Citazione Originariamente Scritto da sandor Visualizza Messaggio
allora: dire che la realtà in definitiva è un postulato non implica negarle validità come punto d'appoggio per effettuare valutazioni di qualunque tipo. il caso dell'assicuratore anziché smentire, conferma quanto ti vado dicendo. cioè che al pari della fallibilità del dato statistico c'è la fallibilità della valutazione, sempre umana e quindi a sua volta fallibile, di quel dato. insomma la statistica non è una scienza esatta, sia per il metodo e sia per l'oggetto cioè la realtà, che per l'appunto ho definito postulato. insomma un doppio postulato. di metodo e di merito.
appunto, il limite epistemologico del tuo ragionamento è che applica per default criteri inadeguati, perché non funzionali; la statistica non sbaglia, ma tu hai questa impressione, perché applichi ad un tiro di mortaio il criterio di valutazione del tiro di un cecchino; se io devo buttare giù una casa e alla prima correzione faccio "forcella" discostandomi di 10 o 12 m. dal centro è un risultato molto efficiente ed "esatto", perché il criterio di valutazione è quello di una relativa precisione per una deflagrazione che spiana tutto nel raggio di 25 mt X la rapidità di esecuzione; ma se io devo colpire col fucile un cecchino ad una finestra l'efficienza mi chiede una precisione di pochi cm.; se lo devo neutralizzare in copertura per alcuni secondi, mi basta concentrare una raffica in un mq. dipende tutto dalla finalità che ti proponi;
quanto alle farmaceutiche ti dicevo dei vaccini. la domanda che ti pongo è: quanto conviene a una farmaceutica debellare il virus della malaria in africa? quanto potrebbe guadagnare da un somministrazione di massa del vaccino? poco, a causa della scarsità della domanda. e allora per ridurre i costi magari brevetta un vaccino che è in definitiva inefficace ma che costa niente. ovviamente prendendo accordi con le altre case farmaceutiche affinché non distribuiscano a loro volta un vaccino, più efficace. e ciò per non perdere il "mercato".
e io ti rispondo che per valutare questo devi osservare tutto il sistema secondo il dato di realtà; se parti dall'assunto di un cartello dell'inefficienza in grado di occultare tutto, non è escluso al 100% che sbagli, ma è estremamente improbabile, perché stai arbitrariamente escludendo - anche in buona fede, ma per un pregiudizio tecnicamente sbagliato - tante forze che operano in senso contrario; il premio per la competizione, la vastità del numero di competitori e la loro natura; per esempio, i copycats del farmaco indiani, con una platea di 1.3 miliardi di pazienti, se ne strabattono le palle di eventuali strategie delle farmaceutiche e partono dalla clonazione pirata dei principi attivi per sviluppare in competizione;

quella che descrivi io la definirei "cultura del niente". c'è davvero gente che non sa più come schiaffeggiare la miseria...ciò ovviamente non depone a favore del tuo ragionamento. se tanto mi dà tanto oggi non è più il mondo dell'arte a dire se un'opera vale ma quanto si è disposti a spendere per una "stravaganza"...
che è lo stesso, per molte altre cose: chiunque spende solo se c'è un'opinione generale che quella cosa valga, e fondata perlomeno su motivi logici; l'opinione ormai conta persino per il sale e l'acqua minerale; tutto è pubblicizzato come "migliore di altro" e nessuno acquista per il mero valore d'uso; se un'opera d'arte mostra tratti che spiegano concettualmente il suo valore, si presta; che è cosa diversa dal piacere immediato che può suscitare, il quale a sua volta è facilmente condizionabile dalla consapevolezza;

questa poi...ma in definitiva mi rendo conto che se non ne fai esperienza, del trascendente, non riesci ad avere "fiducia" in esso...io modestamente ho avuto le inerenti esperienze e ci credo. ma capisco il tuo non credere.
scusa eh, ma "trascendente" vuol dire esattamente ciò di cui non è possibile fare esperienza; infatti, alla frase successiva ribalti il concetto, più vicino all'efficienza:

la frase "credere è sapere" vuol dire che se non posso dimostrare la "realtà" del Reale allora quello che percepisco con i sensi non è la vera realtà. è ciò che io "credo" attraverso i sensi che la realtà sia. l'impasse logica è evidente. per superarla non posso fare altro che attribuire valore veritativo a ciò che percepisco coi sensi...
tu disponi di sensi, ma di quelli di una pluralità, e di strumenti; come sopra, è irrilevante la questione di una "verità" assoluta, che nessuna scienza persegue come tale; quello che conta è la funzionalità dello strumento interpretativo; il farmaco cura ? se sì, le premesse osservate sono verificate; ha effetti collaterali eliminabili con un diverso dosaggio ? l'efficienza è ancora maggiore, ecc...
poi, puoi anche pensare per tuoi motivi che soffrire ti fortifica, oppure pensare che quando possibile è meglio non intossicare il fegato; a me è successo spesso di evitare anti-infiammatori perché nel complesso, tra entità del dolore, aspettativa di efficacia e pigrizia rispetto alla fila di anziani in farmacia, potevo resistere; ma questo non mi autorizza a pontificare sull'opportunità di quel principio attivo.