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Discussione: Desiderium

  1. #1
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    Desiderium

    Ave Cono, eroico legionario di Maria e fedele servitore del Signore, stamane prima di argomentare sul desiderio e dintorni voglio parlarti di un’opera teatrale di William Shakespeare, titolata: “Troilo e Cressida”. E’ una tragedia, con elementi di commedia, ambientata durante la guerra di Troia; ha due intrecci distinti.

    In uno c'è la storia d'amore dei troiani Troilo e Cressida, figlia di Calcante, l’indovino che prevedendo la sconfitta, è passato dalla parte degli Achei.
    Il principe Troilo giura alla donna il suo eterno amore, ma la loro relazione viene interrotta da un accordo tra Greci e Troiani, che prevede fra l'altro la consegna di Cressida ai Greci in cambio di un prigioniero di guerra troiano.
    Troilo, disperato, va nell'accampamento greco per rivedere Cressida, ma la sorprende in intimità con Diomede e si convince che lei è come una prostituta, non degna del suo amore.

    L’altro intreccio coinvolge Nestore e Ulisse che tentano l’orgoglioso Achille a tornare a combattere.

    La tragedia si conclude con la morte dell’eroe troiano Ettore e la fine del legame sentimentale tra Troilo e Cressida.

    Nel primo atto, scena terza del testo teatrale, Ulisse dice ad Agamennone: “La violenza si erige in diritto, il giusto e l’ingiusto perdono i loro nomi, e tutto avrà nome potere e il potere volontà, la volontà passione, e il desiderio, lupo insaziabile, assecondato dal potere e dalla volontà, farà dell’universo la sua preda, per poi, alla fine, divorare sé stesso”.

    Invece nell’atto quinto, scena seconda, il greco Tersite, deforme e scurrile, una sorta di grillo (s)parlante, dice: “Lussuria, lussuria, sempre guerra e lussuria: non c’è nient’altro che rimanga di moda”.

    A questo punto caro Cono tu speri che io devii verso la religione cristiana e ti parli della lussuria, uno dei sette vizi capitali che t’induce spesso al peccato e alle continue confessioni, invece preferisco argomentare sul desiderio.

    Di per sé nella sua etimologia il “desiderio” rimanda al latino desiderium, parola composta dal prefisso “de-“ + “sidus” (= stella): significa “cessare di contemplare le stelle a scopo augurale”, nel senso di trarne gli auspici”.

    Ma argomentare sul desiderio e dintorni in questa sezione si può ? Lasciò alle moderatrici l’incombenza.

    Il desiderio inteso come pulsione di natura emozionale motiva l’individuo alla ricerca di quanto possa soddisfare un suo bisogno fisico o spirituale.

    Nell’ambito della fisiologia il desiderio sessuale può essere incluso tra le motivazioni volte a ricondurre l'organismo a uno stato di benessere; nella prospettiva psicologica, esso è attivato da stimoli che rinviano all'immaginario, alla ricerca del soggetto od oggetto atto a soddisfarlo.

    La pulsione desiderante è finalizzata alla esplorazione e realizzazione di tutte le possibili varianti.
    Ultima modifica di doxa; 23-10-2024 alle 17:20

  2. #2
    Quando il desiderio torna sulla terra, abbandonando il mondo dei sogni per passare all'azione, cambia nome e diventa "motivazione"? Tutto si sintetizza: la motivazione é la soddisfazione di un bisogno. Ed ogni termine, in senso lato.
    E su questa tema si sono sbizzarriti un sacco di pensatori. Quello che mi é caro é Maslow. Sarà perché sono affascinato dalla storia dell'Egitto (dai "faraoni neri" a Cleopatra)
    Ovviamente, dicusso e contestato da infinite altre correnti di pensiero. Ciononostante, per me, la "Piramide" di Maslow é uno strumento utile per cercare di comprendere qualcosa nell'agire umano. Ripeto: ho detto "uno", non "lo". Ed anche "cercare di comprendere qualcosa", non "di comprender tutto".
    Ed i "Bisogni" sono priorizzati graficamente in una "Piramide"

    bisogni-e-comunicazione-la-piramide-di-maslow.jpg

    con le priorità crescenti dalla base verso il vertice
    Ne esistono infinite varianti e versioni, naturalmente.
    Molto espressiva é anche la "versione inversa"

    piramide_di_maslow-scaled.jpg

    E' abbastanza intuitiva: le motivazioni nascono dalla necessita di soddisfare i bisogni, nell'ordine di priorità.
    ..l'importanza premia sull'urgenza...
    o dovrebbe farlo.
    vassapé

