Originariamente Scritto da
axeUgene
infatti, spesso la gente che mette su famiglia continua a ragionare da adolescente e a fare del male a se stessa e agli altri perché non è educata alla consapevolezza delle circostanze; poi si piange sulle famiglie che si sfasciano...
ecco, invece hanno bisogno dei divieti, che li inducono alla trasgressione, e di un po' di confusione in più su quello che avviene nel loro sviluppo; quelli diventano adulti, e li si nutre di favole senza spiegare loro come funziona la realtà;
eeeh'nnamo bbeeene, propio bbene
figurati se puoi arrestare quelle valanghe ormonali, già irrorate di mitologie di tutti i tipi;
però, se fossero educati a non doversi fare false promesse per estorcere attenzioni sessuali altrimenti censurate, forse avresti ragazzi un po' meno romantici, ma adulti molto meno distruttivi; magari vale la pena, quanto meno di rifletterci;
ceto, in questo caso hai ragione; il punto però è che quel
sentimento non è quel tripudio di oblatività che associamo alla parola "amore", ma lo stupore per l'evento ignoto di essere riconosciuti e accettati, gratificati nel momento dell'elaborazione della propria identità; può essere un momento di crescita, ma anche quello in cui si incistano dipendenze e insicurezze devastanti; io credo che una generale maggior rilassatezza ambientale di tutti, cioè meno vergogne, divieti, precetti, aspettative, produrrebbe adulti più equilibrati;
perché l'inganno, di fatto c'è e le circostanze in effetti sono sfavorevoli di loro; già, inevitabilmente, la stessa individuazione di un oggetto di amore è influenzata da un calcolo inconsapevole di
economia emotiva, per cui l'attrazione e le aspettative sono modulate sul rischio del rifiuto e dello stress competitivo; non so se ricordi bene tutte le cose che ti passavano per la testa in quei primi incontri, il genere di valutazioni che interferivano sull'apprezzamento di questo o quel ragazzo, a seconda delle sicurezze e insicurezze di entrambi, dei giudizi delle amiche, dei genitori, ecc...
non mi sembra una buona idea aggiungere un vincolo che comunica una scarsa
nobiltà del desiderio in quanto tale, e la necessità di camuffarlo da altro;
guarda, io quella frase l'ho sentita centinaia di volte prima che la scrivessi tu; è un luogo comune del pensiero di tanti, a partire dai genitori dei fidanzati, degli sposati tra gli amici, ecc...
ti posso solo dire che a 55 anni ho conosciuto centinaia di coppie/famiglie, e ho conoscenza un po' più dettagliata di almeno una 50ina; pochissime, serene e felici, quasi esclusivamente rapporti iniziati in età matura, di solito seconde famiglie;
il resto sono scoppiate, o manifestano
gravi segni di nevrosi, malattie, depressioni; coppie che a tavola ti dicono che non trombano da 11 anni, con lei - catechista
- che di fronte al marito e agli amici dice che metterebbe uno spadone in mezzo al letto; gente che passa da settimane di mutismo reciproco al litigio da oltre 20 anni; o che litiga e si fa i dispetti dallo stesso tempo, oppure che si ignora; due che si sono lasciati a 50 dopo un cancro ciascuno... quelli che stanno meglio, si cornificano allegramente; mi fermo perché riempirei la pagina;
e sono tutte coppie di brava gente, perbene ed istruita, con almeno due figli;
non me li sono andati a capare a qualche riunione di mostri, ma è tutta gente che conosco da 40 anni, tra compagni di liceo, e poi di università, oltre a colleghi di lavoro;
ora, secondo te, cosa dovrei pensare ? che il mondo è impazzito tutto insieme, o che c'è qualcosa di sbagliato nel modo in cui la gente viene educata a prendersi e a vivere la cosa ?