io non parlo di patriarcato perché sono abituato ad evitare termini che in un dato contesto sono facilmente fraintendibili, come la tua frase sopra illustra:
la riforma del 75 traduce in effetti la nozione costituzionale di uguaglianza, e fin qui non ci piove, in termini di istituti giuridici;
poi, però, 50 anni dopo devi constatare la prassi culturale che sopravvive, comprensibilmente sedimentata in millenni;
la realtà delle prassi è che in effetti la domanda diffusa nella critica al patriarcato non è l'abolizione di questo, ma la sua attenuazione, che è una cosa abbastanza diversa;
chi ha effettivamente abolito il patriarcato sono alcuni segmenti elitari nelle società occidentali, che si connotano in pratica con la totale libertà dal bisogno e avulsione dai limiti materiali dei contesti normali; miliardari, gente dello spettacolo, ecc... che per consistenza patrimoniale e trasgressività funzionale al ruolo sociale è stata in condizione di aggirare certi vincoli di ruolo in positum; più uno sparuto numero di freakettoni anni 70 che hanno dato vita a qualche comune reichiana, coppia aperta, sesso libero, figli di tutti, ecc...
abolire il patriarcato implicherebbe l'elaborazione in positum di ruoli di potere - nella società e nella coppia - del tutto diversi e codificati, ma di questo oggi non c'è alcuna traccia; e la conseguenza, infatti, è quella che Cono fraintende dagli "esperti", cioè:
hai una pletora di occidentali oramai da 3 generazioni che rigettano quel modello, ma in assenza di codificazione semplicemente sono incapaci o raramente capaci di costituire famiglie, e se lo fanno facilmente queste sono disfunzionali e vanno in crisi, tra declino di quei ruoli e irruzione del desiderio come componente autonoma e irrinunciabile dell'esistenza, oggi delle masse, come si diceva nei 70
come corollario di costume - senza pretese di scientificità , sia chiaro - se oggi tu raccogliessi le doléances femminili sul mondo maschile, quelle all'origine di questo 3D, vedresti che, pure nella generale rivendicazione di pari opportunità , attengono proprio alla scarsa propensione maschile attuale alle attitudini virili del vecchio modello patriarcale; non è che si lamentano che uno non sia come David Bowie, Jake Gyllehall o Jeff Koons;
qualche giorno fa su fb, ad un'amica femminista ho chiesto di indicarmi qualche modello maschile popolare di riferimento nella narrativa, cinema, ecc... che potesse rappresentare un modello non-patriarcale; sottolineo il popolare, cioè deve essere noto a tutti, come il Michael/De Niro per la mia generazione;
beh, la mia amica ancora non mi ha risposto, e sì che è una lettrice accanita;
io mi limito a ricordare che il campione dell'autocritica al maschilismo in una narrativa popolare sembra essere il 94enne Clint Eastwood coi suoi tanti personaggi ex-fascistoni sulla via del dubbio, se non proprio della redenzione;
poi, io posso anche dire: non ho figli, pazienza, li faranno altri; altri che però sono patriarcali, come i miei dolcissimi vicini egiziani o i miei amici edili romeni; quindi tra 20 o 30 anni avrai generazioni adulte con una cultura che è la solita, per quanto tu ne possa attenuare certi spigoli, se l'economia lo consente e lo promuove.