  3. #3
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    Grazie Carlino per il tuo interessante post. Continua, così mi dai l'opportunità di proseguire, per dire che... la bramosia di potere, la cupidigia del possesso, la libidine scatenata dalla sessualità, l’avidità insaziabile è come un lupo affamato, lo dice Shakespeare nella sua opera teatrale “Troilo e Cressida”, citata nel precedente post.

    La comparazione con il lupo, dalla tradizione popolare considerato emblema dell’aggressività, mi fa pensare ad alcune curiose derivazioni, in particolare quelle sessuali, come “allupato” e “lupanare”, oppure: “Homo homini lupus” (= l’uomo è lupo per l’altro uomo): questo pessimistico detto è nell’Asinaria (= La commedia degli asini, II, IV, verso 495), scritta nel 211 a. C. circa dal commediografo Plauto. Narra di un giovane innamorato di una fanciulla. Il loro amore è contrastato da un antagonista ma con l’aiuto di due astuti servitori riuscirà a continuare la relazione con la donna.

    Il suddetto proverbio allude all’egoismo umano, assunto dal filosofo inglese Thomas Hobbes nel suo ”De cive” (= Il cittadino) per dire che in natura gli uomini, sopraffatti dall’egoismo, si combattono l’un l’altro per sopravvivere, in particolare durante la guerra: “Bellum omnium contra omnes” (= la guerra di tutti contro tutti), vanamente temperato dall’auspicato “Homo homini deus” (= l’uomo è Dio per l’altro uomo), secondo il filosofo Baruch Spinoza nel suo libro titolato “Ethica ordine geometrico demonstrata”. E’ un testo di difficile lettura ma importante per la formazione dei giovani. L’etica spinoziana argomenta sulle passioni umane e di come l’uomo possa educare sé stesso a riconoscere l’egoismo e l’altruismo.

    Torno al tema: “Badi bene lo predicatore a scansare lo demonio desiderio sessuale, asservendosi al giogo del pensiero impuro”. Questa frase riflette in fratel Cono la sua lotta per essere morigerato.

    Il desiderio è soggettivo, difficile da definire e da misurare. L'intensità e la frequenza con cui il desiderio si manifesta sembrano rispondere a caratteristiche differenti tra uomo e donna, causate anche variabili socioculturali: storicamente, l'uomo è stato incoraggiato a esternare il proprio desiderio, la donna, al contrario, a reprimerne con pudore l'espressione.

    Questa diversità educativa e comportamentale è ormai attenuata nelle donne con l’uso dagli anti-concezionali, ma non scomparsa nelle società occidentali.

    Sigmund Freud usò il termine libido come sinonimo di desiderio sessuale per indicare l'espressione dinamica della pulsione sessuale nella vita psichica, vale a dire una sorta di energia mentale che alimenta la pulsione sessuale.

    C.G. Jung definì la libido l'energia psichica presente in tutto ciò che è desiderato.

    Il desiderio sessuale è come uno stato mentale insoddisfatto, di variabile intensità, creato da stimoli esterni (attraverso i sensi) o interni (fantasia, memoria, associazioni psichiche), che induce la sensazione del bisogno, da soddisfare con l'attività sessuale.
    Ultima modifica di doxa; 23-10-2024 alle 22:23

  4. #4
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    filosofo Baruch Spinoza nel suo libro titolato “Ethica ordine geometrico demonstrata”. E’ un testo di difficile lettura ma importante per la formazione dei giovani.
    Giovani ultramotivati...Per me é stato uno dei testi più ostici. A pari merito con gli insiemi che non contengono se stessi di Russel o Godel o Hegel...
    Evidentemente, i rabbini che lo hanno scomunicato avevano provato a leggerlo
    ...e li comprendo

  5. #5
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    Grazie Carlino per il tuo interessante post. Continua, così mi dai l'opportunità di proseguire, per dire che... la bramosia di potere, la cupidigia del possesso, la libidine scatenata dalla sessualità, l’avidità insaziabile è come un lupo affamato, lo dice Shakespeare nella sua opera teatrale “Troilo e Cressida”, citata nel precedente post.

