Forse ha ragione conogelato sai? Con te è un girare intorno; cosa sarebbe venuto a fare Gesù Cristo se non vi fosse stato il debito di Adamo? Un excursus turistico sulla terra? Avrebbe dato la vita così, per sport?
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Forse ha ragione conogelato sai? Con te è un girare intorno; cosa sarebbe venuto a fare Gesù Cristo se non vi fosse stato il debito di Adamo? Un excursus turistico sulla terra? Avrebbe dato la vita così, per sport?
OK; ma se Gesù Cristo era necessario, i giusti prima di lui come hanno fatto ?
perché sta storia sembra un condono all'italiana, o il prof che dà ripetizioni agli asini rimandati a settembre;
era insufficiente la Legge, da doverci mettere una pezza ? può "sbagliare" Dio e correggerSi ?
tu vieni qui con gli argomenti di un catechista di bambini e usi quelle formule con chi qualche libro l'ha letto e, quanto meno, sa di cosa si è discusso in teologia per almeno una 15ina di secoli; ti servono idee più robuste;
poi, Cono mi ha dato alternativamente del radical-chic e del nostalgico del bolscevismo sovietico, anti-cristiano e anti-religioso quando sono contribuente di una chiesa cristiana;
suppongo, senza troppa fatica, tu abbia propensioni logiche più ispirate e ti abbuono volentieri fraintendimenti, perché non mi conosci e qualche pregiudizio è scusabile;
ma fai attenzione ad agitare il bastone della "Verità" con chi conosci poco.
Permettimi una domanda, Pace.
Premetto che la risposta, quale che possa essere, non sarà seguita da nessun commento, critica, riflessione, né diretta né indiretta, né qui, né altrove: ne prendero' atto e morta là. Senza ironie, sarcasmo, giullaraggine. Niente. Spero di essere stato esaustivo e chiaro.
La domanda, alla quale ti prego di rispondere (non é necessario aggiungere spiegazioni, giustificazioni o altro)
1) si
2) no
3) preferisco non rispondere
" Secondo te, @PACE, personalmente, il "Peccato di Adamo" é un "fatto storico"? (cioé, commesso da un "signor Adamo", in tempo e luogo storicamente definibili/definiti e non un mito/metafora).
Ripeto: mi basta anche soltanto il numero della risposta.
E' per soddisfare, esclusivamente, una curiosità personale. Non avrà alcun seguito.
Grazie in anticipo per l'attenzione.
Certo; un fatto storico e - allo stesso tempo - presente. E' stato chiamato convenzionalmente, Adamo, ma avrebbe benissimo potutto chiamarsi come te e come me: Adamo è l'uomo. L'etimologia del nome Adamo, sia in ebraico che in altre lingue, è legata al concetto di "uomo" e, in particolare, all'idea di essere stato creato dalla terra; la parola ebraica "adam" significa fatto di terra
Trasècolo; sei un riformato e non sai cosa vuol dire grazia? Che siamo salvi per grazia? Ci hai costruito intorno tutto il discorso! Bah, avrai anche lavorato al senato, ma spesso la sapienza dei dotti è inferiore a quella dei semplici, dice il vangelo.
Si
grazie!
Apprezzo molto la risposta.
(non aggiungo il classico "sinceramente", in quanto pleonastico: non mento mai)
Camera, per la precisione;
mi pare sia tu a non conoscere il senso di Grazia; se non vuoi riconoscere quello che dico, qualche sospetto dovrebbe sorgerti proprio dalla permanenza di quello scisma;
certo che se tu avessi voglia di illuminarmi, leggerei con interesse; anche se ho potuto notare che alle mie domande trasecoli, ma non rispondi.
