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La settimana di 28 ore
Germania, via alla settimana di 28 ore
Chi ha un contratto «full time» potrà scegliere se ridurre la settimana lavorativa a 28 ore per un periodo da 6 a 24 mesi (con possibilità di proroga successiva), tornando poi al lavoro alle stesse condizioni di prima
Un accordo storico e controverso, ma comunque destinato ad avere ripercussioni sia sull’economia che sulle relazioni industriali dell’eurozona. IG Metall, il sindacato dei metalmeccanici e l’organizzazione degli industriali tedeschi hanno firmato un’intesa pilota, che prevede un aumento annuale dei salari del 3,5% spalmato su 27 mesi, ma soprattutto introduce la possibilità per i dipendenti di ridurre da 35 a 28 ore la settimana lavorativa per un massimo di due anni.
La vera rivoluzione dell’accordo è tuttavia quella dell’orario, che Rainer Dulger, presidente di Gesamtmetall, l’associazione degli industriali, ha definito «la prima pietra di un sistema di lavoro flessibile per il XXI secolo». In cambio della possibilità per un dipendente di lavorare 28 ore la settimana invece di 35 per un periodo compreso tra 6 e 24 mesi, i datori di lavoro potranno infatti impiegare chi è disponibile fino a 40 ore settimanali. In questo modo potranno incrementare la produzione in periodi di forte aumento della domanda. I sindacati avevano chiesto che chi sceglieva le 28 ore non subisse alcuna riduzione di paga, ma su questo gli imprenditori non hanno ceduto. In compenso, per alcune categorie come i dipendenti con figli piccoli o familiari anziani, ci sarà la possibilità di godere di ferie supplementari. L’intesa vale fino al 2020.
http://www.corriere.it/economia/18_f...bfb87dc9.shtml
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Io 28 ore le lavoro in due giorni e mezzo. :wall:
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Citazione:
Originariamente Scritto da
dark lady
Io 28 ore le lavoro in due giorni e mezzo. :wall:
eh non va bene eh
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Quando lavori per n datori di lavoro succede...
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Citazione:
Originariamente Scritto da
dark lady
Quando lavori per n datori di lavoro succede...
sì, capisco che il tuo è un lavoro particolare...
comunque penso che il problema della disoccupazione si risolverebbe meglio se la legge stabilisse un salario minimo orario tale da consentire di vivere, lavorando un numero limitato di ore.
In questo modo ognuno potrebbe scegliere se lavorare poco o tanto, a seconda delle necessità. Ad esempio chi ha degli impegni familiari, che siano figli, genitori anziani, disabili ecc. potrebbe modulare l'impegno.
Perchè bisognerebbe ricordarsi sempre che il tempo dedicato alla cura di altre persone, per lo Stato, è denaro. Tanto denaro che non viene speso per un'assistenza di altro tipo, e quindi è recuperato e allo stesso tempo è benessere per i cittadini più in difficoltà.
Inoltre, se le persone potessero vivere lavorando massimo 30 ore a settimana, si creerebbe un 20% in più di posti di lavoro, che è tanto.
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Originariamente Scritto da
Yele
sì, capisco che il tuo è un lavoro particolare...
comunque penso che il problema della disoccupazione si risolverebbe meglio se la legge stabilisse un salario minimo orario tale da consentire di vivere, lavorando un numero limitato di ore.
In questo modo ognuno potrebbe scegliere se lavorare poco o tanto, a seconda delle necessità. Ad esempio chi ha degli impegni familiari, che siano figli, genitori anziani, disabili ecc. potrebbe modulare l'impegno.
purtroppo, questa è una formula che comporta un aggravio di costi fissi, per definizione; che è una cosa forse sostenibile a fronte di certi vantaggi sociali, e finché c'è personale già formato; cioè, il costo aggiuntivo è quasi solo di tipo organizzativo e burocratico;
in via teorica, quanto più sono elevati la specializzazione ed il livello formativo, tanto maggiore sarà il decremento di utilità in ragione delle minori ore di impiego di quel fattore-lavoro; cioè, se impiego due ingegneri part-time, per fare il lavoro di uno, il costo di formazione-base e specializzazione in quella mansione incidono il doppio sul costo del prodotto;
questo non significa che si tratti necessariamente di una scelta inopportuna; ma bisogna aver ben presenti i costi, chi li paga e quanto è sostenibile che li paghi a fronte del risultato.