    La comparazione con il lupo, dalla tradizione popolare considerato emblema dell’aggressività, mi fa pensare ad alcune curiose derivazioni, in particolare quelle sessuali, come “allupato” e “lupanare”, oppure: “Homo homini lupus” (= l’uomo è lupo per l’altro uomo): questo pessimistico detto è nell’Asinaria (= La commedia degli asini, II, IV, verso 495), scritta nel 211 a. C. circa dal commediografo Plauto. Narra di un giovane innamorato di una fanciulla. Il loro amore è contrastato da un antagonista ma con l’aiuto di due astuti servitori riuscirà a continuare la relazione con la donna.

    Il suddetto proverbio allude all’egoismo umano, assunto dal filosofo inglese Thomas Hobbes nel suo ”De cive” (= Il cittadino) per dire che in natura gli uomini, sopraffatti dall’egoismo, si combattono l’un l’altro per sopravvivere, in particolare durante la guerra: “Bellum omnium contra omnes” (= la guerra di tutti contro tutti), vanamente temperato dall’auspicato “Homo homini deus” (= l’uomo è Dio per l’altro uomo), secondo il filosofo Baruch Spinoza nel suo libro titolato “Ethica ordine geometrico demonstrata”. E’ un testo di difficile lettura ma importante per la formazione dei giovani. L’etica spinoziana argomenta sulle passioni umane e di come l’uomo possa educare sé stesso a riconoscere l’egoismo e l’altruismo.

    Torno al tema: “Badi bene lo predicatore a scansare lo demonio desiderio sessuale, asservendosi al giogo del pensiero impuro”. Questa frase riflette in fratel Cono la sua lotta per essere morigerato.

    Il desiderio è soggettivo, difficile da definire e da misurare. L'intensità e la frequenza con cui il desiderio si manifesta sembrano rispondere a caratteristiche differenti tra uomo e donna, causate anche variabili socioculturali: storicamente, l'uomo è stato incoraggiato a esternare il proprio desiderio, la donna, al contrario, a reprimerne con pudore l'espressione.

    Questa diversità educativa e comportamentale è ormai attenuata nelle donne con l’uso dagli anti-concezionali, ma non scomparsa nelle società occidentali.

    Sigmund Freud usò il termine libido come sinonimo di desiderio sessuale per indicare l'espressione dinamica della pulsione sessuale nella vita psichica, vale a dire una sorta di energia mentale che alimenta la pulsione sessuale.

    C.G. Jung definì la libido l'energia psichica presente in tutto ciò che è desiderato.

    Il desiderio sessuale è come uno stato mentale insoddisfatto, di variabile intensità, creato da stimoli esterni (attraverso i sensi) o interni (fantasia, memoria, associazioni psichiche), che induce la sensazione del bisogno, da soddisfare con l'attività sessuale.
    Il desiderio sessuale è buono, deriva dalla tensione alla vita: diventa un demone quando non riusciamo a controllarlo e disciplinarlo....
    amate i vostri nemici

  6. #6
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    Buongiorno Cono, dal tuo conciso commento deduco che l'argomento è urticante, come ho ipotizzato, perciò non meritevole di vari post. Sul tema ho degli appunti virtuali da sistemare, se vi va li condivido con voi per accogliere le vostre opinioni.




    “C'è chi i tuoi desideri li intuisce, chi li suscita poi se ne va, e chi li esaudisce”.

    E’ variabile il desiderio sessuale e il suo mantenimento nel tempo, dipende da come gli individui hanno vissuto le esperienze sessuali pregresse, cioè fatte in passato. Se valutate gratificanti, la persona coinvolta è disponibile a ripetere gli stessi comportamenti per riprovare un piacere simile.

    Al contrario, se le esperienze passate sono valutate negativamente, psicologicamente si può giungere fino all’inibizione del desiderio sessuale.

    Il piacere è la “moneta di scambio” che il nostro cervello utilizza per incentivarci a compiere azioni soddisfacenti.

    Ricercatori dell’università americana Johns Hopkins, con sede a Baltimora, nel Maryland (Usa) descrivono il processo psicologico della ricompensa come un’esperienza collegata agli stimoli sensoriali esterni (visivi, olfattivi, auditivi, ecc.) oppure interni: le emozioni, i sentimenti, i pensieri. Il comportamento che ci ha suscitato il piacere induce a ripetere una situazione simile.