Qual è la fonte della grazia? Non è forse Gesù Cristo stesso, morto e risorto per noi? Fosse frutto solo di una decisione unilaterale di Dio - a questo si, a quest'altro no - che sarebbe venuto a fare Gesù Cristo in mezzo a noi? Se tutto è stabilito prima, a prescindere, perchè soffrire e morire in quel modo? A che pro?
esatto, sono perfettamente d'accordo:
il tuo problema teologico è che se non collochi Gesù in un quadro di predestinazione e servo arbitrio, la conclusione logica è che la Legge di quello stesso dio era insufficiente, da emendare;
i padri della chiesa dei primi secoli non pensavano troppo a queste sottigliezze e si cazzottavano senza problemi, come a Nicea, sotto lo sguardo vigile e col voto determinante dei delegati imperiali;
ma poi la coerenza logica è diventata determinante per argomentare una Giustizia divina compatibile con le prerogative di perfezione divina; Agostino è stato costretto a ritrattare ma poi, appena libero, ha reiterato la critica a questo sistema, perché si è reso conto - Epicuro e il mondo ellenizzato e razionalista non facevano sconti - che la dottrina era incoerente sul piano della giustizia;
la Grazia opera nella coscienza, come imprinting divino inappellabile; solo che questo limitava il potere del magistero clericale di interporsi e imporsi su quelle coscienze, cioè su quanto impresso da Dio stesso; questo è il conflitto innescato da Paolo con la metafora del vasaio;
quello diceva ai romani e ai pagani che non dovevano sentirsi esclusi dalla Legge perché fuori dal patto, e togliere potere alle istituzioni ebraiche;
ma quel principio era una bomba ad orologeria sotto il trono di qualsiasi autorità futura, perché sottraeva e liberava l'individuo; quando Lutero si presenta davanti a Carlo V a Worms, lo fa convinto che verrà arso, visto che non intende abiurare; con quale argomento ? "io non posso venir meno alla mia coscienza, ispirata da Dio, per obbedire a questi che si credono in diritto di vendere la Salvezza, con tanto di prezziario";
a parte le risibili dispute sulla trascendenza e la logica delle dottrine per i teologi di 5 o 15 secoli fa - argomento divertente per chi ami studio e cultura - tutta questa roba - a prescindere dai gusti personali - è essenziale per comprendere il conflitto che si genera tra un magistero e l'individuo in età moderna;
essenziale per quel primato della coscienza - alla fine lo ha dovuto accettare anche la Chiesa di Roma:
prima era Nulla Salus extra Ecclesiam, Dio non ti salva se non passi per la comunione con Noi;
poi è diventato: "Dio salva il non-credente che obbedisce alla sua coscienza";
per forza; dopo la guerra e i campi, il Nicht schuldig dei gerarchi a Norimberga, l'obbedienza è diventata un problema, visto che tutti quei carnefici e i loro predecessori erano stati educati al Vangelo e all'obbedienza; imbarazzante;
ma questo significa pure che quando ti trovi di fronte alla buona coscienza - te lo dice Paolo: i pensieri che si scusano o si accusano - il tuo magistero si deve fermare; e guarda che questo è esattamente il problema che si pone qui, ancora oggi, proprio in ciò che leggi:
un conto è bacchettare come immorale chi faccia qualcosa nella consapevolezza del peccato; questo si nasconde, i suoi pensieri si accusano e si vergogna di ciò che pensa o fa;
tutt'altra cosa è confrontarsi con chi a testa alta rivendca una morale diversa, soprattutto se questa implica un sacrificio o comunque dei costi, e non si nasconde perché la sua scelta evidentemente non danneggia gli altri, non è "peccato";
a differenza di Cono, io non mi sento affatto peccatore se assecondo la libertà di mia moglie di lasciarmi; mi dispiace, mi costa, ma trovo egoista e ingiusto anteporre i miei desideri a quelli altrui; se mi esorti a "combattere", lo trovo incompatibile con un sentimento naturale di giustizia e - fossi credente - difficilmente potrei pensare che è Dio a esortarmi in tal senso;
altro esempio di cronaca; tu puoi essere contrario alla disponibilità del fine-vita; io ho 62 anni; ho passato gli ultimi 5 sostanzialmente recluso per assistere i miei genitori; nessun merito né applausi, per carità; mi sarebbe costato più sforzi fare diversamente e tradire la mia natura e i miei sentimenti;
mia madre si è lasciata morire; papà diceva ogni giorno di anelare alla morte, ma istintivamente era un uomo molto attaccato alla vita, e io ho cercato di sostenere in tutti i modi questa propensione; probabilmente mi sono comportato come avrebbe fatto un cattolico osservante; ma con una differenza importante:
io non obbligherei nessuno a vivere il suo fine-vita secondo i miei criteri; quanto è moralmente legittimo opporsi alla decisione personale e costringere qualcuno ad una sofferenza atroce in nome di principi che quella persona non condivide ?