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però i vantaggi organizzativi sono vantaggi anche economici.
Devi mettere nei costi tutti i costi, anche quelli sociali, quelli apparentemente esterni al lavoro, che però ci sono e producono economie indirette anche verso gli imprenditori... ad esempio, se uno ha più tempo libero e più soldi, poi spende di più... ecc.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
però i vantaggi organizzativi sono vantaggi anche economici.
Devi mettere nei costi tutti i costi, anche quelli sociali, quelli apparentemente esterni al lavoro, che però ci sono e producono economie indirette anche verso gli imprenditori... ad esempio, se uno ha più tempo libero e più soldi, poi spende di più... ecc.
la prospettiva del singolo imprenditore non tiene conto delle esternalità più di tanto; non lo farebbe nemmeno fossero tutti Adriano Olivetti;
immaginati a capo di 40 dipendenti, che devono diventare 60, a fronte dello stesso output; hai immediatamente un costo maggiore di gestione del personale, oltre ad altri costi fissi di natura operativa; difficile pensarla in termini esternali; se non è lo stato a compensare la perdita, è come una tassa;
se lo fanno i metalmeccanici tedeschi è perché lo consente il settore - disponibilità di personale formato, valore aggiunto del lavoro relativamente basso, quindi un basso costo-opportunità del non impiegare intensivamente ogni lavoratore; forse le previsioni di ciclo economico del settore, e perché c'è sicuramente una contropartita offerta dallo stato in qualche modo dal lato fiscale, di cui si dovrebbe tener conto in termini di minor gettito/servizi, o maggiore tassazione altrove, a compensare;
la regola è che se vuoi tener conto delle esternalità, costi sociali, ambientali, ecc... - che va benissimo - devi sempre coprire in termini di fiscalità/servizi, anche implicita, o indebitamento;
la vera differenza la fa l'eventualità che una scelta di questo tipo produca effetti strutturali in termini di investimento in infrastrutture o in condizioni sociali; per esempio, le 35 ore in Francia hanno incrementato la natalità, ma durante un ciclo positivo;
nota che questa è stata esattamente la strategia statale italiana fino ai primi '90 che ha portato al debito che paghiamo ora; e cioè assumere più del necessario, sussidiare o tollerare l'evasione, in modo tale da avere molti più posti di lavoro, ma strutturalmente drogati;
in Germania lo fanno - molto moderatamente - perché hanno un surplus commerciale da spendere - come chiedono loro i partner UE - e bisogno di un po' di inflazione, data la massa di fondi pensionistici che hanno rendimenti negativi; ma sono politiche da paese ricco e molto avanti in termini di organizzazione economica, livello di capitalizzazione media delle imprese, ecc...
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Citazione:
Originariamente Scritto da
axeUgene
la prospettiva del singolo imprenditore non tiene conto delle esternalità più di tanto;
ne tiene conto se conviene. Non si tratta di "drogare", si tratta di creare una società in cui c'è più gente che poi compra/spende.
Ci sarebbe tutta una serie di ricadute che convengono anche agli imprenditori, perché una società che sta meglio, porta maggior benessere a tutti, proprio a tutti.
Ad esempio hai menzionato la natalità, che non è una cosa secondaria.
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Germania e Italia: Due pianeti differenti.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
ne tiene conto se conviene. Non si tratta di "drogare", si tratta di creare una società in cui c'è più gente che poi compra/spende.
questo è quello che è accaduto in Italia tra il 1976 e il 1992, e proseguito in tono minore fino al 2006;
si sono create opportunità "drogate", perché quell'occupazione e la spesa implicita nella diseconomia che ciò comportava sono andate ad alimentare un motore inefficiente e a rinviare il problema, scaricandolo sulle spalle delle generazioni successive;
ti faccio un esempio che dovresti aver presente: sussidiare o nazionalizzare il settore automobilistico ha conservato e creato posti di lavoro e offerto la possibilità di spendere; l'Alfa Romeo, un marchio prestigioso, ha seguito la trafila ed è finita nel calderone inefficiente del gruppo Fiat, assorbendo tante di quelle risorse pubbliche che avrebbero garantito stipendi da favola agli addetti, se erogate direttamente;
il risultato è stato quello di mettere benzina in un serbatoio bucato e trovarsi a secco in mezzo all'autostrada; valeva la pena, per garantire alla proprietà quel privilegio di sottrarsi al mercato, visto che poi quest'ultimo viene sempre a vedere il bluff, le auto mediocri non si vendono e nel frattempo si sono perdute capacità competitive ?
la ricetta che indichi fa comprare e spendere ora, ma impoverisce dopo, se pensata in questa modalità di alimentare una spesa corrente;
Citazione:
Ci sarebbe tutta una serie di ricadute che convengono anche agli imprenditori, perché una società che sta meglio, porta maggior benessere a tutti, proprio a tutti.