    Se possibile, dopo la fase del desiderio si passa all’azione per realizzare l’immaginario. L’iniziativa viene ricompensata con la sensazione di piacere durante o dopo lo “svolgimento”.

    E’ notorio che il piacere è determinante per lo sviluppo e l’incremento del desiderio ma il suo ricordo può condizionare la dimensione relazionale tramite la comunicazione verbale e corporea dell’espressione amorosa.

    Come si sa il comportamento sessuale inizia nella mente tramite le emozioni, i pensieri, le esperienze, i vari tipi di ormoni, che hanno un ruolo fondamentale. Infatti nella vita di ogni individuo o nel rapporto di coppia ci sono continue fluttuazioni del desiderio sessuale correlate a fattori ambientali, i cambiamenti relazionali e ormonali, così dicono gli esperti, ma queste cose già le sapete.

  7. #7
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Il desiderio sessuale è buono, deriva dalla tensione alla vita


    Chevvordì?

    ma queste cose già le sapete.
    Cono no o nega

    L'ipotalamo è deputato a far partire eccitazione/desiderio sessuale ricevuti gli stimoli.
    Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple

  8. #8
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    Vega per ringraziarti del tuo intervento ti dedico questo post. Spero sia di tuo gradimento

    Lo scrittore e filosofo epicureo di epoca romana Tito Lucrezio Caro (98 a. C. circa – 55 a. C. circa) nel poema didascalico titolato “De rerum natura” (La natura delle cose), suddiviso in 6 libri, espone le sue teorie sulla natura, sul ruolo dell’individuo nell’universo e sulla religione: "Spesso proprio la religione ha dato vita ad azioni delittuose ed empie". Egli nega il finalismo provvidenziale di origine divina: la natura è "matrigna", non ha per fine il benessere dell'individuo, l’uomo è abbandonato a sé stesso. La natura ha per fondamento originario il caso e i suoi risultati rappresentano la cieca necessità naturale.

    Nel libro V Lucrezio dice di non credere che la natura sia stata creata per ispirazione divina né che sia strutturata secondo un progetto volto al bene e alla felicità dell’uomo.
    "Nessun oggetto nasce mai, per origine divina, dal nulla"; "nulla può essere creato dal nulla"; "nulla ritorna nel nulla".

    Lucrezio dice che l’individuo non deve temere né la morte né l’Inferno. Deve usare la ragione per raggiungere la “voluptas”, ossia il piacere.

    Nel IV libro espone la sua teoria sull’amore che crede basato sui sensi e sviluppa la sua concezione della passione amorosa: “la più grande e la più tragica tra le illusioni dei sensi”. I “mutua gaudia” che eros elargisce sono lo strumento col quale la natura coinvolge uomini e donne nella frode del desiderio e ve li tiene avvinti".

    Proviamo a seguire l’argomentazione di Lucrezio nell’intento di spiegare didascalicamente la fisiologia del desiderio erotico (vv.1037-1057) che mira al possesso di un corpo ma ha origine dalla mente: “idque petit corpus, mens unde est saucia amore” ( verso n. 1048). Corpus / mens: in questa opposizione sta la chiave che spiega perché il desiderio è di per sé insaziabile e in questo consiste la fraus (frode) della natura.

    Lucrezio definisce la libido (v.1046) la “cupido muta” (1057) perché l’intensità del desiderio è inesprimibile con le parole.

    Coerentemente con il suo intento didascalico, Lucrezio mette in guardia il lettore contro i pericoli della passione, gli consiglia di “fugitare simulacra e absterrere pabula amoris”, di separare il desiderio sessuale dall’amore e teorizzando che il piacere sessuale è più puro senza amore: “Nec Veneris fructu caret is qui vitat amorem, sed potius quae sunt sine poena commoda sumit” (vv. 1073-74).

    Lucrezio, mettendo al centro della sua analisi l’uomo, indaga il meccanismo psicologico del desiderio calandosi all’interno della mens che desidera, esprimendo la dannazione del desiderio sempre frustrato, l’angoscia della gelosia, il rimorso per lo spreco di energie e di vita, l’impazienza dell’amante che di fronte all’oggetto del proprio desiderio vorrebbe possederlo tutto insieme nello stesso istante e non sa da dove cominciare.

