“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
non te la faccio lunga, ma io trovo un punto di contatto umano quasi con chiunque; non è un caso che abbia pure studiato da diplomatico
le persone hanno quasi sempre un motivo "buono" - nel senso di neutro - anche al fondo delle cose più criticabili; e non è nemmeno troppo difficile capirlo, se le fai parlare e ascolti;
tipico: tu apri la strada, e la piccolina vede l'urto e impara ad aggirareMah, io ad esempio non ho mai nascosto i miei tatuaggi, anche se so che lui li detesta. Anzi, più li critica e più mi diverto. Così come mi critica le minigonne. Mia sorella al contrario li ha sempre fatti di nascosto e senza dirgli nulla perché temeva il giudizio. Ci sono persone che hanno paura del giudizio altrui.
il lavoro sul corpo, piercing, tatuaggi, è caratteristicamente un investimento di identità sessuale, che ovviamente turba i genitori;
ho visto adulti progressisti che a 16 anni ne facevano felicemente di cotte e di crude - davvero pericolose o libertine - ragionare come vecchi arnesi di sagrestia, con tutto l'armamentario di cazzate di cartapesta a proposito delle figlie 16enni che chiedevano di appartarsi in camera col ragazzo; perché poi quello è...
non mi va, mi dà fastidio, lo facessero di nascosto, ma perché devo subire questa cosa ?
e io: ma come ? voi a 16 anni... e il padre de L. - avvocato - che vi diceva: che, annate a fa' ginnastica da camera ? m'ariccomanno, attenti...
che è successo nel frattempo ? che i due non sono più felici, ecco che è successo; quindi alle figlie in qualche modo arriva un sentimento non troppo lontano dall'invidia e un riflesso multiforme di quell'infelicità; e se sono personcine sensibili pure altro in termini di sensi di colpa.
c'� del lardo in Garfagnana
No no, un'altra. Peraltro, entrambe le volte, persone con cui ero amica. Perché io mi fido troppo delle persone. Ma almeno la seconda volta l'ho sgamato immediatamente. Anzi, in realtà la seconda volta non è che mi ha lasciata, quando ha confessato che ci avevo visto giusto io e che aveva una relazione con l'altra, gli ho detto tanti saluti. Scema una volta ok, due no.
Dopo il perdono della prima volta comunque è andata con tanti alti e bassi. Innanzitutto, io non riuscivo più a fidarmi (e a ragione, considerando che, come ho scoperto solo negli ultimi tempi, faceva il cretino con tutte). Ci sono stati periodi sereni, ovviamente, altrimenti non ci sarei stata così a lungo ancora, ma non sono mancate le crisi. Nel 2021 io ero lì lì per lasciarlo, quantomai non l'ho fatto. Sempre perchè ho voluto combattere. E ho sbagliato: a volte semplicemente bisogna lasciar perdere.
Io ho cercato di smussare gli angoli, ma mi sono anche ripresa i miei spazi, dopo la prima volta che mi ha lasciato. Con lui avevo rinunciato a molte cose, per passare più tempo insieme. Dopo la prima rottura, mi sono rimessa in gioco con il teatro, ed è stata la cosa migliore che abbia fatto per me.
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
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Io ho visto da vicino diverse situazioni così. Una nella mia famiglia d'origine, per esempio. Un'altra, mia sorella col primo fidanzato bugiardo patologico. Al contrario di quel che pensa Cono, le persone che provano a ricucire i rapporti sono tantissime, secondo me sono la maggioranza, non so da cosa ricavi la convinzione dell'usa e getta, forse dalle serie tv americane, boh...
E' la cosa più difficile del mondo, anche perchè chi perdona non è Gesù Cristo o un monaco zen, e nonostante la buona volontà di entrambi il clima cambia, cambiano i rapporti di potere, il tradito ha subito una ferita, anche narcisistica, e sviluppa dei meccanismi di rivalsa, di difesa, quando non diventa uno spacca maroni sempre arrabbiato (tipo mia madre ). Quindi, anche la pecorella smarrita, il figliuol prodigo, come castigo del suo peccato si troverà accanto non la stessa persona che aveva tradito, ma una persona completamente diversa. E magari non la riconosce. Questo secondo me favorisce le ricadute. Peccato che non sia ancora diffusa (o economicamente più accessibile) la terapia di coppia, anche se - boh - forse neanche quella serve.
Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
(George Bernard Shaw)
non so se riesco a spiegarmi, perché la questione è sottile e riguarda uno schema in effetti insidioso, surrettizio, perché combattere sembra sensato; ma sono curioso di sapere come ti figuri la questione:
se io ripenso alle mie crisi di coppia, la primissima sensazione che ho è quella di angoscia mia, oppure di infelicità palese dell'altra, insomma, generale malessere;
laddove il valore da perseguire dovrebbe essere il benessere alla presenza di quella persona, che stai rilassata, ridi tanto e spesso, commenti e ti racconti volentieri, ti risulta facile la pazienza e il sorriso; questo per me è l'oggetto dello stare in coppia;
se queste cose non ci sono più, è pure "normale" cercare la conservazione, per tanti motivi altri; ma quelli - un patto in sé - mi pare, siano diventati l'oggetto della coppia, buoni o cattivi che uno li voglia considerare; è "sano", perseguibile, questo ? pure volendo, che può produrre ?
nel tuo racconto il tradimento sembra essere stato dirimente, e lo capisco pure; ma davvero è così rilevante nel tutto ? poniamo non fosse avvenuto, e non si fosse posta una questione di fiducia - che poi, anche dei c.d. tradimenti si dovrebbe dire in modo un po' più approfondito - tutto il resto vale la conservazione ? è benessere ?
io non ho mai tradito sessualmente; ma se penso a come mi sentivo di fronte all'infelicità di una partner e all'inettitudine nell'affrontarla non è che mi senta tanto più leale o figo; e io sono uno piuttosto equilibrato, sia quanto a responsabilità, sia quanto a motivi di auto-indulgenza, se ci sono.
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ma certo che è così, fatti certi distinguo; la società vera rielabora certi comportamenti; ma la cultura di massa propone sempre degli instant che stanno alla realtà come le quattro squinzie di Sex & the City stanno alle quattro amiche dell'ufficio postale di Ronco Scrivia
la cosa arriva sul rotocalco del parrucchiere o nella marchetta tv dello psicologo col ciuffo, dove si confonde il costume sentimentale degli studenti fuori sede, quello dei divi di Hollywood e la realtà dell'igienista dentale di Nichelino.
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Io ho provato anche quella. Nel 2021, appunto, come ultima spiaggia prima di decidermi a lasciarlo. Solo che lui non l'ha voluta portare a termine, dicendomi che le cose andavano meglio, che aveva ricominciato a prendere i farmaci e stava meglio (si, perché lui ha anche parecchi problemi, tra depressione, attacchi di panico e credo pure qualche disturbo della personalità non ancora diagnosticato), ecc. Mi sono lasciata convincere, anche lì, stupidamente.
Come tu dici, in realtà la maggior parte della gente cerca di salvare fino alla fine. Il problema è che a volte semplicemente non si può. Io da quando sono tornata single sono letteralmente rinata.
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Ma non è tanto il tradimento in sè, quanto la mancanza di rispetto (fare il provolone con le mie amiche, fino ad arrivare a tradirmi con esse) che ne consegue, e anche l'incapacità di fidarsi di nuovo. Poi è ovvio che tutto degenera. Anche il piacere dello stare insieme. Per me in un rapporto quando viene meno la fiducia, viene meno tutto. Ovviamente non siamo tutti uguali, ma per me potermi fidare dell'altro e sentirmi da esso rispettata sono condizioni sine qua non.
Ovviamente il problema non è stato solo il tradimento in sè. Quello semmai è la conseguenza di un clima che non è più sereno. Lui aveva problemi importanti, che lo portavano a sbalzi di umore, periodi, anche lunghi, in cui non gli potevi parlare insieme perché rispondeva sempre male, aveva attacchi di rabbia, ecc. Probabilmente se si fosse curato a dovere le cose sarebbero potute andare diversamente. O forse no, chi può dirlo. Io ho fatto dello stargli vicino e dell'aiutarlo una missione, probabilmente, con il mio spirito da crocerossina che prende sempre il sopravvento, sacrificando me stessa.