Ad esempio hai menzionato la natalità, che non è una cosa secondaria.
guarda, gli imprenditori non devono ragionare in termini di benessere collettivo, se non quando pagano coscienziosamente le tasse;
il loro lavoro è quello di studiare il modo di migliorare la produzione per avere maggior profitto, con le tasse e le regolamentazioni del lavoro ad agire da briglie che indirizzano quella propensione ambiziosa;
sia chiaro: io sono assolutamente favorevole alle redistribuzioni di reddito e alle politiche sociali; ma queste vanno effettuate in modalità propria e politicamente esplicita, sotto forma di tassazione e piani definiti di investimento e assetto, che abbiano un loro fine strutturale trasparente, democraticamente scelto e sostenibile;
se tu chiedi ai settori produttivi di snaturare le loro ratio economiche correnti, compensandole per motivi sociali, ottieni il doppio effetto perverso tipico dell'Italia degli ultimi 40 anni, e cioè:
a) crei uno spazio opaco di sottogoverno in cui le burocrazie e i poteri forti mediano secondo loro ratio e interessi corporativi gli interventi che usano risorse pubbliche - vedi caso Alitalia - per fini loro;
b) impedisci e rinvii l'adozione di misure strutturali nei settori coinvolti, al prezzo di abbandonarli davvero al mercato selvaggio nel momento in cui questo seleziona; è un po' come se tu garantissi un supplemento di 5 punti a ciascun esame universitario, garantendo un 22 a chi non avrebbe la sufficienza; ti servono laureati così ? forse, se pensi comunque di volerli sottomansionare, e farli sentire tutti hidalgos;
purtroppo, è molto diffusa l'illusione di un keynesismo da blog, semplificato a mo' di bacchetta magica;
l'intervento statale sui meccanismi economici dell'impresa - non la tassazione e le politiche proprie di equità, beninteso - ha un senso solo per sbloccare strozzature e avvitamenti eccezionali del mercato, che questo avrebbe difficoltà ad assorbire in tempi accettabili per l'esistenza della popolazione interessata; ed è efficace solo in contesti potenzialmente forti, in grado di avviare cicli potenti; l'esperienza storica ci dice questo;
quando lo strumento interventista è stato usato diversamente, come in Italia, Germania e satelliti tra le due guerre, oppure nei paesi del socialismo reale, si è sempre trattato di un anestetico del conflitto sociale usato da burocrazie e poteri autocratici per garantirsi il consenso;
non ci sono scorciatoie per creare benessere sociale; bisogna trovare un equilibrio esplicito di spesa e tasse, e questo comporta un prezzo in termini di consenso; puoi tassare le imprese, ma se non vuoi farle scappare o chiudere devi scontentare le burocrazie, gli interessi e le corporazioni che sono proliferate il quel modo "keynesiano";
se un pincopalla 30enne si attrezza per fare il consulente o altro e guadagnare 1000 euro al mese - sopravvivere in un'economia matura e al ribasso - non gli puoi chiedere 5mila e più euro anni tra contributi minimi e adempimenti fiscali, perché non stai facendo equità; stai solo blindando una politica di classe e corporativa perché non vuoi scontentare pensionati di lusso che hanno acquisito diritti drogati e corporazioni che lucrano su una fiscalità troppo complessa per essere gestita serenamente a costo zero, cosa che dovrebbe essere normale per tutti i livelli di attività autonome semplici, piccole società, ecc...
vuoi ridurre l'evasione ? fai dei gran culi a chi viene beccato; e per fare questo devi scorporare il sistema penale dei reati da colletti bianchi, con pene davvero dissuasive ma non vincolate funzionalmente a quelle dei reati contro la persona, perché è ovvio che se parti dalla strage, per corruzione o evasione difficilmente rischi più di tanto.