    “Haec Venus est nobis; hinc autemst nomen amoris, hinc illaec primum Veneris dulcedinis in cor 1060 stillavit gutta et successit frigida cura. Nam si abest quod ames, praesto simulacra tamen sunt illius et nomen dulce obversatur ad auris”. (vv. 1058-1062)
    (= “Presagisce infatti il piacere un muto desiderio. Questa è Venere in noi; da qui poi è il nome di amore, da qui per la prima volta stillò nel cuore quella goccia della dolcezza d’amore e gelido affanno seguì. Infatti pur se è lontano quel tu ami, vicino tuttavia ti stanno i suoi simulacri ed il dolce nome nelle orecchie ti risuona”.)

    Secondo Lucrezio chi evita l’amore non è privo di piacere, può invece godere la voluptas.

    “Nec Veneris fructu caret is qui vitat amorem, sed potius quae sunt sine poena commoda sumit. 1075 Nam certe purast sanis magis inde voluptas quam miseris. Etenim potiundi tempore in ipso fluctuat incertis erroribus ardor amantum nec constat quid primum oculis manibusque fruantur”.( vv. 1073- 1078)

    (= “E non è privo del frutto di Venere chi evita l’amore, ma ne coglie piuttosto vantaggi che sono senza pena. Qui infatti è più puro il piacere per i sani che per gli infelici, perché nel momento stesso del possesso oscilla in un incerto vagare l’ardore degli amanti e non è chiaro di che cosa per prima godano con gli occhi e le mani”.)

    Diversamente, l’uomo non può che essere infelice, tormentato da stati d’animo in cui si alternano momenti contrastanti di irrequietezza, furore, violenza, tenerezza e illusione, ed ossessionato dal miraggio di quel corpus, con l’illusione di un appagamento che non trova, provando invece un piacere che è solo temporanea interruzione di una frenesia destinata a riproporsi con intensità maggiore. Si concepisce infatti l’assurda speranza che proprio il corpo, da cui proviene l’ardore della passione, possa diventare il mezzo per spegnerla: considerazione e comportamento destinati ad accrescere la sofferenza. Si genera di conseguenza l’insaziabilità che, a differenza del desiderio di cibo e bevanda, non può essere appagata dagli inconsistenti “simulacra” di un bel viso, e genera una condizione di continua sofferenza.

    parafrasando er sor Luigi Pirandello: "Così è (se vi pare) ”
    Ultima modifica di doxa; 24-10-2024 alle 14:52

  9. #9
    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio
    ...omissis...
    Lo scrittore e filosofo epicureo di epoca romana Tito Lucrezio Caro (98 a. C. circa – 55 a. C. circa) nel poema didascalico titolato “De rerum natura” (La natura delle cose),....


  10. #10
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Vega per ringraziarti del tuo intervento ti dedico questo post. Spero sia di tuo gradimento

    Lo scrittore e filosofo epicureo di epoca romana Tito Lucrezio Caro (98 a. C. circa – 55 a. C. circa) nel poema didascalico titolato “De rerum natura” (La natura delle cose), suddiviso in 6 libri, espone le sue teorie sulla natura, sul ruolo dell’individuo nell’universo e sulla religione: "Spesso proprio la religione ha dato vita ad azioni delittuose ed empie". Egli nega il finalismo provvidenziale di origine divina: la natura è "matrigna", non ha per fine il benessere dell'individuo, l’uomo è abbandonato a sé stesso. La natura ha per fondamento originario il caso e i suoi risultati rappresentano la cieca necessità naturale.

    Nel libro V Lucrezio dice di non credere che la natura sia stata creata per ispirazione divina né che sia strutturata secondo un progetto volto al bene e alla felicità dell’uomo.
    "Nessun oggetto nasce mai, per origine divina, dal nulla"; "nulla può essere creato dal nulla"; "nulla ritorna nel nulla".

    Lucrezio dice che l’individuo non deve temere né la morte né l’Inferno. Deve usare la ragione per raggiungere la “voluptas”, ossia il piacere.

    Nel IV libro espone la sua teoria sull’amore che crede basato sui sensi e sviluppa la sua concezione della passione amorosa: “la più grande e la più tragica tra le illusioni dei sensi”. I “mutua gaudia” che eros elargisce sono lo strumento col quale la natura coinvolge uomini e donne nella frode del desiderio e ve li tiene avvinti".

