posto che vai a sapere chi è felice, chi moderatamente infelice e rimuove... boh !?
io credo che la felicità - parola grossa - sia connessa alla possibilità di fare progetti creativi, in senso lato; ti svegli al mattino e sai che, accanto agli impegni e difficoltà, avrai un momento di gratificazione che dipende da te e non è il croccantino nella ciotola;Citazione:
Cosa fa, per davvero, la felicità di una persona? I soldi, l'indipendenza economica o la capacità di amare? Rileggi senza pregiudizi quello che dice la tua collega giornalista Miriano. Lo chiedo a te e lo chiedo a tutti, amici ed amiche. Perché oggi, a fronte di una pretesa libertà ed emancipazione, le persone sono sempre più sole? Si accontentano, scelgono o addirittura decidono di vivere da sole? Chi sbaglia, noi o Dio? Dio ha creato l'Uomo e la Donna per vivere insieme, per vivere in coppia...
non so Cona, ma dall'umore che manifesti qui, tu non trasmetti certo felicità; le persone felici non scrutano e criticano le vite altrui; questo lo fa chi è insoddisfatto, e in questo modo compensa, rimuovendo quel rumore di fondo:
chi abbia fatto scelte diverse dalle tue DEVE per forza essere in errore e, se non manifesta infelicità, moralmente sbagliato; perché altrimenti ti porrebbe di fronte all'eventualità - per te insostenibile - di avere tu sbagliato, oppure di sentirti talmente inadeguato da non poter aspirare a niente altro;
non c'è niente di male; è una normale fragilità umana, che abbiamo un po' tutti in qualche misura; tu hai meno capacità di dissimularla, sei intriso di una retorica più ingenua e rudimentale;
ma renditi conto che non se la beve nessuno.
Immagino tu voglia parlare di Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea.
Che ha 7 figli.
:mumble:
Figli che, data l'intensa attività pubblica della madre (e del padre), mi chiedo se l'abbiano più vista, una volta usciti dalla sala parto.
Vassapé.
:rotfl:
Ma di quale subalternità parli? Nella famiglia cristiana (e nella mia) tutti hanno pari dignità; ognuno col suo carisma, ognuno con la sua peculiarità, ognuno spalleggiando l'altro. Si è uniti verso un obiettivo comune, verso un bene comune. Ora invece, abbiamo gettato via tutto, capovolto tutto axegene "Se non mi vai bene ti butto via, se non mi vai bene ti cambio. I figli? Si arrangeranno!" Abbiamo gettato via - insieme all'acqua sporca -anche il bambino. E bene fa (faceva) l'attore napoletano a lamentarsene