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Non mi sembra che abbiano concesso la settimana lavorativa a 28 ore, ma semplicemente previsto un partime, a salario ridotto, per certe situazioni ben specifiche e per periodi definiti, anche se relativamente lungni, tuttavia non dilatabili all'infinito.
Dove starebbe l'iniziativa strutturale rivoluzionaria io non lo vedo.
Poi in un contesto dove il salario medio e' superiore al nostro del 30% e il potere di acquisto comparabile, con una disoccupazione bassa, il che significa doppio stipendio in famiglia, dove quella riduzione di stipendio te la ripaghi con minori spese, non mi sembra motivato l'eco dato alla notizia.
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Citazione:
I sindacati avevano chiesto che chi sceglieva le 28 ore non subisse alcuna riduzione di paga, ma su questo gli imprenditori non hanno ceduto.
Il nodo fondamentale :D
Per resto karl riduce, aumento l'orario di kranz, sotto occupato, che lo rimpiazza.
Citazione:
i datori di lavoro potranno infatti impiegare chi è disponibile fino a 40 ore settimanali. In questo modo potranno incrementare la produzione in periodi di forte aumento della domanda.
Alla fine un risparmio per il datore di lavoro, una temporanea riduzione di personale, immediatamente compensabile, se necessario.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
meogatto
Il nodo fondamentale :D
Per resto karl riduce, aumento l'orario di kranz, sotto occupato, che lo rimpiazza.
Alla fine un risparmio per il datore di lavoro, una temporanea riduzione di personale, immediatamente compensabile, se necessario.
non è proprio così, dato che il lavoratore ad orario ridotto non viene meno in conto personale, e la riduzione del suo costo complessivo non è proporzionale alle ore in meno da retribuire;
ad ogni modo, si tratta di un compromesso di tipo politico reso possibile da circostanze particolari e favorevoli; laddove la regola è che i fattori di produzione vanno utilizzati nella misura più intensiva possibile, e la regola vale sempre di più al crescere delle qualifiche.
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Ma infatti facevano vedere catene di montaggio, non reparti di ricerca e sviluppo dove ogni risorsa fa storia a se.
E poi l'orario a kranz si aumenta nel caso serva, altrimenti resta come sta.
Anche qua, in ambienti adatti, ci si accomoda in una flessibilita' ampia, anche se non formalizzata dove il prodotto e' il risultato, come lo hai ottenuto e' secondario.
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Citazione:
non è proprio così, dato che il lavoratore ad orario ridotto non viene meno in conto personale, e la riduzione del suo costo complessivo non è proporzionale alle ore in meno da retribuire;
Certo, ma in sede di rinnovo di contratto c'e' un dare e avere da calcolare nel complesso, non per singola voce.
Se accetto un costo pagato in facilities su una voce, pago meno in denaro un'altra voce che poteva essere di piu', ma veniva in parte pagata con altro, magari preferito perche' esente da tasse.
Sul genere che un rinnovo di contratto, dove il budget era di svariate decine di milioni, tale margine lo si preferi' avere sotto forma di assistenza sanitaria integrativa, piuttosto che in un aumento consistente di stipendio.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
axeUgene
guarda, gli imprenditori non devono ragionare in termini di benessere collettivo, se non quando pagano coscienziosamente le tasse;
il loro lavoro è quello di studiare il modo di migliorare la produzione per avere maggior profitto, con le tasse e le regolamentazioni del lavoro ad agire da briglie che indirizzano quella propensione ambiziosa;
quindi Ford era un coglione quando pensava che doveva fare in modo che i suoi dipendenti avessero abbastanza soldi per comprare ciò che fabbricavano ?
Guarda, io sono ignorantissima in economia, ma sono convinta che senza la piccola e media borghesia, una società nel XXI secolo vada a farsi fottere.
Aumentando la tecnologia, è matematico che il lavoro cali. Quindi se non lo redistribuisci, l'unico risultato che ottieni è una marea di poveri, che non servono a nessuno, a nessuno.
Se fallisce tutto, falliscono anche i ricchi.
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Anche olivetti utilizzo' lo stesso principio che, tuttavia, non comprendeva il mondo, ma una ristretta cerchia che "innescava" il mercato che poi doveva pagare l'intera produzione.
Non lo vedrei diversa dall'investimento pubblicitario, che non genera il mercato, ma la moda elitaria che lo trascina.
