Non ho capito il punto, comunque gli attentati sono molto meno casuali di quel che sembra. Sono preparati e programmati come (anche se con una complessità minore) un'azione militare usa.

In questo senso non vedo differenza tra un raid nella città X dell'Iraq, che colpisce civili e militari indiscriminatamente, e una bomba nella metro di Londra.
"i militari usa in iraq volevano colpire solo guerriglieri, mentre i terroristi vogliono uccidere la gente"?

E' una difesa piuttosto irrisoria.

Anche perchè quando il "nemico" agisce per colpire i nostri militari, sono "codardi" tanto quanto, per noi. Non me ne abbia a male solomon se passa, ma per "loro" la "nostra" presenza non è considerata "di pace", per quanto corretto sia stato il comportamento delle truppe.

Il problema è anche il valore della vita di un occidentale rispetto a quella di un cittadino di paese mediorientale "non amico".
Gli attentatori dell'11 settembre erano dell'arabia saudita (uno egiziano), ma l'arabia saudita è un paese ricco e amico, non gli vai a rompere il cazzo, e quando i terroristi uccidono in arabia, c'è costernazione.
La morte di civili in afghanistan è considerata la normalità, la quotidianità. E' normale che si dia un peso emotivo diverso alla vita di un simile rispetto a quella di una persona distante per vari aspetti.
Ma non ci si dovrebbe marciare sopra.

Per i cittadini afghani, per i cittadini iraqeni, il terrore di morire da un momento all'altro è molto più vero, il loro "vantaggio" è che al massimo devono decidere se è una bomba guerrigliera o una bomba americana.
Chiamatelo terrorismo involontario, se preferite.