    Proviamo a seguire l’argomentazione di Lucrezio nell’intento di spiegare didascalicamente la fisiologia del desiderio erotico (vv.1037-1057) che mira al possesso di un corpo ma ha origine dalla mente: “idque petit corpus, mens unde est saucia amore” ( verso n. 1048). Corpus / mens: in questa opposizione sta la chiave che spiega perché il desiderio è di per sé insaziabile e in questo consiste la fraus (frode) della natura.

    Lucrezio definisce la libido (v.1046) la “cupido muta” (1057) perché l’intensità del desiderio è inesprimibile con le parole.

    Coerentemente con il suo intento didascalico, Lucrezio mette in guardia il lettore contro i pericoli della passione, gli consiglia di “fugitare simulacra e absterrere pabula amoris”, di separare il desiderio sessuale dall’amore e teorizzando che il piacere sessuale è più puro senza amore: “Nec Veneris fructu caret is qui vitat amorem, sed potius quae sunt sine poena commoda sumit” (vv. 1073-74).

    Lucrezio, mettendo al centro della sua analisi l’uomo, indaga il meccanismo psicologico del desiderio calandosi all’interno della mens che desidera, esprimendo la dannazione del desiderio sempre frustrato, l’angoscia della gelosia, il rimorso per lo spreco di energie e di vita, l’impazienza dell’amante che di fronte all’oggetto del proprio desiderio vorrebbe possederlo tutto insieme nello stesso istante e non sa da dove cominciare.

    “Haec Venus est nobis; hinc autemst nomen amoris, hinc illaec primum Veneris dulcedinis in cor 1060 stillavit gutta et successit frigida cura. Nam si abest quod ames, praesto simulacra tamen sunt illius et nomen dulce obversatur ad auris”. (vv. 1058-1062)
    (= “Presagisce infatti il piacere un muto desiderio. Questa è Venere in noi; da qui poi è il nome di amore, da qui per la prima volta stillò nel cuore quella goccia della dolcezza d’amore e gelido affanno seguì. Infatti pur se è lontano quel tu ami, vicino tuttavia ti stanno i suoi simulacri ed il dolce nome nelle orecchie ti risuona”.)

    Secondo Lucrezio chi evita l’amore non è privo di piacere, può invece godere la voluptas.

    “Nec Veneris fructu caret is qui vitat amorem, sed potius quae sunt sine poena commoda sumit. 1075 Nam certe purast sanis magis inde voluptas quam miseris. Etenim potiundi tempore in ipso fluctuat incertis erroribus ardor amantum nec constat quid primum oculis manibusque fruantur”.( vv. 1073- 1078)

    (= “E non è privo del frutto di Venere chi evita l’amore, ma ne coglie piuttosto vantaggi che sono senza pena. Qui infatti è più puro il piacere per i sani che per gli infelici, perché nel momento stesso del possesso oscilla in un incerto vagare l’ardore degli amanti e non è chiaro di che cosa per prima godano con gli occhi e le mani”.)

    Diversamente, l’uomo non può che essere infelice, tormentato da stati d’animo in cui si alternano momenti contrastanti di irrequietezza, furore, violenza, tenerezza e illusione, ed ossessionato dal miraggio di quel corpus, con l’illusione di un appagamento che non trova, provando invece un piacere che è solo temporanea interruzione di una frenesia destinata a riproporsi con intensità maggiore. Si concepisce infatti l’assurda speranza che proprio il corpo, da cui proviene l’ardore della passione, possa diventare il mezzo per spegnerla: considerazione e comportamento destinati ad accrescere la sofferenza. Si genera di conseguenza l’insaziabilità che, a differenza del desiderio di cibo e bevanda, non può essere appagata dagli inconsistenti “simulacra” di un bel viso, e genera una condizione di continua sofferenza.

    parafrasando er sor Luigi Pirandello: "Così è (se vi pare) ”
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  11. #11
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    Buongiorno Cono, dal tuo conciso commento deduco che l'argomento è urticante, come ho ipotizzato, perciò non meritevole di vari post. Sul tema ho degli appunti virtuali da sistemare, se vi va li condivido con voi per accogliere le vostre opinioni.