Nel nostro caso abbiamo una iniziativa ristretta dove un surplus commerciale di 50 miliardi tendenti a 60 sta nelle casse delle aziende.
Un bottino, diciamo di un miliardo procapite, da ripartirsi fra capitale e lavoro, hanno deciso un equilibrio di spartizione degli utili in denaro e facilities configurato nel modo detto.
Ben diverso dalla settimana lavorativa standard a 28 come si e' cercato di presentarlo.
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Non si capisce nulla di quello che scrivi.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
quindi Ford era un coglione quando pensava che doveva fare in modo che i suoi dipendenti avessero abbastanza soldi per comprare ciò che fabbricavano ?
certo che no; è il principio base del capitalismo;
solo che quella era una società non ancora satura, e che ha potuto continuare ancora per diversi decenni grazie a circostanze eccezionali, non replicabili ovunque e con la tessa tempistica;
Citazione:
Guarda, io sono ignorantissima in economia, ma sono convinta che senza la piccola e media borghesia, una società nel XXI secolo vada a farsi fottere.
Aumentando la tecnologia, è matematico che il lavoro cali. Quindi se non lo redistribuisci, l'unico risultato che ottieni è una marea di poveri, che non servono a nessuno, a nessuno.
Se fallisce tutto, falliscono anche i ricchi.
questo è ovvio;
il punto è che le cose non funzionano perché qualcuno le dirige in un certo modo; oltre al fatto che la stessa prospettiva che paventi, e temuta dai luddisti, ha mostrato un pattern diverso in passato; cioè, si creano lavori nuovi, ai quali oggi non pensiamo; nuovi valori e servizi, che non immaginiamo;
si può andare solo a tentoni, perché le variabili sono troppe;
ma è improbabile che le soluzioni possano sovvertire l'impianto marginalistico su cui si fonda il capitalismo, almeno per le attività più remunerative e innovative, perché l'allocazione ottima delle risorse non è un principio egoistico, ma di mera efficienza; i correttivi sociali si attuano a posteriori, dopo aver creato ricchezza;
comunque, io non vedo un problema nella tecnologia; il futuro è sempre piuttosto diverso da quello che si immagina, perché intervengono fattori imprevisti e difficilmente controllabili, come le migrazioni e la demografia, le malattie, ecc...
io credo che prima dell'automazione estrema la domanda pressante sulla ricerca andrà verso l'energia pulita e la bonifica e desalinizzazione dell'acqua, da una parte; e nelle applicazioni sanitarie di prevenzione e cura dall'altro;
poi, la società si adegua; disponibilità di manodopera significa che l'eccedenza andrà ad alimentare nuove domande in quei campi incomprimibili, come l'istruzione, l'assistenza alle persone, i controlli sanitari capillari;
i nuovi ceti medi saranno quelli in grado di offrire un valore aggiunto meno fungibile di altri, esattamente come oggi, e ad una platea di consumatori indotta a scegliere tra un campionario di servizi cui ora non pensiamo; ci sarà la rincorsa a produzioni alimentari di eccellenza, alle scuole di eccellenza, magari torneranno i precettori privati, le piccole classi, ecc...
il mondo borghese consumerà in modo sempre più personalizzato prodotti sempre meno industriali e di pregio, creando una domanda e un ciclo emulativo.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
axeUgene
il punto è che le cose non funzionano perché qualcuno le dirige in un certo modo; oltre al fatto che la stessa prospettiva che paventi, e temuta dai luddisti, ha mostrato un pattern diverso in passato; cioè, si creano lavori nuovi, ai quali oggi non pensiamo; nuovi valori e servizi, che non immaginiamo;
si può andare solo a tentoni, perché le variabili sono troppe;
questo è un po' vero e un po' falso, a mio avviso.
Come per tutta l'esperienza umana, qualcosa si può cercare di prevedere, o prevenire, e qualcos'altro no.
In linea generale, sappiamo che la tecnologia aumenterà, salvo catastrofi, e quindi sappiamo che il lavoro calerà.
Ci saranno lavori nuovi, ma non ci sarà più lavoro, questo è certo.
In vista di questo, dovremmo pensare a una strategia praticabile, a delle scelte sensate, almeno della politica. Azioni che cerchino di prevenire problemi.
Questo dovrebbe fare la politica, indirizzando gli egoismi dei singoli, a mio avviso.