Col senno di poi, mi rendo conto che mi aveva spento completamente, uccideva la mia vitalità, la mia allegria. Era come procedere con una zavorra. Cosa di cui non mi rendevo conto quando ci ero dentro, ovviamente. Ma appena dopo che ci siamo lasciati, tutti quelli che ci conoscevano me lo hanno fatto notare.
Il percorso di ritornare a concentrarmi su me stessa è stato lungo e doloroso (e per fortuna avevo la psicoterapeuta accanto), ma mi è servito ad acquisire consapevolezza, a rimettere me stessa al centro della mia vita.
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vabbè, è sempre così; io sono diventato un papà rompicoglioni e oppressivo con lei - 12 anni di meno - concentrata sull'analisi e su richieste di attenzione che ero poco capace di sostenere in quelle modalità di adolescente; ci siamo spenti entrambi, ma io non avevo l'analista
io quello che non capisco, perché si tratta degli altri, è se l'altro è stato visto in origine, continua ad essere visto, ma altre necessità ne rimuovono l'allontanamento, i problemi e la presenza di occuparsene e realizzare la situazione, oppure se opera più di frequente e in maggior misura un'identificazione di scopo, per cui quello è un provider a fronte di necessità, ma la cui espressione di bisogni è in grande misura dispensabile, almeno nella misura in cui non interferisce coi servizi;
capisci perché mi ero impuntato su quella cosa di elencare i caratteri di quella persona che lo fanno scegliere ? sono stati visti e poi rimossi, oppure proprio ignorati da subito come irrilevanti, perché tanto già bastava e quando quel tanto si è interrotto quella persona è evaporata, non riscuote più alcun sentimento, se non l'ostilità per aver interrotto il patto di servizio ?
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Mah, in realtà i meccanismi che si instaurano in situazioni di questo tipo sono molteplici e non si può ridurre tutto a un discorso di rimozioni o meno. Parti dal presupposto che se scegli una persona è perché in quel momento risponde a determinati tuoi bisogni. Poi, nel tempo, i bisogni cambiano, le persone cambiano. E determinati ruoli probabilmente ti vanno stretti. Ma soprattutto il costo che devi pagare ad un certo punto diventa troppo alto.
Una delle domande che la psicologa mi ha fatto più spesso è stata "Quale è stato il costo di questo?". Perché alla fine tutto si rifà ad un bilancio di costi/benefici. Finché questo è positivo, vai avanti. Quando i costi diventano troppo alti rispetto ai benefici, ovviamente le cose non possono più andare bene.
Sono meccanismi che accadono spesso proprio per la differenza di maturazione delle due componenti, perché le esigenze di entrambi cambiano e non è detto che continuino ad incontrarsi. Le cose funzionano finché c'è il punto di incontro. Quando questo viene meno, tutto costa molta più fatica.
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va bene, su questo sono d'accordo;
ma non risponde alla questione dell'aver identificato il partner o meno; i bisogni te li soddisfa anche un'automobile, se è quello che ti serve; ma in quel caso vedi e valuti; io ho posto la questione 10 pagine fa, ma senza risposte da nessuno, e avevo fatto il paragone con l'amico; di quello dici, è buono, leale, spiritoso, ma ha un carattere di merda e mi sta antipatica la sua donna;
lo stesso diventa difficilissimo con l'ex-partner; perché ? eppure, non dovrebbe;
tu mi dici che l'80% delle relazioni finisce in modo traumatico - cioè, ci si lascia male, con importanti recriminazioni sul comportamento dell'altro - che è una cosa che dovrebbe far riflettere parecchio; se ci aggiungi che durante il rapporto non sembra essersi fissata un'immagine di pregio del partner, che dovrebbe restare, io qualche domanda su come si avviano le relazioni me la porrei;
poi, si può giungere tranquillamente alla conclusione che Love is a losing game, un gioco a perdere, e va bene; io sono curioso
Ultima modifica di axeUgene; 11-10-2024 alle 17:43
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Ma tu ragioni partendo dal presupposto sbagliato, ossia che le cose restino inalterate nel tempo. Invece non è così. Nel momento stesso in cui cambi, cambiano le tue esigenze, ecc, ecc, se dall'altra parte non vi è una pari evoluzione è chiaro che poi le cose vanno a ramengo. Non ci si capisce più, non si parla più la stessa lingua, non si riesce più a comunicare. Poi si stratificano le incomprensioni, e quindi anche le cose potenzialmente belle dell'altro, o che ti erano piaciute, diventano meno importanti di quelle che invece non ti piacciono. Poi ogni storia è a sè, non si può neppure fare un discorso troppo generale.