ora, pare che nella cattolica Italia il 75% delle persone sia favorevole alla libera scelta;
ora, tu puoi vederla diversamente; ma se uno viene da me e parla in modo mistificatorio di "staccare la spina", come se io fossi un edonista che vuole liberarsi dei suoi vecchi per andare in vacanza, non "gli do un pugno", come diceva papa Francesco, ma gli rispondo per le rime; poi, non nascondo di amare una vita piacevole, e la auguro a tutti; ma accetto lezioni morali in modo selettivo, perché ho i miei robusti principi; così come li hanno Dark, Lady e tutti gli altri;
l'altro è IL sacro; c'è un limite da non oltrepassare, tanto quando - necessariamente - si devono imporre certe cose - la legge - quanto nel momento in cui si esprimono i giudizi morali che sono fondamento di quelle imposizioni, o si pongono nella prospettiva di esserlo;
è chiaro ?
Lo era anche prima di questo tuo interessante papiro; per voi protestanti al primo posto c'è la coscienza individuale, per noi cattolici c'è Gesù Cristo, principio e termine di tutte le cose, alfa ed omega, signore della vita e della morte; non è lecito, all'uomo, usurpare le prerogative di Dio e decidere lui - in base solo alla sua propria coscienza - chi far vivere e chi morire. Se non distinguiamo più fra creatura e Creatore (fra uomo e Dio) tutto diventa lecito axegene, tutto diventa possibile. Ed ecco perchè si abortisce, ecco perchè si divorzia, ecco perchè si pratica l'eutanasia, ecco perchè ancora esiste la pena di morte, ecco le aberrazioni dell'eugenetica
sul fine-vita si decide di se stessi , non degli altri; circostanza essenziale;
comunque, va bene;
tu ragioni - contro la stessa dottrina cattolica del primato della coscienza - in modo sostanzialmente pre-conciliare; prendo atto; non mi spiace più di quanto mi faccia piacere; cioè, mi è indifferente, perché non tocca alcuna corda morale mia, né della quasi totalità delle persone, quanto le idee di un nostalgico della schedina del Totocalcio;
ma, se così piace a te, nulla in contrario.
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Daniele, costante nella preghiera nonostante le persecuzioni — Nonostante il decreto del Re, Daniele non cessò di pregare. Anzi, le sue preghiere aumentarono. Quando Daniele seppe che il documento era stato firmato, entrò in casa sua. Quindi, nella sua camera superiore, con le sue finestre aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si inginocchiava, pregava e rendeva grazie al suo Dio, come era solito fare prima. (Daniele 6:10) Daniele non cercò di nascondere la sua fedeltà verso Dio. Egli non pregò soltanto nel suo cuore, ma a voce alta, con la finestra aperta verso Gerusalemme, offrendo la sua petizione al cielo.
Poi i suoi nemici andarono a lamentarsi contro di lui al re e Daniele fu gettato nella fossa dei leoni, ma il Figlio di Dio era lì con lui. L’angelo del Signore si accampò accanto al servo di Dio.