Non si riuscirà a prevedere tutto, ma qualcosa sì.
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Prevedere gli egoismi e' facile, convincerli a donare il proprio al primo che passa e' difficile.
E il prima io sta alla base della sopravvivenza.
Per altro il prima gli altri quando coincide col prima tu che poi vengo anch'io......quando cio' tutto e' facile da dirsi.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
questo è un po' vero e un po' falso, a mio avviso.
Come per tutta l'esperienza umana, qualcosa si può cercare di prevedere, o prevenire, e qualcos'altro no.
In linea generale, sappiamo che la tecnologia aumenterà, salvo catastrofi, e quindi sappiamo che il lavoro calerà.
Ci saranno lavori nuovi, ma non ci sarà più lavoro, questo è certo.
non è per niente scontato quello che affermi; non è scontato che la tecnologia procederà verso l'automazione estrema, soprattutto se la domanda è altra; e proprio per il ragionamento di Ford; oltre che per il fatto che una tecnologia di automazione ubiquitaria necessita innanzitutto di moltissima energia che sostituisca quella umana e sistemi di continuità molto sofisticati; una cosa che può avvenire in tempi che rendono ogni previsione azzardata;
nel frattempo, la domanda di beni e servizi cambia, e così le aspettative;
Citazione:
In vista di questo, dovremmo pensare a una strategia praticabile, a delle scelte sensate, almeno della politica. Azioni che cerchino di prevenire problemi.
Questo dovrebbe fare la politica, indirizzando gli egoismi dei singoli, a mio avviso.
Non si riuscirà a prevedere tutto, ma qualcosa sì.
ti risulta che ci sia qualcuno che in termini assoluti di qualità della vita stia peggio di un proprio omologo di 50 anni fa a causa della tecnologia ? certo, ci sono le vittime dell'inquinamento; ma prima molti veleni erano ignoti come tali;
lavoro, consumi e redditi si equilibrano da sé nella società; quello che può fare la politica è porre rimedio temporaneo a strozzature occasionali di sistema, blocchi, ecc... non governare la domanda e l'offerta di lavoro, perché queste riposano sui desideri e le pulsioni fondamentali delle persone; non ci è mai riuscito nessuno.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
axeUgene
non è per niente scontato quello che affermi; non è scontato che la tecnologia procederà verso l'automazione estrema, soprattutto se la domanda è altra;
ma la domanda (dell'umanità) continua ad essere avere di più con meno sforzo, quindi lo sforzo continuerà verso l'automazione.
Che poi si possa procedere all'infinito è meno scontato, semmai.
Citazione:
ti risulta che ci sia qualcuno che in termini assoluti di qualità della vita stia peggio di un proprio omologo di 50 anni fa a causa della tecnologia ? certo, ci sono le vittime dell'inquinamento; ma prima molti veleni erano ignoti come tali;
lavoro, consumi e redditi si equilibrano da sé nella società; quello che può fare la politica è porre rimedio temporaneo a strozzature occasionali di sistema, blocchi, ecc... non governare la domanda e l'offerta di lavoro, perché queste riposano sui desideri e le pulsioni fondamentali delle persone; non ci è mai riuscito nessuno.
Non credo nella mano invisibile, anche perché la realtà è lì da vedere. Sarà vero che nessuno può governare tutto l'insieme, ma certi miglioramenti non sono dovuta a una mitica autoregolazione del sistema, bensì agli sforzi di tante persone che hanno cercato di indirizzare le cose in un modo, anziché in un altro.
La somma degli egoismi puri è la guerra.
La pace, l'equilibrio, la mediazione tra gli egoismi, sono frutto di altro tipo di sforzi e di scelte.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
ma la domanda (dell'umanità) continua ad essere avere di più con meno sforzo, quindi lo sforzo continuerà verso l'automazione.
guarda che nel ciclo di un prodotto uno non vale uno; l'"umanità" aspetta, come per l'automobile, i viaggi, ecc...
