
Originariamente Scritto da
axeUgene
ho già risposto nei
pensierini
le identità sono tanto più fragili quanto più si è liberi; la religione ha offerto per millenni un quadro di riferimento simbolico in cui orientarsi; con la Modernità e la successiva secolarizzazione, il nazionalismo è diventato la nuova religione civile; una cosa che può essere democratica, nel senso di spirito da comunicare a tutti, di necessità, come per la religione;
d'altro canto, l'essere umano libero deve potersi identificare, e il mercato risponde a questa esigenza che naturalmente si riversa sui consumi e sul tempo libero, che diventano uno "stile", il riflesso di come ci si immagina e si vorrebbe essere riconosciuti e identificati;
si usano testimonial tra personaggi in grado di evocare certi modelli , come in tutti i sistemi di comunicazione, c'è sempre una rincorsa sempre più veloce, perché è basata sul raffronto; prima è stato l'abbigliamento e ciò che era visibile socialmente; quando la massa ha assimilato quello come codice, per rimanere frustrata - attorno ai 90 - l'offerta/terreno si è spostata sul corpo, dove il fanatismo in genere era prerogativa dei ceti "bassi";
ora è tutto molto frammentato e caotico, anche perché le opportunità di mobilità sociale si sono molto ridotte; perciò, l'immaginario di auto-promozione è depresso;
ci sono anche varie "spiritualità alternative", para-religiose o laiche, l'animalismo, il veganesimo, ecc...
tutti "prodotti", se non altro, in senso culturale, sebbene smuovano comunque tanti soldi; qualche ritorno di fiamma di miti identitari, la Nazione, la superiorità nei confronti dell'immigrato, ecc... il tradizionalismo religioso nell'Islam è il "prodotto" identitario più evidente; ma in effetti da 50 anni, quando è tramontato il sogno antagonista della Russia sovietica, altro prodotto bufala;
ma anche cultura & arte sono prodotti; in effetti, la letteratura con l'avvento del cinema nel Novecento ha esaurito la sua funzione di creazione di identità popolari; Hugo avrebbe girato un film dei Miserabili, e non credo siano molte le persone che possano indicare un libro scritto dopo il 1950 che ha cambiato loro l'immaginario, se non in una prospettiva strettamente privata;
chi scrive oggi, si cimenta in un "genere", quello della pagina scritta, destinata a produrre quell'emozione privata, non a parlare di Grandi temi pubblici;
in effetti, nel sistema come è ora, non vedo più la tendenza a indurre consumi, che oramai sono già strutturati e segmentati; c'è una battaglia all'interno di questi segmenti; il tutto si è talmente raffinato, in simbiosi col pubblico dei consumatori, che discrezione e sobrietà sono diventati un plus da evidenziare, che fa
classe. e consente pure strategie di promozione per l'offerta di segmenti "poveri", spacciandoli per chic e anticonformisti; insomma, per il laureato dipendente dello stato e sotto-pagato
