Originariamente Scritto da
axeUgene
non mi attribuire ci� che non ho scritto;
io ho sempre espresso due concetti chiarissimi e non equivocabili:
a) la fede, per definizione, � in qualcosa di non verificabile o confutabile; perci�, espressa soggettivamente, mi sta benissimo qualsiasi postulato e non ne contesto alcuno;
b) nel momento per� in cui si produce un sistema di idee fondato su una fede - perch� questo poi avviene sempre - non � che l'indiscutibilit� dell'assunto di fede di partenza fornisca anche assoluzione alle incoerenze del sistema, il quale, invece, in quanto sistema, obbliga alla coerenza logica; oppure si espone al ridicolo e allo sbertucciamento;
perci�, se per esempio mi dici che credi in un dio, non ho nulla da obiettare;
se per� vuoi anche definire quel dio, mi dici che ha creato tutto, ha determinate prerogative, esprime una "volont�" decifrabile con rimandi ad altro, � buono e giusto, e non mi sai spiegare l'origine del male, oppure esponi altre dottrine che originano contraddizioni, non ti muovi pi� nel terreno dell'assunto di fede inconfutabile, ma in quello di una pretesa logica di sistema, che si evidenzia come fallace e non ha giustificazioni;
a dirla cos�, sembrerebbe una questione di lana caprina;
nel concreto, invece, la sistemizzazione in dottrina di quella che parte come fede individuale, soggettiva, comporta l'interazione con le altre dottrine e concezioni presenti nella societ�, ma su un piano di pretesa superiorit�, indiscutibilit�, per il rimando trascendentale;
il predicatore � in trance e quasi non si rende conto del confine tra il suo soggettivo di fede e l'oggettivo di tutti, e non riconosce la legittimit� dei dubbi o dissensi altrui come pari;
in pratica, rompe i coglioni al prossimo, perch� introduce surrettiziamente o esplicitamente una precettistica, oltretutto su basi palesemente arbitrarie;
allora rispondo e non lascio passare quella soggettivit� che pretende di ergersi a legge, di fatto destinata anche agli altri.