Il mattino seguente il re venne a vedere Daniele e disse: - Daniele, servo del Dio vivente, il tuo Dio, che tu servi di continuo, ha potuto liberarti dai leoni? - (Daniele 6:20) Allora Daniele rispose al re: - O re, possa tu vivere per sempre! Il mio Dio ha mandato il suo angelo, che ha chiuso le bocche dei leoni, ed essi non mi hanno fatto alcun male, perché sono stato trovato innocente davanti a lui; ma anche davanti a te, o re, non ho fatto alcun male. - (Daniele 6:21)
Daniele uscì da questa esperienza senza alcun danno ed egli magnificò il Signore, Dio del cielo. — Review and Herald, May 3, 1892
Serietà e fervore caratterizzano le preghiere di Daniele — Verso la fine dei settanta anni della schiavitù, Daniele si applicò molto allo studio delle profezie di Geremia. Egli vide che si avvicinava il tempo in cui il popolo eletto doveva ricevere da Dio un’altra prova. Così, con il digiuno e la preghiera, Daniele supplicò il favore del Signore per il popolo d’Israele, con queste parole: - O Signore, Dio grande e tremendo, che conservi il tuo patto e la tua misericordia con quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti, abbiamo peccato e abbiamo agito perversamente, siamo stati malvagi e ci siamo ribellati, allontanandoci dai tuoi comandamenti e dai tuoi decreti. Non abbiamo ascoltato i profeti, tuoi servi, che hanno parlato nel tuo nome ai nostri re, ai nostri capi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese. - (Daniele 9:4-6) Daniele non proclama la sua fedeltà davanti al Signore. Non pretende di essere puro e santo. Anzi, s’identifica umilmente con il popolo peccatore di Israele. La sapienza che Dio gli aveva impartita era di gran lunga superiore alla saggezza dei grandi uomini del mondo, come la luce del sole, che splende nel cielo a mezzogiorno, è più luminosa della stella più debole. Eppure, ponderate la preghiera, pronunciata da quest’uomo così altamente favorito dal cielo. Con profonda umiliazione, con le lacrime e il cuore affranto, egli implora sia per se stesso sia per il popolo. Egli apre la sua anima davanti a Dio, confessando la propria indegnità e riconoscendo la grandezza e la maestà del Signore.
Quale straordinario fervore caratterizza le sue suppliche. La mano della fede del servo di Dio è tesa verso l’alto, per appropriarsi delle promesse dell’Altissimo, che mai falliranno. La sua anima lotta in agonia. Sente che la sua preghiera è stata esaudita. Egli sa che la vittoria è sua. Se noi, come popolo di Dio, volessimo pregare come pregò Daniele, se volessimo lottare come lottò Daniele, umiliando la nostra anima davanti a Dio, potremmo ricevere le risposte alle nostre petizioni, come furono concesse a Daniele. Ecco come presentò il suo caso alla corte celeste: “O mio DIO, porgi il tuo orecchio e ascolta; apri i tuoi occhi e guarda le nostre desolazioni e la città sulla quale è invocato il tuo nome, perché noi non presentiamo le nostre suppliche davanti a te per le nostre opere giuste, ma per le tue grandi compassioni. O Signore, ascolta; Signore, perdona; Signore, presta attenzione e opera. Non indugiare, per amor di te stesso, o mio DIO, perché il tuo nome è invocato sulla tua città e sul tuo popolo." (Daniele 9:18,19)
L’uomo di Dio implorava le benedizioni del cielo per il suo popolo e per una conoscenza più chiara della volontà divina. La preoccupazione del suo cuore era per Israele, un popolo che non rispettava la legge di Dio. Egli riconobbe che tutte le loro disgrazie erano le conseguenze delle trasgressioni di quella santa legge. Egli disse . . . "o Signore, DIO nostro, che facesti uscire il tuo popolo dal paese d’Egitto con mano potente e ti facesti un nome qual è oggi, noi abbiamo peccato, abbiamo agito malvagiamente. O Signore, secondo tutta la tua giustizia, fa’, ti prego, che la tua ira e il tuo furore si allontanino da Gerusalemme, la tua città, il tuo monte santo, per i nostri peccati e per le iniquità dei nostri padri, Gerusalemme e il tuo popolo sono divenuti oggetto di vituperio per tutti quelli che ci circondano." (vv. 15,16)
Gli ebrei avevano perso il loro particolare carattere sacro come popolo di Dio. "Perciò ora ascolta, o DIO nostro, la preghiera del tuo servo e le sue suppliche e fa’ risplendere, per amore del Signore, il tuo volto sul tuo santuario che è desolato." (v.17) Il cuore di Daniele era colmo di nostalgia per il santuario desolato di Dio. Egli sapeva che la sua prosperità poteva essere restaurata unicamente quando il popolo si sarebbe pentito delle sue trasgressioni alla legge di Dio, e sarebbe diventato umile, fedele e obbediente. E mentre la preghiera di Daniele continuava, l’angelo Gabriele scese dal cielo volando, per dirgli che le sue petizioni erano state accolte e che avrebbe avuto risposta. Questo potente angelo fu incaricato di trasmettergli i misteri dei secoli futuri. Così, mentre Daniele stava cercando di conoscere e comprendere la verità, fu messo in comunicazione col messaggero, delegato del cielo. In risposta alla sua petizione, Daniele non ricevette solamente la luce e la verità, di cui lui e il suo popolo avevano bisogno, ma egli vide pure i grandi eventi del futuro, compreso l’avvento del Redentore del mondo.