    “C'è chi i tuoi desideri li intuisce, chi li suscita poi se ne va, e chi li esaudisce”.

    E’ variabile il desiderio sessuale e il suo mantenimento nel tempo, dipende da come gli individui hanno vissuto le esperienze sessuali pregresse, cioè fatte in passato. Se valutate gratificanti, la persona coinvolta è disponibile a ripetere gli stessi comportamenti per riprovare un piacere simile.

    Al contrario, se le esperienze passate sono valutate negativamente, psicologicamente si può giungere fino all’inibizione del desiderio sessuale.

    Il piacere è la “moneta di scambio” che il nostro cervello utilizza per incentivarci a compiere azioni soddisfacenti.

    Ricercatori dell’università americana Johns Hopkins, con sede a Baltimora, nel Maryland (Usa) descrivono il processo psicologico della ricompensa come un’esperienza collegata agli stimoli sensoriali esterni (visivi, olfattivi, auditivi, ecc.) oppure interni: le emozioni, i sentimenti, i pensieri. Il comportamento che ci ha suscitato il piacere induce a ripetere una situazione simile.

    Se possibile, dopo la fase del desiderio si passa all’azione per realizzare l’immaginario. L’iniziativa viene ricompensata con la sensazione di piacere durante o dopo lo “svolgimento”.

    E’ notorio che il piacere è determinante per lo sviluppo e l’incremento del desiderio ma il suo ricordo può condizionare la dimensione relazionale tramite la comunicazione verbale e corporea dell’espressione amorosa.

    Come si sa il comportamento sessuale inizia nella mente tramite le emozioni, i pensieri, le esperienze, i vari tipi di ormoni, che hanno un ruolo fondamentale. Infatti nella vita di ogni individuo o nel rapporto di coppia ci sono continue fluttuazioni del desiderio sessuale correlate a fattori ambientali, i cambiamenti relazionali e ormonali, così dicono gli esperti, ma queste cose già le sapete.
    Non fa mai male, ripeterle: a differenza dei nostri amici animali, la sessualità umana non segue tempi, ritmi e stagioni. L'uomo e la donna sono sempre disponibili perché essa (la sessualità) è anche e soprattutto dialogo, comunicazione, sensibilità, tenerezza....
    Si è delusi dal sesso, quando è solo tecnico, meccanico, senza parole e senza amore.
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  12. #12
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  13. #13
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    Cono ha scritto

    Si è delusi dal sesso, quando è solo tecnico, meccanico, senza parole e senza amore.
    Argomentare sul desiderio sessuale e dintorni può essere noioso, perché siamo adulti e sappiamo cos’è. Ma dimmi, quando insegni la dottrina cristiana agli adolescenti consigli sempre la castità, l’astinenza sessuale, o la continenza… “se ci riescono” ?

    La castità può essere temporanea per vari motivi, per esempio il calo del desiderio o la solitudine.

    L’astinenza sessuale, anche prolungata, può dipendere da vari motivi: separazioni per viaggi, lavoro, malattia, disagi nel rapporto di coppia, stanchezza fisica o psicologica.

    Se nella coppia si stratificano nel tempo disagi inespressi, consegue l’ostilità, il rifiuto del rapporto sessuale. Nel “talamo” c’è solo la resa dei conti, tutto è accaduto prima. Quei ripetuti no nel letto significano negatività del vivere insieme.

    Ci sono pure situazioni di reciproco desiderio sessuale da soddisfare subito , senza i naturali preliminari e indipendentemente dallo scambio affettivo relazionale. Ma sono relazioni a breve – medio termine senza possibili coinvolgimenti sentimentali ?

    Si può cominciare con il sesso e poi arrivare all’innamoramento ?

    La sessualità permette di instaurare complicità e fiducia tra due persone, oppure distruggere un rapporto di coppia.

    Se i rapporti sessuali sono insoddisfacenti la delusione fa riflettere e decidere se continuare il rapporto di coppia.

    Cono ma è vero che molte donne si sentono eroticamente attratte da persone con le quali poi non stanno bene insieme perché tra i due non scatta il feeling necessario ? Se l'attrazione svanisce a risentirne è soprattutto la sessualità", spiegano gli esperti.

    La sessualità è complessa, va “coltivata” come una piantina di fiori.

