*L’amore della vita, un inganno Le relazioni, una trappola*...di Santippe?
**L’amore della vita, un inganno.Le relazioni, una trappola**
Santippe? No. Citazione di filosofa sud-gariglianica. Non coperta da coprait, quindi, rubacchiata e usata.
L’amore della vita, quello che viene annunciato nei romanzi, nei film, nei racconti tramandati nelle cucine, nei "Club dell'uncinetto" e nei beguinages fiammingo-batavi, spesso si rivela un’illusione ben costruita. Un’idea, più che una persona fisica o un evento reale. Non perché manchi la sincerità, né perché siano tutti attori di una commedia del cuore. Ma perché il nostro desiderio, prima ancora, costruisce un’immagine idealizzata, una cattedrale gotico-barocca da far impallidire doxa, un'architettura sentimentale dove proiettiamo ciò che vorremmo fosse vero. L’amore della vita..."Il grande Ammore", insomma, è un inganno che parte da dentro.
Eppure c'é qualcosa di di più umano, e forse di più utile, che lasciarsi ingannare da una bella storia d’amore, buona e ben fatta ?
Non parliamo di cecità o di sottomissione emotiva, ma di quella sospensione del disincanto che permette alla realtà di tingersi per un po’ di colori più intensi...o più' pastello, a seconda dei gusti. In fondo, anche il teatro è un inganno. Ma ci emoziona perché, nel mentre, accettiamo di crederci. E così anche l’Ammore, nelle sue prime fasi, nelle sue promesse fragili, ci dà qualcosa che nessuna verità nuda saprebbe offrire: un sentire/rsi, una direzione, una possibilità di essere altro da ciò che siamo.
Poi, le relazioni. Spesso percepite come trappole. Non per colpa loro, ma per il modo in cui le usiamo: per riempire vuoti, per non avere come sola compagnia la solitudine, per confermare a noi stessi di valere qualcosa. In questa ottica, non sono realmente incontri, ma meccanismi. Gabbie con arredamento affettivo.
La trappola(non il trappolone, axe stia calmo :mmh?: ) scatta quando l’altro diventa uno specchio statico e non più un interlocutore dinamico. Quando chiediamo al legame di sostituirsi al movimento, alla crescita, alla scoperta. Eppure, anche qui, c’è spazio per una visione "diversa". Un'altra "chiave di lettura": e se alcune trappole fossero utili?
Ci catturano, sì. Ma proprio lì, nella difficoltà di convivere con un altro essere umano, può avvenire il salto: il confronto vero, il cambiamento, la messa in discussione delle proprie illusioni.
Non è la relazione in sé a intrappolare.
È il nostro bisogno di controllo che la trasforma in prigione.
Se invece accettiamo che l’altro non è nostro, che nulla garantisce la stabilità eterna e che ogni giorno si può scegliere di restare, la trappola si apre. Diventa percorso, non detenzione.
Tutto questo potrebbe sembrare amaro, se non aggiungessimo il tocco finale "ad alto tenore glucosico ":
l’Ammore, anche se finge, ci migliora comunque.
Come dire: anche se il vino era esecrabile, ci ha, comunque, fatto divenire rubizzo il naso o rosse le gote .(sottilissimo humour rabelaisiano, di secondo livello :mmh?: )
Anche se la dichiarazione era goffa, in ginocchio con l'orchidea, ci ha fatto sentire visti.
Anche se tutto finisce, siamo più vivi dopo averci creduto.
In fondo, siamo bipedi senzienti, che amano creare, narrare, ascoltare favole...dal giardino dell'Eden. E l’Ammore è la nostra favola preferita.
Non c’è inganno più necessario, né trappola più istruttiva.
Chi ama, rischia. E chi rischia, impara.
Perciò, che sia vero o no, che duri o crolli, che lasci ferite o fotografie: l’Ammore merita la sua parte nel copione della vita.
Basta non scambiarlo per verità assoluta. Meglio considerarlo come un buon sogno: uno di quelli che al risveglio non fanno male, ma ti lasciano il sospetto che, per un momento, hai vissuto meglio.
L’Ammore della mia vita era un titolo di giornale. Poi ho letto tutto l'articolo.
E non parlava di lui. Parlava di me che, finalmente, imparavo a scrivere senza dettatura.