se vuoi vedere dove vanno gli investimenti in ricerca ti tocca fare un'analisi un po' più articolata, che parte dai ceti trainanti; l'automazione è rilevante in settori maturi, dove i profitti sono intrinsecamente legati a quella, come Amazon o certe produzioni industriali, e su grande scala; renderla ubiquitaria per settori con una scala minore è un processo davvero lungo; un giorno avremo forse automi che renderanno possibile ad una famiglia coltivare un appezzamento di terreno bio sull'Appennino, raccogliere frutta e ortaggi, controllare la maturazione; ma i tempi per rendere affidabili ed economiche macchine e software di quel genere sono lunghi; e non per vincoli tecnici; si potrebbe fare anche ora; ma per ammortamento degli investimenti;
chi produce automazione, come qualsiasi prodotto innovativo, deve rientrare dell'investimento, perciò pianifica lo sfruttamento di qualsiasi innovazione in cicli dettati dal profitto; oggi sono pronte le prossime tre ondate di smartphone, ma a nessun produttore interessa competere per bruciarsi i tempi; piuttosto, fanno cartello;
posto che i ceti ricchi del mondo sviluppato domandano prioritariamente altro - salute per maggior tempo possibile - e i governi impieghi strategici, militari e di ottimizzazione delle risorse, soprattutto energetiche;
Citazione:
Non credo nella mano invisibile, anche perché la realtà è lì da vedere. Sarà vero che nessuno può governare tutto l'insieme, ma certi miglioramenti non sono dovuta a una mitica autoregolazione del sistema, bensì agli sforzi di tante persone che hanno cercato di indirizzare le cose in un modo, anziché in un altro.
La somma degli egoismi puri è la guerra.
La pace, l'equilibrio, la mediazione tra gli egoismi, sono frutto di altro tipo di sforzi e di scelte.
no, anche la pace è frutto di un calcolo egoista, esattamente come quello di Ford, altrimenti riformulato da Galbraith, consulente di Kennedy, che rivolto agli avversari repubblicani, disse: "bisogna fare in modo che i poveri non siano talmente poveri da minacciare il nostro benessere";
poi, quella che ho evocato non è solo la mano invisibile, ma sono proprio le pulsioni fondamentali degli individui al benessere e al miglioramento, e la percezione che una maggiore ricchezza complessiva non può essere un male; nessuna ideologia di vera decrescita, autarchia, chiusura, ha mai avuto successo per più di periodi limitati, e sempre dietro la promessa di un vantaggio particolare per un gruppo, nazione, etnia, ecc...
visto che sei laureata in fisica, prova ad avvalerti della tua conoscenza dei sistemi complessi e della sofisticatezza per immaginare dinamiche un po' più realistiche dei processi decisionali e di come emergono le scelte in un mondo di 7 miliardi di persone, in cui difficilmente si riesce a governare anche solo il piano socio-urbanistico di una periferia occidentale, perché la gente va dove vuole e caratterizza un luogo diversamente da come si era pensato.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
axeUgene
poi, quella che ho evocato non è solo la mano invisibile, ma sono proprio le pulsioni fondamentali degli individui al benessere e al miglioramento, e la percezione che una maggiore ricchezza complessiva non può essere un male; nessuna ideologia di vera decrescita, autarchia, chiusura, ha mai avuto successo per più di periodi limitati, e sempre dietro la promessa di un vantaggio particolare per un gruppo, nazione, etnia, ecc...
visto che sei laureata in fisica, prova ad avvalerti della tua conoscenza dei sistemi complessi e della sofisticatezza per immaginare dinamiche un po' più realistiche dei processi decisionali e di come emergono le scelte in un mondo di 7 miliardi di persone, in cui difficilmente si riesce a governare anche solo il piano socio-urbanistico di una periferia occidentale, perché la gente va dove vuole e caratterizza un luogo diversamente da come si era pensato.
qui si sconfina nella filosofia.. diciamo.
Sotto quello che dici c'è una certa ipotesi su quale sia "la natura umana".
Io credo che la natura umana non sia univoca. Cioè non sia solo egoismo (come ipotizzi tu, mi pare) oppure solo altruismo o solo qualcos'altro. Le circostanze, la cultura, gli orizzonti, i legami sociali ecc. modificano la "dose di egoismo".
Sulla complessità hai ragione, però, senza voler banalizzare troppo, si potrebbe (senza troppa fatica) lavorare per un mondo con meno jet personali e più treni, con meno aragoste e più pasta e sugo, insomma, meno estremi e più serenità. Sembrerebbe un mondo meno divertente, ma io invece credo che sarebbe più felice.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
qui si sconfina nella filosofia.. diciamo.
Sotto quello che dici c'è una certa ipotesi su quale sia "la natura umana".
