a me sembrano un po' tutte questioni di lana caprina;
cioè, posto che una religione - come qualsiasi altra morale altrimenti motivata - ha il compito di fornire un quadro di riferimento ai desideri delle persone - del tipo: se vuoi essere ricco datti da fare, ma non rubare; se vuoi divertirti col sesso fallo così, ma non cosà, e solo con adulti, insomma, cose di questo tipo - un predicatore religioso, più o meno proselitista, dovrebbe rappresentare se stesso e il suo modo di vivere come qualcosa di molto appetibile, che risolve davvero in serenità;
non è facilissimo, perché sono cose che chiunque percepisce in modo metalinguistico, tra le righe;
fammi un po' capire che dice questo... ah, io dovrei diventare come lui/lei, provare quei sentimenti, essere in quel modo ?
se la risposta è "sì", c'è qualche chance;
ma se uno risponde sto bene così, oppure, non sto tanto bene, ma quello sta messo peggio, allora il predicatore/elucubratore sta soltanto facendo un esercizio di esibizione, che al più serve per affermare: io esisto, sono così, guardatemi ! così, se mi guardate, esisterò e potrò avere qualche conferma dal vostro sguardo e consolarmi, avere il conforto di rappresentare qualcosa; anche se poi di quello che scrivo non vi importa un fico secco.
niente di male, per carità;
solo che se le esposizioni sono troppo azzardate, sgangherate, il risultato rischia di amplificare quell'insicurezza alla base del desiderio di essere riconosciuti come portatori di qualcosa di saggio, notevole.






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