Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
Bravo! Proprio questa sua struttura agilissima ed essenziale ha permesso alla Chiesa il massimo di penetrazione anche in contesti culturali, sociali ed etnici assai diversi, a partire dalla consapevolezza espressa da san Paolo nella lettera ai Galati (III, 26-29). «Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Gesù Cristo, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più né Giudeo né Greco, né schiavo né libero, né uomo né donna, perché voi tutti siete un essere solo in Cristo Gesù».

La Chiesa si rivela come una vita di popolo che sa integrare tutti. Le differenze che esistono non sono criteri determinanti, bensì semplici condizioni della vita. Ciò che invece definisce la persona è l'incontro con Cristo, che la coinvolge nel rapporto con Dio rendendola veramente «uomo». Mentre nell'età moderna le grandi ideologie al potere hanno sempre tentato di eliminare artificiosamente e violentemente le differenze (il nostro stesso Stato unitario è nato tentando di cancellare le differenze culturali), per la Chiesa le differenze non negano l'unità in nome di Cristo, la quale anzi, essendo qualcosa di assoluto, si esprime maggiormente proprio attraverso di esse.
Attenzione. Tuttavia Paolo si mostra ambivalente riguardo alle implicazioni pratiche dell'uguaglianza umana. Parlando dell'attività pubblica delle donne nelle chiese sostiene, a partire dalla sua concezione tradizionale ebraica di un Dio monistico e maschile, una gerarchia, una subordinazione sociale divinamente stabilita: come Dio ha autorità su Cristo, dichiara citando la Genesi, così l'uomo ha autorità sulla donna:
...l'uomo....è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. ( e infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo: né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo.)
Pur riconoscendo le donne uguali " in Cristo", e permettendo loro una gamma di attività più ampia di quella concessa dalle congregazioni ebraiche tradizionali, non poteva indursi a patrocinare la loro uguaglianza in termini sociali e politici. Questa ambiguità apriva le strade alle affermazioni di I Corinzi 14, 34-35, sia che a sciverle sia stato Paolo sia che le abbia inserite qualcun altro: "...le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare, stiano invece sottomesse...è sconveniente per una donna parlare in assemblea".
Questi atteggiamenti contraddittori verso le donne sono il riflesso di un'epoca di transizione sociale, e della varietà di influenze culturali che agivano sulle chiese sparse in tutto il mondo conosciuto.