Io credo che la natura umana non sia univoca. Cioè non sia solo egoismo (come ipotizzi tu, mi pare) oppure solo altruismo o solo qualcos'altro. Le circostanze, la cultura, gli orizzonti, i legami sociali ecc. modificano la "dose di egoismo".
ma il desiderio di benessere è una costante; anche un diverso modello di consumi può avere successo solo se è percepito direttamente come miglioramento della qualità della vita; che i modelli regressivi o di chiusura abbiano sempre fallito non è filosofia, ma un dato generale, con alcune eccezioni, rarissime e circostanziate, al punto si essere dei topoi; visto che sei anche laureata in antropologia, conoscerai certamente la storia dell'industria delle armi da fuoco giapponesi nel XVII° secolo, e della sua dismissione ad opera della casta samurai; ma è, appunto, un'eccezione;
Citazione:
Sulla complessità hai ragione, però, senza voler banalizzare troppo, si potrebbe (senza troppa fatica) lavorare per un mondo con meno jet personali e più treni, con meno aragoste e più pasta e sugo, insomma, meno estremi e più serenità. Sembrerebbe un mondo meno divertente, ma io invece credo che sarebbe più felice.
non credo si potrebbe; forse avverrà, ma non per una decisione pianificata;
forse hai l'età per ricordare come quando eri bambina si parlasse solo dello spazio, e che "nel 2000 ci saremo nutriti tutti con le pillole degli astronauti, perché più razionale" :asd; nel 2000, si vendeva a la crusca a peso d'oro nelle boutiques alimentari, e proliferavano riviste e guide alla ristorazione;
quanti erano in grado, anche tra gli esperti, di prevedere come la tecnologia avrebbe potuto consentire certi sviluppi nelle nano-applicazioni ? e le IT ? erano appannaggio dei militari; i computer servivano a fare i conti;
la redistribuzione delle ricchezze avviene, e in certe culture sociali per adesione maggioritaria sedimentata; ma il processo tipico dell'era capitalista è che i meno abbienti stiano in coda e beneficino delle produzioni mature quando ve ne sono altre che le sostituiscono nel ciclo del profitto;
io conosco tante persone capaci di limitare desideri di cose che si possono permettere, me incluso; ma limitare i desideri per ideologia ha sempre prodotto crimini, o rivolte;
dovresti pensare che come tu dici "meno aragoste e più pasta al sugo", un altro dice "meno donne lavoratrici e più figli"; per fortuna, l'insieme degli egoismi porta a considerare che è meglio avere un medico selezionato tra 100, che tra i 50 uomini, o i 50 bianchi;
ma, dico, l'avrai anche tu qualche vizio o passione, qualche ricordo esistenziale in cui hai realizzato che l'irrazionalità del tuo desiderio non può essere imbrigliata dalla razionalità di chi non lo prova, no ? un po' come mia nonna marchigiana, che mi vedeva impegnatissimo a giocare e diceva: "ma perché tanta foga nel pallone ? non potreste vincere a turno e stare tutti sereni ? :asd:
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Yele
qui si sconfina nella filosofia.. diciamo.
Sotto quello che dici c'è una certa ipotesi su quale sia "la natura umana".
Io credo che la natura umana non sia univoca. Cioè non sia solo egoismo (come ipotizzi tu, mi pare) oppure solo altruismo o solo qualcos'altro. Le circostanze, la cultura, gli orizzonti, i legami sociali ecc. modificano la "dose di egoismo".
Sulla complessità hai ragione, però, senza voler banalizzare troppo, si potrebbe (senza troppa fatica) lavorare per un mondo con meno jet personali e più treni, con meno aragoste e più pasta e sugo, insomma, meno estremi e più serenità. Sembrerebbe un mondo meno divertente, ma io invece credo che sarebbe più felice.
Più umano. Più a misura d'uomo: Il Lavoro è stato pensato per l'Uomo. Non l'Uomo per il Lavoro.
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Dagli albori della prima rivoluzione industriale, se veramente l'automazione e la tecnologia ci privassero del lavoro, oggi dovremmo essere già tutti alla fame nera, no?
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Citazione:
Originariamente Scritto da
conogelato
Più umano. Più a misura d'uomo: Il Lavoro è stato pensato per l'Uomo. Non l'Uomo per il Lavoro.
e che mi dici della condanna dell'uomo al duro lavoro, come la leggiamo nella bibbia?