Calo nel dettaglio della mia? Benissimo. Io mi sono innamorata di lui perchè mi faceva ridere, perché era una persona con cui riuscivo a comunicare bene e facilmente, perché aveva mille attenzioni per me, perché avevamo lunghi scambi. Ma all'inizio i suoi problemi psicologici e psichici non si sono presentati, quelli sono comparsi solo anni dopo. Ma all'inizio non mi hanno disturbato, anzi, mi hanno fatto venire voglia di stargli vicino, di aiutarlo, con il mio bello spirito da crocerossina del caxxo.
Poi ha iniziato a fare il cretino con le altre, a mancarmi di rispetto, e tante altre cose che non sto ad elencare. Sono usciti tutti i suoi problemi. E nel tempo tutto questo mi ha portato solo del peso. Per cui delle cose che mi erano piaciute di lui cosa è rimasto? Tutto è stato soffocato. Quindi è ovvio che poi quando la cosa finisce, dopo un vissuto che per parecchio tempo è stato un peso, non puoi vedere il bello di quello che c'è stato, ma ti sovviene soprattutto la parte finale. E quindi potrei mai consigliare a qualcuno una persona con mille problemi psichici, che ogni tre per due sgerla, che magari devi farla ricoverare in psichiatria ogni tanto? Potrei mai consigliare chi sta con te ma si guarda costantemente attorno? Certo, all'inizio no, finché dura la fase dell'innamoramento. Poi però partono le infatuazioni, per persone o per cose, che fanno parte anche loro della sua patologia. Quindi no, per quanto sia in fondo una bella persona, e come amico potrei consigliarlo, come partner mai e poi mai.
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
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Dark, dalla descrizione che hai fatto io non ho capito nulla della personalità di questo, a parte che ad un certo punto si è messa a fare il cretino con le altre, e nemmeno troppo di nascosto; forse voleva farsi scoprire;
se io ti descrivo R, ti parlo di una persona buona e molto generosa, affidabilissima e leale; archeologa, molto religiosa, aveva sviluppato una notevole capacità di comprensione di mie irresolutezze su cui cercava di spronarmi, e un forte attaccamento; figlia di divorziati, si sentiva in colpa di questo, schiacciata tra un padre simpatico e gaudente e una madre lamentosa e rimasta sola; un classico mio potevo fungere da detonatore di felicità, ma lei subiva un ricatto morale inconsapevole da sua madre, per cui quella felicità che si poteva permettere in effetti era una moderata infelicità;
col che, boicottava inconsapevolmente la relazione per generare tensioni che non la facessero sentire in colpa; in sostanza, mi stava chiedendo di essere un poco di buono per poter star bene, ma senza farsi carico del suo desiderio; quindi il corto circuito tra una valorizzazione, e il suo contrario; era gelosissima e si diceva sicura che l'avrei abbandonata; se fossi rimasto con lei, avrebbe pilotato l'equilibrio in modo da sentirsi moderatamente mal-maritata e accontentata, mentre io avevo la necessità di essere un motore di felicità;
comunque, una bellissima persona a cui sono grato per tante cose;
insomma, la descrizione di una personalità e di un tema di relazione dovrebbe un po' seguire una traccia di questo tipo, prima di tutto nella testa di chi ha vissuto la storia, no ?
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Spero che arriviate a risolvere tutte le possibili combinazioni di coppia e fornirci una legenda delle possibili soluzioni, comprese note sui varii tipi di comportamento OPPURE diventiate voi una coppia da poter "studiare"
un po' di possibile, sennò soffoco.
G. Deleuze