    Desiderio sessuale e innamoramento. Si può provare attrazione fisica per una persona senza giungere al reciproco innamoramento.

    Nel passato il maschio si sentiva in "diritto" di “prendersi” il piacere sessuale, a prescindere dal coinvolgimento affettivo o amoroso verso la femmina, invece per la donna la pulsione sessuale e il soddisfacimento della pulsione venivano vissuti in modo integrato, o subordinato all’affettività, all’amore verso il partner.

    Nel nostro tempo il comportamento femminile è cambiato. Anche le donne possono essere coinvolte dalle tentazioni sessuali fuori dai confini della relazione d’amore.

    Ciao Cono, sono consapevole di aver scritto delle ovvietà, ma almeno ho sintetizzato alcuni mei appunti virtuali.
    Ultima modifica di doxa; 28-10-2024 alle 18:55

  14. #14
    Opinionista
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    Consenso sessuale significa aderire e partecipare al coitus.

    Tacere o non dire “no” non significa dare il proprio consenso.

    L’assenza di opposizione non significa consenso. Il consenso deve essere esplicito.



    Cono ha scritto

    la sessualità umana non segue tempi, ritmi e stagioni. L'uomo e la donna sono sempre disponibili perché essa (la sessualità) è anche e soprattutto dialogo, comunicazione, sensibilità, tenerezza....
    Vega ha risposto
    Perché abbiamo l'estro nascosto e l'ovulazione tutti i mesi. Non fa mai male ripeterlo.

    La nota sessuologa e psicoterapeuta Roberta Giommi in un suo articolo titolato: “Saper dire di no al coito in modo da non “ferire” il/la partner è importante per la sessualità di coppia".

    “E’ importante avere la capacità di esprimere un rifiuto al rapporto sessuale senza indurre il “silenzio del corpo”, la mancanza di scambi di intimità, l’ostilità di coppia.

    La riduzione nella coppia dell’attività sessuale riguarda le convivenze, i matrimoni, le famiglie con figli piccoli.

    Il rapporto sessuale sembra diventato un dovere, qualcosa che si aggiunge alla stanchezza della giornata. E’ necessario confrontare i desideri di entrambi: mi piace il massaggio, le carezze, i baci, il petting, il coito, mi piace dare piacere, ricevere piacere.

    Se si arriva alla fase in cui il proprio corpo dice sempre no, prima di preoccuparci della relazione si deve pensare cosa ha chiuso la porta del piacere. Cosa ha fatto eliminare il sesso dalla propria vita.

    Bisogna imparare a contrastare il silenzio delle sensazioni e delle emozioni.

    L’attività sessuale dà benessere, alienarla vuol dire perdere il beneficio.

    Se istintivamente si ha il bisogno di dire di no, è necessario gestire il rifiuto come un problema da affrontare in coppia, identificando le cause: la tensione muscolare, i disagi organici, le ore sbagliate, i luoghi preferiti, l’oggettività delle cause, come la porta aperta ai bambini, il fare tardi la sera per guardare la televisione.

    Se si deve dire no lo si deve dire come una perdita comune: “mi dispiace avere spento questa parte di me, forse mi è successo qualcosa, sono consapevole che sto passando un periodo difficile, mi sento spenta/o, preferisco di pomeriggio", ecc..

    Prima di dare la colpa bisogna chiedersi cosa si è dimenticato di fare per suscitare il desiderio sessuale, cosa dovrei capire per non perdere il piacere corporeo”.
    Ultima modifica di doxa; 28-10-2024 alle 16:32

  15. #15
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    È un dono immenso la sessualità: immenso!!! Va maneggiato con cura, handle with care, dicono gli inglesi. Non è possibile ridurlo come oggi a semplice merce di scambio. Addirittura come dici te metterlo come incipit di un rapporto amoroso (vediamo come andiamo a letto e poi semmai ci innamoriamo...). L'unione intima è il suggello....il completamento dell' unione spirituale. Scartarla e consumarla subito, seduta stante, ne svilisce e ne mortifica la funzione. Abbiamo capovolto tutto amico Doxa. Coi risultati che vediamo sotto i nostri occhi: giovani depressi, adolescenti in crisi di identità, studi degli psicoterapeuti dell'età evolutiva pieni zeppi di pazienti che ancora non hanno raggiunto i diciott'anni.
    amate i vostri nemici

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