Coloro che affermano di essere santificati, ma non hanno alcun desiderio di studiare le Scritture o lottare con Dio in preghiera, per avere una comprensione più chiara della verità biblica, non sanno cosa sia la vera santificazione. — The Sanctified Life, 46-49
Preconciliare? Di nuovo torni a deludermi; prova a leggere cosa hanno detto di aborto, fine-vita e altri temi morali Montini, Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio e poi mi dici se confermi l'aggettivo che hai usato o ti sei espresso male, affrettatamente. Sono stati tutti pontefici postconciliari
non mi riferivo certo all'aborto, ma al primato della coscienza;
tu ragioni ancora col Nulla Salus... laddove Concilio e papi - in modi diversi a seconda dell'indole - accettano il principio per cui Dio salva il non-credente che obbedisce alla sua coscienza
sei dotato di capacità cognitive e non può sfuggirti il senso della frase:
se io non seguo la tua morale, ma la mia coscienza, in buona fede e con tutti gli oneri, resto in comunione, pure al di fuori della tua chiesa; primato della coscienza è anche riconoscimento del pluralismo, che non è relativismo;
il primo riguarda morali diverse, ma assunte; il secondo descrive l'indifferenza, il rifiuto di dare un giudizio;
se io non mi impiccio dei fatti tuoi, non vuol affatto dire che sono relativista e indifferente, perché nei fatti miei propendo a una rettitudine; quella tua è solo affar tuo e della tua coscienza, no ?
ho mai detto a te o Cono che siete immorali, che dovreste cambiare il vostro legittimo stile di vita ? non mi pare;
Concilie papi affermano che tutti siamo figli di Dio, ma che la Verità una è e una rimane, axegene; col tuo principio, ognuno si fabbrica la sua personale piccola verità - pro domo sua - e tutto diventa moralmente lecito
Concili e papi affermano che tutti siamo figli di Dio, ma che la Verità una è e una rimane, axegene; col tuo principio, ognuno si fabbrica la sua personale piccola verità - pro domo sua - e tutto diventa moralmente lecito
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Nehemia - La preghiera di Nehemia è un esempio per noi oggi — I cuori di coloro che sostengono questa causa devono essere colmi dello Spirito di Gesù. Solo il nostro Grande Medico può applicare il balsamo di Galaad. Che questi uomini leggano il libro di Nehemia con cuore umile, toccati dallo Spirito Santo, e le loro false idee possano essere modificate, affinché i loro princìpi siano corretti, e l’attuale ordine di cose cambierà. Nehemia pregò Dio per avere aiuto e Dio ascoltò la sua preghiera. Il Signore operò nei re pagani, affinché venissero in suo aiuto. Quando i suoi nemici lavorarono zelantemente contro di lui, il Signore usò i re per realizzare il Suo proposito e per rispondere alle tante preghiere, che salivano a lui in cerca d’aiuto, che tanto necessitavano. — Review and Herald, March 23, 1911
La preghiera fortifica la fede e il coraggio di Nehemia — Dai messaggeri che provenivano dalla Giudea questo patriota ebreo seppe che Gerusalemme, la città eletta, attraversava momenti difficili. Gli esuli che erano rientrati dovevano affrontare la miseria e l’ostilità. Il tempio e una parte della città erano stati ricostruiti, ma l’opera di restaurazione era stata interrotta, i servizi del tempio venivano disturbati e la popolazione era continuamente in allarme, perché le mura della città erano in rovina.
