beh, no; non può essere così, perché allora la parola "credente" non distinguerebbe nessuno, non avrebbe senso;
un tratto comune nel dio di questi credenti ci deve essere, e anche l'atto del credere deve pure significare qualcosa di inequivocabile, distinto da semplice "voler credere", "ritenere di credere", "ritenere che gli altri ci considerino credenti, perciò considerarsi tali" o, ancora più comune, "credere in qualcosa..."
ad ogni modo, questa tua considerazione non attiene a quello che ho scritto, perché riguarda sempre il trascendente; mentre io mi riferivo al fatto che al di là di quello, l'essere umano istruito, anche credente, di fronte all'inverosimiglianza storica al massimo fa finta di non vedere o capire, ma certamente non si espone nel sostenere cose inverosimili sul piano scientifico o storico, pur di avvalorare un credo;
questo lo puoi dire solo perché, appunto, hai deciso di ignorare le conseguenze logiche di quel "credo personale" che immagini possa andare a sostituirsi e surrogare quello teologicamente organizzato;In realtà ci si nasconde dietro la religione ufficiale per poi pensare ed agire in base alla propria testa, ed io dico per fortuna ed in piena libertà intellettuale. E' proprio nel confronto del proprio intimo , cioè nel credo personale...
se esponi in positum il tuo credo "personale" si vede subito che non regge, oppure che non è affatto personale e invece ricade in una teologia consolidata; prova a fare l'esperimento e spiegare in cosa credi e te lo dimostro in 5 minuti;
non è che tanta gente che voleva credere in una creazione intelligente si sia spremuta le meningi così per passatempo, eh... è una necessità inderogabile, se non si vuole mentire a se stessi.