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Le parole non mi servono a niente visto che di Gesù ho un sentimento particolare, un sentimento che si compone e si parla da solo; tutt'al più posso parlare di questo sentimento che mi controbilancia in tutto, mi da conforto quando sono giù, mi abbassa quando mi alzo troppo, mi fa sperare in qualcosa di meglio ma nello stesso tempo mi fa accontentare se non apprezzare ciò che è e ciò che non è, ciò che ho e ciò che non ho, insomma mi fa sperare contro ogni speranza e nello stesso tempo mi quieta. Quindi da quanto detto si può capire che anche se mi informo o mi acculturo nulla cambia in ciò che provo. Ho letto decine di libri su Gesù ma il sunto è sempre lo stesso: tale e quale, prima, adesso e forse anche domani. Ragionando potrei dire che è proprio questa incerta sicurezza che mi fa camminare accanto a lui come un bambino che ha bisogno del padre.
Che teorie vuoi che ti esponga, mi basta quello che ho: nessuna teoria o teologia; tutto può essere come non essere, a me va bene così, e non è rassegnazione come può essere di fronte alla morte, ma è accettazione di chi esiste e poteva non esistere.
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