Sopraffatto dal dolore, Nehemia non riusciva più né a mangiare né a bere. “Passai alcuni giorni in grande tristezza: non prendevo cibo e pregavo il Dio del Cielo.” (Nehemia 1:4) Nella sua tristezza si rivolse al Signore e confessò fedelmente i suoi peccati e quelli del popolo. Lo supplicò di sostenere Israele, di dare a questo popolo coraggio e forza, e di aiutarlo a ricostruire le rovine di Giuda. Nehemia, pregando, sentì crescere in lui la fede e il coraggio. Parole sante scaturivano spontaneamente dalle sue labbra. Si rendeva conto del disonore che sarebbe ricaduto sull’Eterno, se il suo popolo, ora che aveva rinnovato il suo patto con lui, fosse stato abbandonato a se stesso e alle sue debolezze. Egli supplicò il Signore di adempiere le sue promesse.
“Ma di là vorrete tornare al Signore, vostro Dio, e vi avvicinerete a lui, se lo invocherete con tutto il cuore e con tutta l’anima. Quando vi saranno accadute tutte queste cose, nella sofferenza tornerete alla fine al Signore, vostro Dio, e gli darete ascolto. . . egli è un Dio pieno di misericordia, non vi abbandonerà e non vi distruggerà. Egli non dimenticherà mai l’alleanza che ha fatto con i vostri padri.” (Deuteronomio 4:29:31)
Questa promessa era stata fatta a Israele, per mezzo di Mosè, nel nome del Signore, prima che si stabilisse in Canaan, e attendeva da secoli il suo adempimento. Ora il popolo di Dio, mosso dal pentimento e dalla fede, era tornato all’Eterno; la promessa divina si sarebbe certamente adempiuta. Nehemia aveva spesso pregato Dio in favore del suo popolo, ma ora, mentre pregava, un progetto si affacciava alla sua mente. Se avesse ottenuti il consenso del re e l’aiuto per procurarsi tutto il materiale necessario, avrebbe assunto egli stesso il compito di ricostruire le mura di Gerusalemme e di ripristinare il prestigio nazionale d’Israele. Chiese perciò a Dio di aiutarlo, affinché il re avesse fiducia in lui e questo suo piano potesse essere attuato. Nehemia pregò: “Fa' che riescano i miei piani, fa' che il re mi accolga benevolmente.” (Nehemia 1:10)
Nehemia aspettò per quattro mesi il momento opportuno per presentare la sua richiesta al re. Sebbene in questo periodo il suo cuore fosse colmo di tristezza, si sforzò di avere un aspetto sereno in presenza del sovrano. Nelle sale sontuose e imponenti del palazzo tutti dovevano avere l’aria felice. Sul viso di questi servitori del re non doveva trapelare nulla. Ma quando rimaneva solo, lontano da sguardi indiscreti, Nehemia si sentiva protetto da Dio e dai suoi angeli, che ascoltavano le sue preghiere, le sue confessioni e le sue lacrime. — Prophets and Kings, 628-630
guarda che il principio non è mio, eh...
il primato della coscienza è conciliare, e soggiace a una logica semplice, che dovresti essere in grado di comprendere facilmente:
a) il Magistero traduce in precetti quella Verità-una;
b) al Magistero si deve obbedire, no ?
c) fino al Concilio, non era ammesso - come invece ancora sostieni tu - disobbedire;
ora, come tu stesso hai scritto, il cristiano non è quello delle crociate e dei roghi di eretici, ecc...
ma queste azioni sono state promulgate e giustificate nel Magistero stesso, dai papi;
Woityla stesso ha chiesto perdono per quelle azioni, riconoscendone l'errore; ci siamo ?
a questo punto, una volta riconosciuto il principio che la Chiesa può essere in errore, la conseguenza logica - un principio ammesso persino dal diritto penale militare - è il dovere del credente opporsi in coscienza quando il Magistero non basta o è in errore;
la frase Dio perdona il non credente che obbedisce alla propria coscienza è di papa Francesco, mica mia; che poi è quello che dice Paolo ai romani, né più, né meno;
con lo smartphone non sono pratico a copiare e incollare, ma la dottrina conciliare del primato della coscienza si trova facilmente; magari non la condividi; nessuno scandalo; io ho condiviso il talamo per 5 anni con un'aristocratica francese la cui famiglia sosteneva il card. Lefebvre, quello anti-conciliare, per la messa in latino, ecc...
Tu continui a parlare di magistero, io di parola; per un cristiano, al centro rimane sempre la parola di Dio. La Verità è Cristo, non la coscienza individuale. Se nel vangelo trovassimo scritto "Io sono una delle possibili verità, una delle possibili vie, una delle possibili vite" ti darei ragione. Ma lo apri - il vangelo - e leggi che Gesù ha detto "Io, sono la Via. Io, sono la Verità. Io, sono la Vita"
è la tua coscienza che legge il Vangelo e filtra le parole di chi ti catechizza;
altrimenti a che ti serve il libero arbitrio che sostieni ?
detto questo, il primato della coscienza è dottrina della TUA chiesa; liberissimo di presentarti in Propaganda Fide, rifiutarti di accoglierla e farti scomunicare; nel caso, avvertimi che ti consiglio 3 o 4 trattorie in zona :v
Non sarò colto come te, ma la teologia cattolica la conosco bene; il catechismo - al paragrafo 1731 - definisce il libero arbitrio come la capacità, radicata nella ragione e nella volontà, di agire o non agire, di scegliere fra diverse opzioni. Questa libertà è un dono di Dio, che non la limita, ma la considera parte del suo disegno creatore. L'onnipotenza divina invece, è l'attributo di Dio che implica il potere di fare tutto ciò che vuole, senza limiti; Tuttavia essa - l'onnipotenza - non si traduce in un atto di dominio sull'uomo, ma piuttosto in una forma di amore e rispetto della sua libertà. Dio, pur conoscendo il futuro, non lo determina, lasciando a noi uomini la possibilità di scegliere e di assumersi la responsabilità delle nostre azioni. Questo non significa, concludendo, che Dio non intervenga nel mondo o che non risponda alle preghiere axegene, ma che lo fa rispettando la libertà umana; in sostanza, la chiesa cattolica afferma che l'onnipotenza divina e il libero arbitrio umano non sono in conflitto, ma due dimensioni complementari che caratterizzano il rapporto fra noi e Dio che, nella sua infinita sapienza, ha scelto di creare un mondo in cui l'uomo possa scegliere liberamente, assumendosi le conseguenze - positive o negative - delle proprie scelte
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non è logico, considerata la prescienza: se Dio sa prima cosa farai alle 12,00, se mangerai un'insalata di riso o prosciutto e melone, tu puoi illuderti di scegliere, ma sceglierai ciò che Dio ha scritto dal primo istante, per forza;
comunque, non era a questa dottrina cui mi riferivo, bensì a quella che riguarda il primato della coscienza, e cioè la Dignitate Humanae del 1965, Paolo VI;
non riesco a copiare il link, ma puoi cercare la pagina del priore cattolico Enzo Bianchi sul primato della coscienza, dove spiega in breve.
Noi partiamo sempre dalla parola; alla luce della Genesi (Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza) l'equilibrio fra onniscienza e libertà risulta più che logico; il primato è sempre di Dio
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Nehemia riconosce il suo peccato personale mentre prega — Non solo Nehemia affermava che Israele aveva peccato. Pentito, egli riconobbe che anche lui e la casa di suo padre avevano peccato. “Ci siamo comportati molto malvagiamente contro di te e non abbiamo osservato i comandamenti, gli statuti e i decreti che tu ordinasti a Mosè, tuo servo.” (Nehemia 1:7), disse Nehemia, riferendosi a se stesso e a coloro che avevano disonorato Dio. Nehemia si umiliò davanti a Dio, glorificando il Suo nome, come fece Daniele in Babilonia. Studiate attentamente le preghiere di questi uomini. Essi ci insegnano che dobbiamo umiliarci, senza cancellare la linea di demarcazione tra il popolo osservatore dei comandamenti di Dio e quelli che non rispettano la Sua legge. — SDA Bible Commentary, vol. 3, 1136
Nehemia pregava con la certezza che Dio avrebbe compiuto le sue promesse — Per fede Nehemia credette alle promesse di Dio, credette nella sua misericordia e che avrebbe mantenuto la causa del Suo popolo penitente, ripristinando la loro forza, per ricostruire i luoghi desolati. Dio aveva sempre compiuto le sue minacce, quando il popolo si separava da Lui; Egli l’aveva disperso fra le nazioni, secondo la Sua Parola. Nehemia trovava in questo fatto la garanzia che sarebbe stato altrettanto fedele nel compiere le Sue promesse di salvare ancora il popolo Israelita. — SDA Bible Commentary, vol. 3, 1136
Nehemia pregava secondo esigenze del momento — Il racconto delle condizioni in cui versava Gerusalemme suscitò la simpatia del monarca, senza risvegliarne i pregiudizi. Un’altra domanda del re offrì a Nehemia l’occasione tanto attesa: - Hai qualche richiesta da farmi? - Ma l’uomo di Dio non si avventurò a rispondere, prima di aver chiesto il parere di colui che era più potente di Artaserse.
Nehemia aveva una missione da compiere e perché potesse avere successo, l’intervento del re era indispensabile. Si rendeva conto che tutto dipendeva dal modo in cui avrebbe presentato la sua richiesta. Avrebbe così ottenuto non solo l’approvazione del sovrano, ma anche la promessa del suo aiuto. “Dentro di me rivolsi una preghiera al Dio del cielo,” (v.4) scrive Nehemia, e in questa corta preghiera ottenne dal Re dei re quella forza, che poteva conquistare i cuori. — Prophets and Kings, 631
Le preghiere di Nehemia rinforzate dalla sua fermezza di propositi — Nella chiesa di oggi c’è bisogno di molti Nehemia — uomini che possono non solo pregare o predicare, ma uomini le cui preghiere e sermoni siano corroborati da un proposito fermo e saldo. — Signs of the Times, December 6, 1883
Come Nehemia, possiamo pregare in ogni momento o luogo — Pregare come pregò Nehemia nel momento del bisogno è una possibilità offerta al cristiano in ogni circostanza. Nella sua corta preghiera, rivolta al Re dei re, Nehemia trovò il coraggio di esporre al re Artaserse il suo desiderio di essere esonerato, per un po’ di tempo, dai suoi incarichi a corte e chiese che gli fosse concesso il permesso di recarsi a Gerusalemme, per ricostruirne le rovine e farne di nuovo una città forte e ben difesa.
Da questa richiesta sarebbero scaturiti nuovi sviluppi della situazione. Il re accettò e Nehemia scrisse: “Il re mi concesse ogni cosa, perché la mano di Dio mi proteggeva.” (v.8) — Prophets and Kings, 631-633
Dio nella sua provvidenza non ci permette di conoscere la fine dal principio, ma ci dà la luce, attraverso la sua parola, per guidarci mentre andiamo avanti; ci invita a mantenere le nostre menti fisse su Gesù. Ovunque siamo, qualunque sia la nostra occupazione, il nostro cuore deve essere rivolto a Dio in preghiera. Questo significa che dobbiamo essere costanti nella preghiera. Non abbiamo bisogno di aspettare fino a quando possiamo inginocchiarci per la preghiera.
In un’occasione, quando Nehemia si presentò davanti al re, questi gli chiese perché sembrava così triste e quale richiesta doveva presentargli. Ma Nehemia non osò rispondere subito. Importanti interessi erano in gioco. Il destino di una nazione era appeso a un filo, Nehemia non esitò a gridare al Dio del cielo, chiedendo aiuto, prima di rispondere al re. In conseguenza del suo fedele e disperato appello, Nehemia ottenne tutto quello che aveva chiesto e desiderato. — Signs of the Times, October 20, 2887
non hai spiegato nulla di quanto ti ho chiesto:
tu sei indeciso tra insalata di riso e prosciutto e melone; credi di scegliere, ma se Dio sa dal primo istante che mangerai il riso, tu mangerai il riso, e Dio ti ha creato sapendo che tu mangerai il riso, e non puoi fare altro;
in caso contrario, Dio non sarebbe presciente, quindi non onnisciente;
Quando Dio sceglie Giacobbe, elegge il faraone a persecutore, non contempla possibilità di fallimento; se la crocifissione è una necessità, Giuda non può intascarsi i 30 denari e indicare un bischero di passaggio; Pietro non può sacrificarsi e non rinnegare;
eletto uno, eletti tutti; se il Progetto divino è che tu abbia figli con tua moglie e non con un'altra, tutti i vostri antenati devono concorrere, e tutti i correlati concorrere a non impedire.
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